Domenica 6 febbraio 2022 – “Si difende l’indifendibile”. Tuonano Angelo Summa e Giuliana Pia Scarano, rispettivamente segretari generali della Cgil Basilicata e della Fp Cgil di Potenza (foto di copertina) nell’apprendere la decisione del presidente Vito Bardi di sospendere per 15 giorni il direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci, a seguito del grave atto di cui si è reso responsabile in questi giorni, recandosi al lavoro nella sede dell’ente nonostante fosse consapevole di essere positivo al Covid e così violando la quarantena.
Fatti contestati formalmente dal comando Nas dei Carabinieri, la cui gravità – affermano Summa e Scarano – stride con la scelta, ancora una volta attendista, del Presidente della Regione che, piuttosto di procedere tempestivamente alla revoca dell’incarico al direttore generale, lo sospende in attesa delle sue controdeduzioni.
Innanzitutto non si comprende quali circostanze possa rappresentare Tisci a giustificazione del suo gravissimo comportamento che, è bene rimarcarlo, configura una ipotesi di reato, peraltro accettata in flagranza.
Non ci può essere nessuna esimente per quanto accaduto.
Lascia poi perplessi l’irritualità del procedimento adottato: a ridosso dei fatti l’annuncio della convocazione di una fantomatica commissione di disciplina, della quale vorremmo conoscere funzioni e componenti, cui è seguito, nella serata di ieri, l’annuncio del provvedimento di sospensione da parte di Bardi.
Se la legge 1/2020 prevede espressamente la risoluzione dell’incarico da dg dell’Arpab in caso di gravi e reiterate violazioni di legge, perché – si chiedono Summa e Scarano – il presidente non ha proceduto alla revoca scegliendo di galleggiare in una ingiustificabile ambiguità di fronte a un fatto accertato, che potrebbe aver messo in pericolo l’incolumità dei dipendenti e dei collaboratori dell’ente?
Per questo riteniamo che, al di là della decisione finale, il Presidente ancora una volta abbia fatto prevalere non la legge e il suo rispetto, ma l’arroganza della appartenenza politica dando uno schiaffo a quelle migliaia di cittadini e lavoratori lucani che quotidianamente, nel rispetto delle normative, hanno dato e danno il proprio contributo nell’affrontare e contenere questa sconvolgente pandemia.
Non ci può essere nulla da controdedurre di fronte a fatti di tale rilevanza che, tra l’altro, si sarebbero potuti evitare se – concludono Sunnae e Scarano – il presidente avesse accolto già a suo tempo la nostra richiesta di rimuovere Tisci dall’incarico di dg al cospetto di fatti di altrettanta rilevanza e di indubbia bassa caratura etica.