Di Giuseppe Onorati
La storia è un prodotto della complessità. L’ interazione di fatti, frutto di pensieri ed azioni, combinandosi, offrono nel tempo il dispiegarsi dei fenomeni. Se questa interazione complessa è la causa degli eventi storici, è pur vero che la titolarità di causa primigenia può esser ascritta alla biografia di individui, che con le proprie iniziative, anche al di là dei propri intenti, segnano il passo, innescando dei veri e propri processi storici collettivi.
A ricadere a buon diritto nei casi d’intersezione fra biografie individuali e processi storici collettivi, è il maestro Giancarlo Cracas, uno dei più influenti chitarristi e didatti nel panorama della musica potentina e lucana, in particolar modo per quanto riguarda la musica jazz (ma non solamente).
Una parte importante della biografia artistica di Giancarlo Cracas, ci narra di un vero e proprio pioniere che porta a Potenza e nella regione il linguaggio jazzistico, sia in termini di esecuzione sonora , che didattici e quindi divulgativi.
Il considerarlo un pioniere del jazz in terra potentina, si fonda sul fatto che Cracas è il primo nel capoluogo ad esibirsi e ad insegnare il jazz.
Immaginiamo una provincia dell’Appennino meridionale nella seconda metà degli anni ’70 come Potenza, in cui sull’ onda lunga dell’evoluzione sociale e culturale post- sessantottina, c’è un gran fremito di anime giovani che anelano al progresso culturale in tutte le sue sfaccettature, approcciandosi ai vari linguaggi artistici che ne permettano l’espressione. Per quanto ci sia gran volontà di emancipazione, grande impegno e grande passione, si parte oggettivamente svantaggiati rispetto ai grandi centri sociali e culturali del Paese, soprattutto considerando la scarsità delle possibilità comunicative in termini qualitativi. In questo scenario, pensiamo ad un giovane talentuoso chitarrista potentino che si appassiona al jazz ma, salvo che i dischi, non ha grandi riferimenti, in un momento storico in cui benché la musica jazz prenda progressivamente
piede fra i gusti degli italiani, non offre un gran panorama didattico-istituzionale. Facendo tutte queste considerazioni, armato da tanta passione e buona volontà, il giovane Cracas, in seguito a dei contatti telefonici, nel 1977 parte per Milano per riuscire ad incontrare il grande pioniere della chitarra jazz italiana, Franco Cerri e la sua audacia è fortunata, perché riesce nell’ intento.
Cerri con la grande umanità e signorilità che lo hanno contraddistinto, prende a cuore il giovane Cracas: si mette a sua disposizione, offrendogli consigli per avviarlo al jazz e gli regala il primo volume del libro didattico A. Ongarello e delle sue personali elaborazioni armoniche di standard jazz.
Dopo questa vera e propria “iniziazione jazzistica”, da parte del padre della chitarra jazz italiana, per Cracas prende il via una vera e propria immersione nello studio del jazz, con una crescente densità di approfondimento.
Altra ghiotta occasione a favore di Giancarlo Cracas, per interfacciarsi con i grandi del jazz italiano, si presenta lo stesso anno, sempre nel capoluogo lombardo; infatti, ha l’occasione di risalire a Milano con l’amico, concittadino ecantautore Rosario Brancati, per la registrazione di alcuni brani di quest’ultimo, presso lo studio di produzione di Alberto Radius. Qui, Cracas incontra lo straordinario e poliedrico pianista Sante Palumbo, all’epoca collaboratore del chitarrista della Formula 3. Sante Palumbo era già una delle figure più prestigiose per il jazz italiano, nonché all’avanguardia, perché ne abbracciava già diverse varianti evolutive . Anche in questa occasione il valore artistico era direttamente proporzionale a quello umano e per Cracas si rivela quello con Palumbo un incontro proficuo sotto il profilo didattico e dell’amicizia.
Sfruttando la seconda trasferta meneghina Cracas non può non ritrovarsi con il suo “padre jazzistico” Cerri, col quale aveva ormai intessuto uno stretto rapporto umano e didattico; in questo nuovo incontro Cerri impartisce delle lezioni avanzate al maestro Cracas, presso lo Studio 7 in Corso Venezia (oltre che offrire il pranzo a Cracas ed all’amico Brancati, come tiene a sottolineare il chitarrista potentino, per evidenziare la grande umanità ed il signorile senso paterno di Franco Cerri).
Questi non sono che i primi ed essenziali incontri per il maestro Cracas, ormai lanciato sulla strada del jazz; oltre al bebop ed all’hard bop, più puri, incomincia anche ad approfondire le ibridazioni, in cui il jazz si fonde con altri generi, in quegli anni linguaggi che cominciavano anche in Italia ad attrarre molto interesse sia fra i musicisti che fra gli ascoltatori.
