Venerdì 30 luglio 2021 – “Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2021 “(L’economia e la società del Mezzogiorno”) contengono un rischio di doppia frattura per l’economia complessiva della nostra regione: da una parte l’acuirsi del divario con il Nord e le regioni che continueranno a crescere nel biennio 2021-2022; dall’altra, la frattura con altre regioni del Sud – Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna – che, a differenza della nostra, segneranno incrementi superiori alla media Mezzogiorno. E’ un rischio che non possiamo permetterci”.
Lo affermano in una nota congiunta Vincenzo Tortorelli, segretario UIL Basilicata, e
Giancarlo Vainieri, presidente CSSEL (Centro Studi Sociali ed Economici del Lavoro).
“Le stime Svimez – sostengono – sono un brutto segnale da cogliere adesso che attraverso la fase di definizione del PNRR Basilicata siamo ancora in tempo.
La previsione di crescita del Pil lucano 2022 inferiore a quella di quest’anno non ci fa stare tranquilli e rilancia l’iniziativa che insieme a Cgil e Cisl abbiamo avviato nei giorni scorsi con il documento che in dettaglio ha tutte le proposte ed indicazioni concrete su come avviare la ripresa per il dopo Covid.
Del resto,- proseguono Tortorelli e Vainieri – l’analisi degli studiosi ed esperti Svimez trovano conferme nei rapporti del Centro Studi Sociali ed Economici del Lavoro che già dallo scorso anno ha anticipatamente messo in guardia sui pericoli per l’apparato produttivo e per l’occupazione in Basilicata.
In sostanza – precisano – nell’anno drammatico segnato dal Covid, tutto il Paese si è trovato unito nella crisi, con un calo del PIL relativamente omogeneo a livello territoriale, se confrontato con l’impatto profondamente asimmetrico della precedente crisi, ma con una previsione di ripresa fortemente differenziata nel biennio 2021-22 a sfavore del Sud.
Il dato che emerge con maggiore chiarezza è che le tre Regioni del Centro-Nord – Emilia Romagna, Lombardia, Veneto che dall’inizio del Duemila via via si sono progressivamente staccate dalle altre, in quanto più dinamiche, dovrebbero essere interessate anche nel biennio 2021-2022 da una crescita del PIL superiore a quella dell’intero Centro-Nord e di conseguenza anche del Paese.
Un altro aspetto del Rapporto merita approfondimenti e valutazioni. La Svimez ha stimato a livello territoriale il quadro di finanza pubblica derivante dalle principali misure adottate dal Governo – Legge di bilancio 2021, i due decreti Sostegni e il Dl 59/2020 – comprensiva dei maggiori investimenti che derivano dall’implementazione del Pnrr nel biennio 2021-22.
In base alle previsioni Svimez, mentre il Centro-Nord con la ripresa 2021-22 recupererà integralmente il Pil perso nel 2020, il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa 1,7 punti di Pil che si sommano a circa 10 punti persi nella precedente crisi 2008-13 e non ancora recuperati.
Complessivamente le misure nazionali determinano un sostegno quantificabile nel 63% della crescita complessiva prevista nelle regioni meridionali nei due anni considerati; percentuale che scende al 39% in quelle del Centro-Nord (44% a livello nazionale). Il fatto che circa due terzi della crescita del Pil meridionale dipenda dalla capacità espansiva delle politiche pubbliche costituisce un tema di grande rilevanza soprattutto in ordine alla grande sfida che il Paese ha difronte nell’attuazione del Pnrr.
La lezione – concludono Tortorelli e Vainieri – è per noi chiara: non sprecare nemmeno un euro del PNRR in quelle che noi abbiamo indicato come “AREE DI TRASFORMAZIONE” (dalle politiche industriali alle infrastrutture, alla mobilità, la svolta ecologica, l’innovazione, politiche del lavoro, della formazione, inclusione socio-sanitaria) in grado di generare nuova occupazione all’altezza della nuova situazione di divario. È quello che in definitiva pretendiamo dal Governo regionale, non ci sarà un’altra occasione come questa per la Basilicata.
L’idea forte è di generare un nuovo ciclo di pianificazione, partecipata da territori e sociale, per inanellare le diverse e cospicue leve finanziare del Pnr e dei fondi europei, con interventi coerenti e cumulativi, secondo i bisogni delle nuove generazioni coniugati alla valorizzazione dei beni comuni nel contesto globale”.