Domenica 5 settembre 2021 – L’ultima inchiesta della Magistratura lucana, in colloborazione con quella Moldava, ha disvelato una parte della gestione criminale del caporalato che organizza i flussi delle badandi nella nostra regione.
Le innovative tecniche internazionali di accertamento e la strumentazione utilizzata ha permesso di smantellare il gruppo italo moldavo e di indicare anche le modalita’ feroci di sfruttamento neoschiavistico.
Un risultato importate che pone ancora una volta – sostiene Pietro Simonetti del Centro studi e ricerche economiche e socili (Cseres) – la necessità di recuperare il ruolo dello Stato in questo settore del mercato del lavoro e dei relativi interventi di prevenzione e repressione del vasto fenomeno che interessa il nostro Paese. Nel 2020 oltre due milioni di badandi e colf hanno sostenuto il sistema di cura domiciliare. Oltre la meta’ risulta in in nero.
In Basilicata sono impegnate annualmente oltre 20.000 badanti straniere in maggioranza in nero quindi senza assicurazione con salari attorno ad una media di 700 euro. Nello stesso comparto lavorano anche le donne lucane anch’esse prevalentemente in nero. Gli ultimi dati Istat, ed una ricerca di Domina e della Fondazione Leone Moressa, dicono che nel 2019 in Basilicata erano regolari ed assicurati 3. 115 persone, il 52% stranieri e il 47,4 italiani. A questi lavoratrici si sono aggiunti nel 2020 per la sanatoria 849 unità.
Si tratta di un settore gestito dalla intermediazione privata che presenta alti tassi di irregolarita’ e sfruttuamento certamente superiore al settore agricolo che dopo le recenti norme adottate e le attivita’ispettive inizia a limitare il caporalato e le irregolarità.
Risulta evidente che gli interventi della Magistratura non possono soli risanare il comparto.
Occorre – afferma Simonetti – che le strutture statali, a partire dai centri per l’impiego siano in grado, utilizzando anche piattaforme informatiche, per gestire le liste di prenotazione, come accade per l’agricoltura da 5 anni, anche a livello internazionale.
La Regione Basilicata da tempo ha deliberato questa strumentazione che non viene attuata nei centri per l’impiego per la nota carenza di personale aggravata dai pensionamenti degli ultimi anni e per la scarsa informatizzazione necessaria per i sistemi di prenotazione a livello interazionale
Occorre una politica di sostegno finanziario alle famiglie con reddito basso ad integrazione quanto erogato dal fondo nazionale per i disabili e non autosufficienti.
Per conoscere i flussi, il numero degli occupati, le loro condizioni salariali e assicurative è necessario – sostiene Simonetti – il funzionamento dell’osservatorio regionale lavoro bloccato da anni oltre alla effettiva’ attivita’dell’Arlab adesso quasi paralizzata per la mancanza del direttore da circa due anni.
Rimane importante avere una politica regionale del tutto assente della nuova amministrazione.
Infine – conclude Simonetti – si rende necessaria una più forte e incisiva iniziativa sindacale a vello di presenza e di vertenze accompagnata anche da concreti interventi della Commissione Pari Oppurtunita’ e della Cosigliere di Parita’ in un settore che con almeno 40.000 donne lavoratrici.