Giovedì 9 giugno 2022 – Su disposizione della Procura della Repubblica di Potenza, le Sezioni della Polizia Stradale di Potenza, Bergamo e Brescia hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e reale, emessa dal G.I.P. del locale Tribunale, su richiesta di questo Ufficio, nei confronti di Gerardo Dibisceglia, domiciliato in Bergamo, e di un cittadino pakistano, Shaban Muhammad, quest’ultimo già titolare di un esercizio di telefonia mobile sedente in Brescia.
Entrambi sono indagati, in concorso tra loro, per sostituzione di persona, truffa aggravata dalla circostanza della minorata difesa e per indebito utilizzo di strumenti di pagamento elettronici, commesse con modalità particolarmente insidiose.
Nei confronti del Dibisceglia è stata eseguita la misura cautelare della custodia in carcere mentre allo Shaban è stata notificata la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Contestualmente, a carico di tutti gli indagati, è stato eseguito il provvedimento di sequestro preventivo, diretto e per equivalente, avente ad oggetto disponibilità finanziarie per l’importo corrispondente al profitto diretto del reato.
Il provvedimento cautelare è stato emesso all’esito di una serie di attività d’indagine coordinate da questo Ufficio e condotte dalle Sezioni Polizia Stradale di Potenza e quelle di Bergamo e Brescia, che hanno materialmente eseguito l’ordinanza cautelare, nel corso delle quali è stata ricostruita la truffa subita e denunciata da un cittadino di Muro Lucano, vittima della cosiddetta truffa dello sportello Bancomat.
Secondo quanto accertato a livello di gravità indiziaria nel corso delle investigazioni la tecnica – innovativa ed insidiosa – utilizzata dagli indagati, consisteva nel creare artatamente un equivoco sulle modalità del passaggio del denaro dal conto corrente alla carta di pagamento ricaricabile.
In particolare, le investigazioni hanno evidenziato come gli indagati, dopo avere mostrato interesse all’acquisto di prodotti e merci su internet, si presentavano con false identità al venditore e poi fornivano allo stesso indicazioni fuorvianti sulle modalità pagamento.
In particolare, inducevano la vittima a recarsi presso un ATM per ricevere il pagamento della merce, e, poi, impartivano, telefonicamente, delle istruzioni che, invece, di fatto, comportavano, al contrario, non un loro pagamento, ma un trasferimento di fondi dal conto corrente del venditore a quello nella loro disponibilità..