Domenica 31 ottobre 2021 – Con lo spettacolo di Lino Musella “Tavola tavola, chiodo chiodo…” sabato 30 ottobre, al teatro Stabile di Potenza, si è chiusa la XIII edizione del Città delle 100 scale Festival.
Le cifre danno prova dell’enorme sforzo compiuto. Dal 30 agosto al 30 ottobre il Città delle 100 scale Festival ha portato nel capoluogo lucano 24 eventi tra spettacoli, performance, residenze e incontri con ospiti provenienti da varie parti del mondo per un totale di 32 repliche.
Anche la XIII edizione ha confermato la sua vocazione quale festival di arte performative nei paesaggi urbani stabilendo un’importante connessione con il territorio e i quartieri periferici della città. È tornato ancora una a Poggio tre Galli con la danza urbana, nella zona industriale con le performance all’ex Metaltecnico e a Bucaletto con la residenza di Luna Cenere, Genealogia, e la space performance Temporaneamente, Bucaletto di Massimo Carozzi.
Tanti gli ospiti più affermati Antonio Rezza, Emma Dante, Deflorian Tagliarini, Lino Musella, César Brie, Frosini/Timpano, Olivier Duboi, CollettivO CineticO, Alessandro Sciarroni, nonché giovani autori come Dino Lopardi. Un percorso ricco e variegato nella contemporaneità del teatro e della danza italiana ed europea.
Insomma, sottolineano i curatori Giuseppe Biscaglia e Francesco Scaringi, “abbiamo realizzato anche questa volta qualcosa di importante nonostante la situazione Abnorme che, come suggerisce il titolo del festival, ci impedisce di ritornare alla ‘normalità’ del passato e ci costringe necessariamente a guardare al futuro, rendendo protagonisti i giovani per un rapporto diverso con la natura e uno più solidale tra gli esseri umani”.
Il festival anche quest’anno ha coltivato le interazioni con la rete degli studenti coinvolgendo le scuole del capoluogo lucano. Tra le iniziative, il percorso Nutrire lo sguardo con gli studenti del liceo scientifico “Galilei”, che hanno partecipato a incontri con autori, registi e sceneggiatori per una immersione totale dentro la creazione e il “dietro le quinte” del variegato mondo teatrale.
Gli alunni del liceo “Rosa Gianturco”, indirizzo sportivo, invece sono stati spettatori esclusivi dello spettacolo Marathon des sables dello IAC – Centro Arti Integrate che ha portato in scena la storia di un maratoneta, Mauro Prosperi, che nell’aprile del 1994 partecipò alla maratona nel deserto del Marocco e si perse, per poi ritrovarsi dopo dieci giorni. Un modo per riflettere sulla passione dello sport e di un scelta formativa.
Infine il Festival dei 100 scalini, sessione speciale rivolta a bambini e ragazzi, ha coinvolto gli alunni della scuola primaria “Domenico Savio” di Potenza, spettatori d’eccezione di IN_totheborder, spettacolo della Compagnia Petra, coprodotto dal festival e presentato in prima nazionale.
Le difficoltà logistiche e organizzative ancora legate alla pandemia sono state notevoli. Il festival ha dovuto rinunciare allo spettacolo di Claudio Tolcachir, Il caso della famiglia Coleman: le restrizioni ancora in vigore sui viaggi internazionali non hanno permesso alla compagnia di raggiungere l’Italia dall’Argentina. E gli spettacoli di Antonio Rezza, Emma Dante e Olivier Dubois, hanno dovuto registrare il tutto esaurito quando ancora la capienza dei teatri era fissata al 50%, lasciando fuori molti spettatori.
Ma il bilancio della tredicesima edizione è ampiamente positivo. “Con coraggio e una certa dose di incoscienza, come l’anno passato, – affermano Biscglia e Scaringi – si è voluto continuare con il festival nonostante i rischi della pandemia e politico-amministrativi.
Si è cercato di mantenere alta la qualità delle proposte cercando di fare interagire il pubblico con le diverse espressioni che caratterizzano l’attuale scena italiana e per quanto ci è stato possibile europea.
Siamo un festival e un presidio culturale importante per la nostra città e la nostra regione” hanno commentato i direttori artistici.
“Nella prossima edizione ci sarà un sguardo più ampio all’Europa e al mondo. Svilupperemo l’aspetto interdisciplinare del festival con una particolare attenzione a come il digitale modifica il rapporto con la scena. Un ringraziamento ai nostri collaboratori e allo staff, senza i quali il Festival non esisterebbe”.