Lunedì 9 maggio 2022 – Fortemente contesta dal Presidio Vulture-Alto Bradano e dal coordinamento regionale di Libera la delibera della Giunta Regionale di Basilicata n. 253 del 04 maggio con la quale si esprime giudizio favorevole di compatibilità ambientale e si rilasciano autorizzazione mineraria e autorizzazione alle emissioni in atmosfera per la coltivazione della cava di quarzareniti in località Monte Crugname nel territorio di Melfi. “Un brivido ha percorso la schiena di tutti noi che – si afferma in una nota – ci siamo impegnati alacremente affinché ciò non accadesse.
Profondo disorientamento, sconforto e impotenza nel considerare la portata della decisione assunta dalla Regione Basilicata. Una decisione non in linea nemmeno con il recente orientamento parlamentare che ha modificato gli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione. SEUE DOPO LA PUBBLICITA’.
Infatti tale modifica si prefigge di rafforzare la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, che si aggiunge alla previgente tutela paesaggistica e storica, oltre che artistica, anche nell’interesse delle future generazioni.
Questa decisione è stata assunta sulla base di normativa di riferimento che non recepisce l’ampliamento e il rafforzamento della portata delle tutele da annoverare tra quelle poste come irrinunciabili nella Carta.
Si avverte e si denuncia questo scollamento tra la posizione assunta dalla Regione e i nuovi articoli della Costituzione che – si precisa – registrano una dicotomia tra normativa regionale e Costituzionale appena evidenziata e questo non può che arrecare turbamento in quanti si attendevano una effettiva riconsiderazione, anche in termini amministrativi, delle nuove e maggiori tutele Ambientali e Paesaggistiche.
Tanto più che anche l’art. 41, nel rimandare ad un più equo bilanciamento tra legittimità dell’iniziativa economica e la salvaguardia dell’utilità sociale, introduce a quanto precedentemente contemplato anche il rispetto dei valori della salute e dell’ambiente.
All’interno di questa legittima aspettativa a cui guardavano con interesse tutti coloro che nel caso di specie si attendevano maggiore considerazione e sensibilità rispetto al tema posto, si trae una nota di evidente preoccupazione rispetto alla nullità delle ricadute di ordine costituzionale sulle effettive decisioni di ordine amministrativo.
Tutto questo si osserva nel mentre, per come si apprende dagli organi di stampa, pendono sia indagini istruttorie da parte della Soprintendenza sugli aspetti di carattere archeologico e paesaggistico sia un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica su atti afferenti al medesimo sito minerario, promosso da un gruppo di cittadini preoccupati delle conseguenze di una decisione di siffatta portata e da aziende agroalimentari operanti attualmente nella medesima area.
Non dobbiamo trascurare inoltre, la portata temporale della decisione assunta dalla Giunta Regionale, che avrà efficacia, salvo ulteriori proroghe, per 21 anni sul fronte della coltivazione mineraria e per 15 anni su quello delle emissioni in atmosfera.
E ancora non sottovalutiamo che il territorio di Monte Crugname è afferente al territorio del Parco Naturalistico Regionale del Vulture.
Alla luce di quanto su rappresentato, si confermano i timori che inevitabilmente si generano rispetto ad una decisione che forse avrebbe meritato tempi più distesi e una visione più ampia rispetto alla complessità e alla delicatezza dei “beni comuni”. Si manifesta sincero disappunto per una decisione, che per quanto si voglia ritenere legittima sul piano formale, espone il territorio e la popolazione interessati a temere di soffrire conseguenze profondamente negative e prolungate per effetto della scelta operata.
Tale decisione – conclude la nota di Libera – apre le porte ad un più probabile avvio del Permesso di Ricerca Petrolifera La Bicocca e pertanto non possiamo pensare di restare a guardare”.