Lunedì 11 ottobre 2021 – A partire dalle ore 15:00 di domani, martedì 12 ottobre, si terrà presso la Regione Basilicata, in concomitanza con il consiglio Regionale, il sit-in di protesta organizzato da FIM FIOM e UILM e dai lavoratori di TFA (ex Firema), storico stabilimento ferroviario dell’area industriale di Tito Scalo.
Questo nuovo presidio – affermano in una nota Fim Fiom e Uilm – è necessario, altresì, per verificare gli impegni assunti dal Presidente e dalla Giunta Regionale, anche a seguito della mozione urgente di tutto il Consiglio Regionale del 22 settembre, per evitare la chiusura dello stabilimento di Tito Scalo con il conseguente trasferimento di tutti i lavoratori a Caserta.
Nell’ultimo incontro tenutosi col Presidente Bardi, le Organizzazioni Sindacali – ricordano i responsabili sindacali – avevano messo sul tavolo delle proposte oggettive e chiare per scongiurare la scellerata scelta aziendale; proposte divenute poi impegni da parte del Presidente, ora però, è necessario andare oltre gli impegni e verificare l’oggettività dei percorsi individuati per dare un futuro certo alle circa 30 famiglie lucane coinvolte in questa nuova vertenza.
Lo ripetiamo e ribadiamo con forza, che è necessario creare una cabina di regia relativa al settore ferroviario, che è e sarà interessato da notevoli investimenti pubblici e privati a partire dal PNRR, che nella sua prima tranche erogata già nella prima decade di agosto, prevede circa 25 miliardi (di 191 miliardi in totale) di cui 7,2 già ridistribuiti alle regioni e altri 2 miliardi che verranno utilizzati dalle stesse per la realizzazione e l’acquisto di nuovi treni.
Vogliamo sapere dal presidente Bardi se la Giunta Regionale e tutta la politica lucana hanno una visione chiara e programmatica perché è inaccettabile far morire gli stabilimenti lucani continuando ad acquistare treni realizzati in altre regioni, o peggio all’estero.
Nelle regioni a noi vicine si fa ben altro, – concludono – si tutelano il lavoro ed i lavoratori valorizzando il tessuto industriale complessivo e l’occupazione.
Non chiediamo nient’altro”.