Martedì 27 aprile 2021 – Con la rubrica “Storie di uomini..”, la Pro Loco di Cancellara ci fa conoscere personaggi che hanno fatto la storia del paese e non solo. Storie che è interessante conoscere.
Come la storia di Antonia Patanella che in Italia era conosciuta come “la donna del camion”, essendo stata la prima donna a guidarlo.
L’ha raccontata lei stessa a Saverio Lancellotti.
“Sono conosciuta in paese come Antonia Patanella, ma Patanella deriva dal cognome di mia suocera che si chiamava Angela Patanelli. Il mio vero cognome è Ianniello e “#appartengo” ai Libutti e Ianniello quest’ultimi di soprannome “Tavlùn”.Ho 84 anni sono nata a Cancellara ed ho sempre vissuto in questo #paese Già da piccola la mia #vita è stata piena di difficoltà…sia per il #periodostorico caratterizzato dalla #secondaguerramondiale che la malattia di mio padre, costrinsero i miei genitori ad affidarmi alle cure di mia #nonna. Ho dovuto subito essere autonoma, affrontare le difficolta senza tirarmi indietro, anzi ho sempre lottato per cercare di realizzare i miei #sogni Ho fatto grandi sacrifici ma non mi sono mai sentita limitata dal concetto di #donna di quei tempi, questo grazie anche all’esempio e all’educazione datomi da #miamadre Giuseppina Libutti, donna forte che si è dovuta rimboccare le maniche in giovane età per crescere da sola tre figli con un marito invalido. All’età di 23 anni e precisamente nel 1959 mi sono sposata con Bonifacio Lancellotti e da quel momento la mia vita è cambiata, non solo sono diventata moglie e poi madre, ma ho cominciato a collaborare attivamente nell’#attivitàcommerciale della #famiglia di mio marito.
Il #negozio della famiglia Lancellotti, conosciuto ancor oggi come la “Pïtea r’ Patanella”, dove si vendeva di tutto, era molto fiorente e, per rifornire il magazzino della merce, ci si rivolgeva ad autotrasportatori per conto terzi. Fino a quando mio suocero, in una riunione di famiglia, propose di acquistare un furgone; però c’era bisogno che qualcuno della famiglia che prendesse la patente. Mi feci avanti io !! supportata anche da mio suocero Saverio e dall’intera famiglia Lancellotti decisi di prendere la patente.
Correva l’anno #1963. Alla #scuolaguida eravamo solo due donne (io e la maestra Margherita Claps), la nostra presenza suscitava ilarità e soprattutto incredulità da parte degli uomini. Tutti pensavano, e spesso lo esprimevano pure apertamente, che noi donne non saremmo mai state capaci di guidare un’autovettura.
E nel 1964, appena presa la patente, acquistammo invece che un autovettura, un furgone e subito mi misi alla guida ed iniziai il mio nuovo lavoro di #autotrasportatore con la costante compagnia di mio marito, sempre al mio fianco(nella vita e nel lavoro)Pochi anni dopo acquistammo un camion e diventai la Prima #camionista donna con lo stupore non solo dei cancellaresi e delle persone che incontravo nei miei viaggi, ma anche della stampa che voleva intervistarmi (ho sempre rifiutato per riservatezza).
Ero conosciuta ormai ovunque come “la #signora del camion”. I #viaggi che affrontavo con il camion moltissime volte non avevano un breve tragitto, infatti sono arrivata a #Napoli e provincia, #salerno, #bari e provincia, #Taranto, #brindisi e tanti altri luoghi(perché in ogni posto si produceva un determinato prodotto che acquistavamo per il negozio per poi rivenderlo) non esistevano in quegli anni i #cashandcarry che ho avuto poi anch’io modo di conoscere molto bene a partire dalla metà degli anni ’80.Preciso che le strade di collegamento per le città non erano come quelle di oggi, nel #sud#italia non esistevano #Autostrade.
L ‘attuale #Basentana non esisteva, era ancora in costruzione, tanto che, quando andavamo a Napoli – (e allora si percorreva la vecchia strada per Vietri di Potenza ) notavamo io e mio marito, la costruzione dei grandi piloni dei viadotti della futura superstrada. Erano così impressionanti che mai avrei pensato di passaci un giorno sopra. Cosa che poi ho fatto per tante volte negli anni successivi.
