Martedì 8 febbraio 2022 – Con una lettera inviata ai direttori diocesani per la Pastorale della Salute, agli operatori pastorali, sanitari, ai volontari delle associazioni, ai ministri straordinari della comunione e alla Conferenza Episcopale di Basilicata, don Mario Galasso, Direttore dell’Ufficio Regionale per la Pastorale della Salute, offre una serie di riflessioni alla vigilia della trentesima Giornata Mondiale del Malato che ricorre venerdì 11 febbraio.
La ricorrenza annuale – ricorda don Mario – ” nella Memoria liturgica della Beata Vergine Maria Nostra Signora di Lourdes. Il tema scelto da Papa Francesco: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”
L’attenzione dell’ufficio regionale per la pastorale della salute della conferenza episcopale di Basilicata per il quale presiedo – prosegue don Mario – è coadiuvato dall’organo della consulta regionale vuole raggiungere tutta la comunità del nostro territorio, tanto alle persone sofferenti nei nosocomi, nelle case di cura, nelle residenze per gli anziani, a tutti gli operatori sanitari che ogni giorno prestano attenzione ad ogni persona fragile nel corpo e nello spirito con amore e professionalità.
La Giornata Mondiale del Malato compie 30 anni ed il versetto lucano scelto (Lc 6,36) per illuminare il senso ed il significato ben esprime l’intenzione originaria di questo evento ecclesiale, voluto da San Giovanni Paolo II come “occasione per crescere nell’atteggiamento di ascolto, di riflessione e di impegno fattivo di fronte al grande mistero del dolore e della malattia”.
Il nostro agire compassionevole verso gli altri non è mai autonomo e sorgivo ma è sempre una ri- sposta ad un amore misericordioso che ci precede e ci accompagna.
Questa consapevolezza spirituale – sostiene don Mario Galasso – è fondamentale per liberare la relazione di cura da ogni ombra di pietismo: colui che cura e colui che viene curato sono entrambi da sempre amati da Dio di amore gratuito e misericordioso.
Possiamo prenderci cura dell’altro perché prima un ALTRO si è preso cura di noi.
Il Vangelo ci aiuta infatti a comprendere che il prossimo (soprattutto le fragilità fisiche) è il volto visibile di Dio: non possiamo essere misericordiosi con Dio ma possiamo esserlo coi nostri fratelli (cfr. 1 Gv 4,20).
Le nostre opere di misericordia sono fatte perché abbiamo ricevuto misericordia e non per ricevere misericordia.
La vicinanza al malato non può risolversi – sostiene don Mario – in un’assistenza episodica ma deve svilupparsi in un “cammino di carità” che porta a crescere nella relazione di fraternità.
Questa reciproca crescita umana e spirituale permetten Ma di cogliere nel dramma della malattia uno spiraglio di luce che illumina di significato l’esistenza.
Il Papa attraverso il Magistero ci ricorda: Fratelli tutti, 54-55, “Dio infatti continua a seminare nel- l’umanità semi di bene.
La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita.
Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite – prosegue nella lettera don Mario – sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasporta- tori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose.. hanno capito che nessuno si salva da solo”.
San Giovanni Paolo II nel Magistero dinanzi al mistero della malattia: “Il mondo dell’umana soffe- renza invoca, per così dire, senza sosta un altro mondo: quello dell’amore umano; e quest’amore disinteressato che si desta nel suo cuore e nelle sue opere, l’uomo lo deve, in un certo senso, alla sofferenza”.
Questo cammino caritativo cristiano individua “nell’ospitalità la dimensione antropologica che rias- sume e collega le diverse forme della prevenzione, della cura e della riabilitazione.
Celebrando la prossimità dell’atto curativo, l’ospitalità evoca i significati antichi, per cui al luogo della cura è stato dato il nome di “ospedale”.
Il nostro grazie ai nostri Vescovi di Basilicata, della loro premurosa vicinanza al mondo della salute, il saluto in special modo del Presidente della Commissione Carità e Salute S.E Vincenzo Orofino che con attenzione si fa carico alle fragilità e alla carità.
La memoria liturgica di Nostra Signora di Lourdes, legata ormai in maniera indissolubile alla Gior- nata Mondiale del Malato, ci mostra, in maniera quasi visibile, lo stretto legame fra l’esperienza della grazia e la conseguente carità fraterna.
A Maria Nostra Signora di Lourdes chiediamo per la Sua intercessione presso Suo Figlio che – conclude don Mario Galasso – non manchi la presenza accanto a ciascun essere umano sofferente nel corpo e nello spirito sia sempre costante, è ogni sofferente possa avvertire il calore del cuore di Cristo, che non cessa mai di amarci.