Giovedì 22 aprile 2021 – Con una lettera al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il segretario regionale dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti, esprime tutta la sua contrarietà alla decisione d’istituire le “certificazioni verdi”.
Il Segretario regionale dei Radicali Lucani, in sciopero della fame dalle 23.59 del 14 aprile, motiva la sua decisione, ritenendo che siano violati diritti costituzionali e che la decisione non trovi motivazioni e giustificazioni scientifiche.
D seguito la lettera inviata al Ministro Lamorgese.
“Egregio Ministro,
le scrivo perché in vita mia non ho mai fatto “il furbetto”, ma ho provato, per quanto potevo, a battere la strada della nonviolenza, che è stata la nonviolenza di Ghandi, Capitini, Martin Luther King e non ultimo di una persona a me cara: Marco Pannella.
No, signor Ministro, non ho mai fatto “il furbetto” ed ho sempre provato ad onorare la “Legge”, i diritti umani, la Costituzione Repubblicana, quella Costituzione da tempo sostituita dalla Costituzione materiale, in uno Stato, il nostro, che da troppo tempo è Stato criminale sul piano tecnico-giuridico. Di tanto in tanto ho provato a dire a chi rappresenta le mie istituzioni: “Rispetta la tua propria legalità, onora le istituzioni che rappresenti”. L’ho fatto ricorrendo spesso all’azione nonviolenta, attraverso la fame, il digiuno, la sete.
Era, signor Ministro, una necessaria premessa.
Ho letto e riletto la bozza del cosiddetto Decreto Covid, che il Governo intende approvare, e non riesco a trovare una sola buona ragione che giustifichi l’introduzione delle cosiddette “Certificazioni Verdi”.
Signor Ministro, siamo di fronte a un provvedimento palesemente discriminatorio e contrario al buon senso e alla scienza. Un provvedimento violento e dalle patenti finalità coercitive.
Signor Ministro, questa insana e insensata decisione farà diventare stranieri nel loro stesso paese milioni d’italiani. I “muri”, le “barriere”, i “confini” e le “dogane”, che intendete erigere tra una regione e l’altra, non intendo rispettarli. Almeno, signor Ministro, siate coerenti: il passaporto abbiate il coraggio di introdurlo anche per gli spostamenti tra un comune e l’altro, tra un quartiere e l’altro e magari anche solo per mettere il naso fuori dall’uscio delle nostre abitazioni.
Non intendo rispettare un provvedimento che distinguerà la popolazione in vaccinati anti-sarscov2 e non vaccinati; in coloro che, per loro sfortuna, potranno documentare di essersi ammalati e coloro che, non essendosi ammalati, non potranno oltrepassare la dogana. Non intendo rispettare un provvedimento nel quale si chiede di produrre un inutile tampone fatto poche ore prima dello spostamento.
Pensi un po’, signor Ministro, che lo stesso Burioni, l’uomo che vorrebbe dare per “scontato” quel consenso informato che per qualcuno è diventato consenso obbligato e coatto, l’uomo che da mesi pontifica a reti unificate e senza contraddittorio, ha detto che “consentire libertà a chi ha un tampone negativo nelle 48 ore precedenti è come consentire rapporti sessuali non protetti a chi si è infilato un profilattico nelle 48 ore precedenti”.
Una affermazione che se da un lato dice molto del dr. Burioni, dice al tempo stesso moltissimo sull’inutilità dei vostri “certificati”. Consentire libertà? Interessante, non trova, Signor Ministro?
E’ del tutto evidente che questo provvedimento ha una finalità e una soltanto: piegare volontà e indurre anche chi non è convinto e ha legittimi dubbi a farsi inoculare uno qualsiasi dei sieri anti-sarscov2
Signor Ministro, ci state dicendo che lo fate per tutelare la salute pubblica. Mi consenta, avreste potuto e dovuto tutelarla ridando dignità al Servizio Sanitario Nazionale, rafforzando la medicina del territorio e magari cambiando protocolli e linee guida.
Questo affermo al netto della mia convinzione che occorra stare attenti, molto attenti a virus non sanitari, ma egualmente perniciosi, quali quelli che producono e alimentano antidemocrazia e anti-stato di diritto.
Signor Ministro, mi permetta di sottoporre alla sua attenzione quanto affermato a gennaio dal Consiglio d’Europa e solo pochi giorni fa dall’OMS:
“I certificati di vaccinazione devono essere utilizzati solo per monitorare l’efficacia, i potenziali effetti collaterali e negativi dei vaccini […] Utilizzarli come passaporti sarebbe contrario alla scienza in assenza di dati sulla loro reale efficacia nel ridurre la contagiosità, la durata dell’immunità acquisita” (Risoluzione del Consiglio d’Europa, gennaio 2021);
“Noi dell’OMS stiamo dicendo in questa fase che non vorremmo vedere il passaporto per le vaccinazioni come requisito per l’ingresso o l’uscita perché non siamo certi che il vaccino prevenga la trasmissione” (aprile 2021).
In questi ultimi mesi ci hanno venduto certezze assolute e granitiche. A me pare che la scienza, se scienza è, dovrebbe coltivare la metodicità del dubbio e non vendere dogmi di fede. La fede e i dogmi appartengono alla religione.
Non starò a ricordarle, Ministro Lamorgese, quel che ad aprile 2020 ebbe ad affermare la commissaria Onu ai diritti umani Michelle Bachelet: “Data la natura eccezionale della crisi è chiaro che gli Stati hanno bisogno di ulteriori poteri per rispondervi. Tuttavia, se lo stato di diritto non è rispettato, l’emergenza sanitaria può diventare una catastrofe per i diritti umani, i cui effetti dannosi supereranno a lungo la pandemia stessa”, ha aggiunto. I governi non dovrebbero usare i poteri di emergenza come arma per mettere a tacere l’opposizione, controllare la popolazione o rimanere al potere”.
Di tutta evidenza questi 15 mesi di stato di emergenza hanno determinato l’aggravarsi di una pregressa emergenza democratica.
Di tutta evidenza abbiamo assistito alla sistematica rimozione di tutte le opinioni, tesi, ecc., espresse da medici e scienziati non in linea con l’ortodossia che ci è stata venduta.
Dibattito zero, contradditorio zero, solo un asfissiante “Credere, obbedire…”.
Parole e slogan da guerra accompagnano le nostre giornate e, per dirla tutta, sembra essere calato sul Paese tutto un altro lockdown: il lockdown del pensiero.
Signor Ministro, per il rispetto dovuto alla istituzione che lei rappresenta, le comunico che non intendo rispettare l’art. 10 del cosiddetto “Decreto Covid”. Quando e se sarà necessario indosserò la mascherina, esprimendo l’auspicio che la mascherina non diventi in realtà un bavaglio. Intendo, ovviamente, assumermi la piena responsabilità dei miei atti così come prevede la disobbedienza civile di un nonviolento.
Non starò a tediarla oltre con le mie ragioni e quindi non le dirò che ci sono una infinità di cose sulle quali occorrerebbe confrontarsi e fare chiarezza. Non le dirò nemmeno che questa fasulla dicotomia no vax-si vax fa comodo per eliminare qualsiasi urgente e necessaria riflessione.
E nemmeno starò a dirle che forse tra il sì e il no si potrebbe considerare anche la libertà di scelta a maggior ragione in assenza di certezze.
Allego alla presente, e non per una gratuita provocazione, mi creda, una foto. Una foto segnaletica. Le chiedo di inviarla attraverso i suoi uffici a tutte le questure d’Italia come una sorta di wanted.
Cordialmente.