Venerdì 11 febbraio 2022 – “Di fronte ai grandi mutamenti sociali e alle grandi trasformazioni è importante che il sindacato sposti sempre più il suo baricentro verso i luoghi di lavoro e il territorio, ma soprattutto è necessario portare avanti una grande battaglia per superare la precarietà”.
È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata Angelo Summa a margine dell’assemblea organizzativa nazionale che si è svolta a Rimini.
“Tratto distintivo di questa crisi economica e sociale derivante dalla pandemia è la maggiore precarietà – aggiunge Summa -.
La precarietà deve essere il chiodo fisso del sindacato fino a quando non verrà cancellata dal sistema del mercato del lavoro.
È la priorità delle priorità, che tocca pesantemente la condizione materiale delle persone e la perdita di salario.
La precarietà del lavoro è esplosa con l’indiscriminata proliferazione dei contratti di lavoro atipici: tempo determinato, apprendistato, somministrazione, tirocinio, celebrata sull’altare di una inderogabile necessità di flessibilità.
Una sequenza di leggi – spiega Summa – che ci ha portato al punto in cui ci troviamo: è stata rilegittimata l’intermediazione di manodopera, un tempo vietata; è stata legalizzata la catena infinita degli appalti con la logica del massimo ribasso, per garantire i guadagni delle aziende ma non i diritti e la dignità di chi lavora. La giungla in cui ci troviamo nasce da una serie di leggi sbagliate ispirate dalla lotta alla precarietà, ma che poi si sono rilevati strumenti nelle mani dei datori di lavoro dediti allo sfruttamento.
Accanto alla lotta alla precarietà, per restituire dignità ai lavoratori e al lavoro in Italia, è necessario puntare a una riduzione dell’orario a parità di salario.
Si tratta di attivare nuove politiche economiche e di sviluppo attraverso le quali il tema della redistribuzione e della riduzione dell’orario di lavoro possa acquisire una nuova centralità.
Passaggi epocali – conclude Summa – che non possono essere raggiunti senza lo strumento della partecipazione, senza il coinvolgimento diretto di delegati e lavoratori nei processi decisionali. La democrazia si nutre di partecipazione, il lavoro e le diseguaglianze sono una sfida per la nostra democrazia”.