C’è comunque da dire che ho due figli ed il ruolo di #mamma e di #moglie non l’ho mai trascurato, ho cercato in tutti i modi e con grande sacrificio di conciliare la donna lavoratrice, la donna mamma, la donna casalinga e la donna moglie, come fa la donna di oggi.Ancora oggi lavoro nel negozio, ma non è più come una volta; comunque mi alzo alle h 5:00 di mattina per assicurare l’apertura del negozio per le 6:45″.
Com’era identificato il ruolo della donna lavoratrice negli #anni60 in un piccolo #borgolucano ?
“Come ho già accennato prima, fu molto difficile negli anni ’60 far accettare dalle persone e anche dalla #comunita cancellarese la figura di una donna camionista. In quegli anni la donna si realizzava solo con il matrimonio, chi non si sposava era considerata “zitella” (detto in senso dispregiativo).
La donna, soprattutto nei piccoli paesi e negli anni ’60, era #casalinga oppure aiutava il marito nel lavoro dei campi. Alcune donne erano #sarte , ma il loro lavoro comunque si svolgeva sempre nell’ambito casalingo.
Il mio lavoro, invece, era diverso: guidavo un camion e viaggiavo, ero l’eccezione! Grazie al mio lavoro, ho conosciuto nuovi posti, nuova gente, nuovi modi di ragionare e la mia mente si apriva sempre di più, tanto che ho sempre spronato i miei figli a viaggiare e a conoscere nuovi posti”.
Negli anni è cambiata Cancellara? In che modo?
“Amo Cancellara, sono molto affezionata al paese, anche se negli ultimi anni è cambiato tantissimo.#Cancellara era un paese fiorente, molto dinamico con tanta gente, c’erano molti bambini, le famiglie poi erano numerose e le strade erano vive. Non era solo un paese caratterizzato da un’economia agricola, era anche ricco di tante attività commerciali e artigianali di vario genere.
Nascevano nuove attività forse anche grazie al periodo positivo dell’economia (Boom economico), per esempio si costruivano nuove case, c’erano falegnami, commercianti di abbigliamento, di scarpe, di tessuti, ecc., attività oggi scomparse.
Il Casale era vivo ed era il centro del paese, oggi è quasi sempre deserto e sono rimaste solo poche attività. Comunque tutto, sono molto affezionata al paese, potevamo io e mio marito, investire i nostri risparmi altrove, come a #Potenza , come hanno fatto tanti altri, ma non l’abbiamo mai fatto perché credevamo nel nostro paese.
Oggi, invece, i giovani vanno via , anche intere famiglie vanno via ed è un peccato.
Cosa ti rammarica di non aver potuto ancora realizzare nella tua vita? Cosa ti rende felice di aver realizzato? Un #aneddoto o un #ricordo ?
” Grazie a Dio, non ho nulla di cui rammaricarmi. Penso di aver realizzato tutto quello che avrei voluto avere.
Ancora oggi faccio ciò che amo e desideravo fare, però non guido più il camion ed è giusto così. Infatti, anche da piccola sognavo di essere negoziante ed indipendente. Certo non avrei mai e poi mai potuto immaginare e tantomeno avere l’ambizione di guidare un camion, ma l’ho fatto! Posso dire che i miei sogni si sono tutti realizzati. Mi manca tanto mio marito, ed è questo il mio unico e solo dispiacere che ho nella vita. Di ricordi o di aneddoti ne potrei raccontare a migliaia sia di Cancellara, che degli altri posti dove sono stata grazie al mio lavoro.
Però, tra tutti i ricordi, un ricordo resterà indelebile nella mia mente ed è quello del grave i ncidente del 1974, quando col camion, io e mio marito, abbiamo fatto un salto di cento metri nel vuoto, al curvone di Vaglio. Il camion distrutto, invece noi illesi. Ho sempre avuto la certezza che fui aiutata dalla #MadonnadelCarmine che ci salvò trascinandoci per il costone laterale del burrone fino a farci raggiungere la strada ed essere soccorsi. È stato un grande miracolo e, ancora oggi, sono grata e devota alla Madonna del Carmine. Infine, sono grata a Dio di avermi dato una vita ricca di gioie e di soddisfazioni.
Ringrazio La Pro-Loco di Cancellara per avermi permesso di raccontare una parte importante della mia, io dico, splendida vita, fatta di grandi sacrifici, ma ricchissima di gioie e soddisfazioni. A tutte le donne vorrei dire di essere tenaci, di credere in sé stesse, non perchè sono migliori degli uomini, ma perchè sono ugualmente capaci”.
Saverio Lancellotti