Sabato 20 novembre 2021 – “Il Reddito di Cittadinanza sta sostenendo economicamente una fascia numerosa di popolazione in condizione di bisogno e questo dato non è discutibile.
L’Inps nel suo monitoraggio aggiornato registra che ad ottobre scorso i nuclei familiari in Basilicata percettori di Reddito e Pensione di Cittadinanza sono 11.200 con 22.080 persone interessate e un importo medio di 489,91 euro al mese. I Centri Caf della Uil che hanno il compito di rilasciare l’Isee, strumento fondamentale per richiedere Reddito o Pensione di Cittadinanza, nei giorni scorsi, hanno lanciato l’allarme perché temono l’assalto per l’aggiornamento dell’Isee 2021 a testimonianza che la richiesta della misura è forte”.
Lo afferma il una nota il segretario regionale della Uil di Basilicata, Vincenzo Tortorelli.
Da questi dati – che sono solo i più evidenti ma non gli unici del crescente disagio sociale delle famiglie – bisogna partire sia per introdurre correttivi sia per eliminare gli elementi penalizzanti le famiglie numerose e discriminatori per gli stranieri, sia per favorire l’efficacia di percorsi di inclusione che affrontino tutte le determinanti e tutte le conseguenze della condizione di povertà, non limitandosi a quelle relative alla pur importante condizione occupazionale.
Le più significative proposte, oggi sul tavolo di concertazione al Ministero del Lavoro, per far diventare il RdC più efficace rispetto agli obiettivi – ricorda Tortorelli – sono quelle di: rendere tale strumento più a misura di famiglia, sostenere meglio i costi dell’abitare, non penalizzare chi lavora, considerare il patrimonio in modo flessibile, eliminare l’obbligo di dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro per chi è indirizzato ai servizi sociali, ridefinire i criteri di “lavoro congruo”, promuovere le assunzioni dei percettori di reddito di cittadinanza , rafforzare i patti per l’inclusione e superare le distorsioni nell’utilizzo abolendo l’obbligo di spendere il contributo entro una certa scadenza.
Tra le distorsioni più evidenti – sostiene Tortorelli – c’è l’assoluta carenza di politiche attive del lavoro. Oggi a un percettore del RdC lavorare non conviene.
Infatti, in presenza di un incremento di reddito da lavoro, l’80% di questo concorre alla definizione dell’importo della prestazione.
In concreto, se il reddito da lavoro di un beneficiario di RdC aumenta di 100 euro, l’ammontare della misura diminuisce di 80: il guadagno netto è solo di 20 euro.
Di fatto, è come prevedere una tassazione dell’80% sul nuovo reddito; entro un anno da quando si inizia a riceverlo, questa percentuale salirà al 100%. Si tratta, invece, di consentire il cumulo tra il RdC e una percentuale significativa dell’eventuale nuovo reddito da lavoro, al fine di renderne conveniente la ricerca.
Ancora, i beneficiari di RdC, anche quando teoricamente “occupabili” spesso non hanno una esperienza recente di lavoro ed hanno qualifiche molto basse. Inoltre, i settori in cui potrebbero trovare un’occupazione – edilizia, turismo, ristorazione, logistica – sono spesso caratterizzati da una forte stagionalità.
I criteri attualmente utilizzati per definire congrua, e quindi non rifiutabile, un’offerta di lavoro non tengono conto adeguatamente di questi aspetti. Diventa fondamentale, inoltre, rafforzare e formare adeguatamente l’organico dei servizi sociali comunali, specie laddove è più sotto-dimensionato, definendo meglio un sistema di governance molto complesso, che vede interagire soggetti diversi – pubblici, di terso settore, privati – .
Anche per questo – prosegue Tortorelli – i sindacati si oppongono alla decisione di lasciare al proprio destino i navigator, oltre 2.500 persone, in prevalenza ragazze e ragazzi, con una professionalità e una formazione specifica e specialistica, vengono, di punto in bianco, che aiutavano a trovare lavoro a disoccupati.
Bisogna assolutamente restituire loro una prospettiva occupazionale e la soluzione è a portata di mano.
I centri per l’impiego, nel loro impegno per incrociare la domanda e l’offerta di lavoro, devono essere migliorati, modernizzati e rilanciati. Su questo terreno, c’è bisogno di strutture pubbliche efficienti, perché lo Stato non può lasciare nelle mani dei soli privati la gestione strategica del mercato del lavoro: è un compito sociale a cui non può derogare.
a naturale collocazione dei navigator, un autentico patrimonio professionale su cui si è già investito, è proprio in quei centri e per quanto riguarda la Basilicata nel rilancio di compiti e funzioni dell’Arlab.