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Letto Mafia: traffico di droga nel Metapontino, 24 misure cautelari. Operazione di Carabinieri e Gdf, coordinata dalla Dda di Potenza
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Mafia: traffico di droga nel Metapontino, 24 misure cautelari. Operazione di Carabinieri e Gdf, coordinata dalla Dda di Potenza

USB - Ufficio Stampa Basilicata 12 Maggio 2021
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Mercoledì 12 maggio 2021 – Dalle prime ore di questa mattina i Carabinieri ed i Finanzieri delle rispettive Compagnie di Policoro stanno eseguendo una Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Potenza, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che ha coordinato le indagini, nei confronti di 24 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di aver fatto parte di una associazione dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, hashish e marijuana, oltre che accusati di trasferimento fraudolento di valori, auto-riciclaggio, estorsione ed incendio.
Il sodalizio criminale individuato è operante nella zona del metapontino, principalmente nei comuni di Policoro (MT), Scanzano Jonico (MT), Colobraro (MT), Tursi (MT), Valsinni (MT) e Bernalda (MT).

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L’operazione, per la quale sono impegnati oltre 150 militari tra Carabinieri e Finanzieri, collaborati da unità cinofile del Nucleo CC di Tito Scalo (PZ) e della Compagnia GDF di Matera e con il supporto di un elicottero della Guardia di Finanza della Sezione Aerea di Bari, sta interessando le province di Matera, Cosenza, Varese, Catanzaro, Parma, Milano e Brindisi.

I NOMI DEGLI INDAGATI

Custodia cautelare in carcere
Giacomo Solimando, Filippo Solimando, Benito Arone, Aldo De Pascalis, Antonio Bevilacqua, Lorenzo Modarelli, Giuseppe Saccone, Antonio Morando, Giovanni Bruno, Stefano Santoro, Pietro Russo, Giuseppe Aloisio.

Ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari
Antonio Labriola, Pietro Violante, Marco Bruno, Daniele Tutio, Rossana De Pascalis, Leo De Pascalis.

Obbligo di dimora nel Comune di residenza
Antonio Di Pizzo, Stefano Travascio, Daniele Altieri, Maurizio Martino, Antonella Astrella, Marco Santarcangelo.

L’organizzazione gestiva varie piazze di spaccio assegnate a membri del gruppo:
– la piazza colabrese-valsinese, gestita direttamente da Lorenzo Modarelli, il quale per lo spaccio al minuto si avvaleva di Daniele Altieri;
– la piazza novasirese nella quale Lorenzo Modarelli gestiva lo smercio di marijuana coltivata;
– la piazza bernaldese nella quale Lorenzo Modarelli si serviva anche di Emanuele Favale per cedere notevoli quantitativi di marijuana ad acquirenti che risiedono in quel centro;
– la piazza policorese faceva riferimento a Benito Arone, in stretta collaborazione con Antonio Bevilacqua, la cui abitazione rappresentava una vera e propria base logistica in cui avveniva il taglio e il confezionamento della roga.
Il successivo stoccaggio avveniva in altri luoghi, lontani dalle abitazioni, in depositi dislocati lungo le strade interve, in determinati punti contraddistinti da segnaletica stradale o da alberi, tali da essere raggiunti per l’immediato prelievo e consegna;
– la piazza scanzanese faceva riferimento a Giovanni Bruno (coadiuvato dai corrieri Marco Bruno e Daniele Tutino) e Giuseppe Saccone (coadiuvato dalla compagna Antonella Astrella).

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati complessivamente, in vari momenti, circa 7 chilogrammi di marijuana, 230 grammi di cocaina e 600 grammi di hashish, nonché un’area di 10mila metri quadrati adibita alla coltivazione di marijuana con circa mlle piante di cannabis a dimora e 300 essiccate.

E’ stato possibile fare piena luce su due incendi ed un episodio estorsivo nei confronti di un’azienda agricola.
Il primo incendio, avvenuto a Policoro nella notte del 19 agosto 2015, ha interessato tre autovetture, andate completamente distrutte, in uso ai fratelli Leone, imprenditori del settore ortofrutticolo. L’autore dell’incendio è stato identificato in Benito Arone a puro scopo intimidatorio allo scopo d’ingenerare timore nei confronti degli imprenditori del Metapontino.

Il secondo incendio ha riguardato proprio l’azienda agricola di Aldo De Pascale, avvenuto a Scanzano Ionico nella notte del 13 febbraio 2019 e che distrusse circa tremila contenitori in plastica per la raccolta della frutta ed alcuni motori delle celle frigorifere vicina al punto d’incendio.
L’autore, un autotrasportatore identificato e indagato aveva agito a scopo vendicativo, essendo stato escluso dall’azienda De Pascalis per il trasporto della frutta.

L’organizzazione criminale è risultata avere un diretto collegamento con ambienti criminali di spessore radicati nella vicina Calabria, in particolare con il clan Abbruzzese.
Nel corso delle indagini è stato possibile, inoltre, far luce sulla ricollocazione dei capitali illeciti ottenuti dal traffico degli stupefacenti ed i legami intercorsi tra il gruppo criminale e l’imprenditore Aldo De Pascalis di Scanzano Ionico.
In particolare, è emerso a livello di gravità indiziaria, come i capitali illeciti nella disponibilità del sodalizio criminale venivano reimpiegati nell’azienda agricola De Pascalis utilizzati per l’acquisto in contanti, da terzi conferitori, di prodotti ortofrutticoli, poi etichettati e rivenduti come produzione propria. Questo ha consentito di ripulire proventi di origine delittuosa.
L’impiego di capitali illeciti – da quanto emerso dalle indagini – ha consentito a De Pascalis ed ai suoi soci di fatto Giacomo e Filippo Solimando, di fare sempre maggiori investimenti, acquistando terreni, immobili, attrezzature, determinandosi in questo kodo una evidente distorsione del mercato in danno dei concorrenti che non disponevano delle stesse risorse.
La veste formale di di azienda agricola, quindi, ha camuffato di fatto una vera e propria attività commerciale, consentendo all’imprenditore di ottenere significativi utili che sono stati nuovamente immessi nel ciclo aziendale (e di conseguenza ripuliti) anche con l’acquisto di immobili senza il riscontro a linee di credito bancario. Lo stesso per quanto riguarda i proventi in contanti di circa quattro milioni di euro delle campagne agricole dal 2013 al 2019.
Per questo motivo, a De Pascalis sono stati sequestrati compendi aziendali di due imprese agricole, un opificio, terreni, fabbricati e disponibilità finanziari.

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