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Arresti per rivolta carcere di Melfi | Di Giacomo (S.PP) : finalmente si fa chiarezza

USB - Ufficio Stampa Basilicata 20 Febbraio 2022
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Domenica 20 febbraio 2022 – “L’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza – con l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 29 persone indicate come i protagonisti della rivolta del 9 marzo del 2020 nella Casa circondariale di Melfi – rappresenta, finalmente, la prima pagina della vera storia, che ci auguriamo venga scritta il più rapidamente possibile, sulla stagione delle rivolte nelle carceri italiane che risale alla primavera del 2020”.

E’ il commento del segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo.

“Ci sono dunque magistrati come quelli lucani che, sia pure a distanza di anni, stanno accertando le responsabilità sulle violente rivolte che – aggiunge – nell’opinione pubblica invece sono generalmente associate ai fatti di Santa Maria Capua Vetere, per i quali non abbiamo mai smesso di esprimere le nostre valutazioni di condanna.

Personale penitenziario e medici non solo a Melfi sono stati sequestrati e minacciati dai rivoltosi ma altrettanto è avvenuto in una quarantina di penitenziari del Paese, messi a ferro e fuoco, con danni per decine di milioni di euro. I

Il lavoro dei magistrati dell’antimafia che sono impegnati a ricostruire quei fatti, purtroppo “passati” per semplice protesta legata alle misure restrittive imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per il contenimento del Covid-19, inoltre – prosegue Di Giacomo – avvalora la nostra tesi, peraltro diffusa in ambienti giudiziari, di una regia delle rivolte scoppiate pressochè simultaneamente.

Una regia – dice Di Giacomo – riconducibili a clan mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti e della criminalità organizzata secondo un preciso disegno di approfittare dell’emergenza sanitaria per muovere un attacco, senza precedenti, allo Stato.

Se l’attacco non ha sortito i risultati voluti dai criminali è solo grazie al grande impegno e sacrificio del personale penitenziario che, come testimonia l’alto numero di feriti tra gli agenti, lo ha rintuzzato.

Altro che agenti “picchiatori” dei detenuti: la verità di quei fatti va perciò raccontata agli italiani perché sappiano che nelle carceri non ci sono “angeli” da perdonare e per i quali il clima buonista diffuso da tempo vorrebbe procedere ad una sorta di “liberi tutti”.

Siamo fiduciosi nel lavoro dei magistrati – continua Di Giacomo – per ristabilire completamente la verità della stagione delle rivolte e dell’operato della polizia penitenziaria.

Ma attenzione: come è già accaduto in alcune carceri, il clima che si respira nelle carceri è persino peggiore di quello della primavera 2020 con il rischio altissimo di rinnovare la sfida allo Stato come testimoniano gli atti di violenza tra detenuti e contro il personale penitenziario, in quest’ultimo caso declassati a “fatti di ordinaria amministrazione” mentre le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo i Garanti dei detenuti – continua il segretario del Sindacato Penitenziari – vanno in tutt’altra direzione, quella dell’apertura di celle e portoni ai detenuti.

Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che – conclude Di Giacomo – pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini. Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.

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