Per Giancarlo Cracas si presentano altre tappe didattiche ed umane per la sua maturazione nell’ambito jazzistico. Ha l’onore di stringere amicizia ed essere allievo sia del gran didatta e chitarrista Tomaso Lama, che del chitarrista Tommaso Lorusso, entrambi espressione alta della chitarra jazz italiana. Così come, in occasione di un seminario tenuto dal grande Barney Kessel , conosce i chitarristi Eddy Palermo ed Umberto Fiorentino (dei Lingomania), i quali lo indirizzano verso approfondimenti ulteriori del linguaggio jazzistico.
Sempre in quegli ultimi anni del decennio, Cracas vive due altri incontri della stessa importanza di quelli avuti con Cerri e Palumbo; incontra e stringe amicizia con due grandi interpreti del pianoforte jazz di respiro internazionale, che dispensano preziosi consigli artistico-didattici al giovane chitarrista potentino: a Milano con Franco D’ Andrea, a Roma con Enrico Pierannunzi.
Quegli anni Cracas li passa immerso nello studio dal jazz, in tutte le sue sfaccettature, stimolato dagli scambi avuti con dei grandi rappresentanti di questo genere musicale, maturando una gran padronanza di linguaggio ed iniziando a sviluppare delle proprie impronte stilistiche.
Dopo tanto studio e crescita, giunge la naturale esigenza per un musicista di esibirsi ed ecco che nel 1979, con l’amico e chitarrista potentino Carlo Petrone, Giancarlo Cracas costituisce un duo, offrendo un repertorio fatto di bossa nova e classici del jazz. E’ del 1980, presso la Rai di Basilicata una loro memorabile esibizione, in cui fra altri brani eseguono il classico bossanovistico Orfeo Negro (dell’esibizione presso la Rai di Basilicata vi si trova documento su Youtube).
Nello stesso anno il maestro Cracas ha modo d’ intrattenere uno scambio proficuo con il maestro Filippo Daccò, prestigioso insegnante di chitarra jazz a Parma, che fra i suoi allievi annoverava Lama, Lorusso ed Augusto Mancinelli.
Dopo questo “primo tempo” del maestro Cracas nel rapporto con il jazz, fatto d’incontri fondamentali, di studio e di prime esibizioni, quasi a summa di un percorso di crescita eformazione di un’identità artistica, nel 1982 Cracas forma il primo quartetto jazz nella storia di Potenza: il Cracas Jazz Quartet, composto da Giancarlo Cracas ed Alberto De Michele alla
chitarra, Nello Giudice (storico collaboratore di Pino Mango) al basso e Lanfranco Salerno alla batteria.
Nei primi anni ’80 si sviluppa un terreno molto fertile in Basilicata per la musica; ci sono tante occasioni per esibirsi ed il quartetto di Cracas diviene uno dei maggiori protagonisti di quella stagione fertile, riuscendo addirittura ad esibirsi su palcoscenici di piazza , improbabile luogo per il jazz. Con il quartetto Cracas consacra la sua maturità jazzisitica; il quartetto piace ad un pubblico lucano ormai sempre più in confidenza con il jazz e le sue derivazioni. Fra le tante esibizioni, certamente rimangono nella memoria quelle in cui il Cracas Quartet apre il concerto dei quartetti di Franco D’Andrea e di Paolo Damiani
e quella in cui funge da spalla al gruppo fusion dei Lingomania, formati da Roberto Gatto, l’amico Umberto Fiorentino, Maurizio Giammarco ed il giovane Danilo Rea.
Sempre di quel periodo di soddisfacenti esibizioni dell’ ormai maturo Cracas, sono due gradevolissime jam fatte con l’importante chitarrista Augusto Mancinelli e con il quartetto del grande amico Palumbo, che fra gli altri componenti, annovera il prestigioso sassofonista Carlo Bagnoli (anche di queste esibizioni si trova traccia su Youtube).
Il maestro Cracas, ormai, negli anni ’80 è riconosciuto come un riferimento imprescindibile per la musica jazz nella città di Potenza ed inizia così a divulgare le sue conoscenze e la sua esperienza ad altri musicisti ed allievi, permettendo la nascita negli anni di un buon fermento di musicisti jazz nella città, i quali a loro volta saranno mentori per nuove leve.
Se l’incrociarsi di biografie individuali con la storia collettiva, può essere la causa primigenia che fa da apripista ad un processo storico, certamente la storia del rapporto del maestro Cracas con il jazz è definibile come pionierismo.