Lunedì 22 marzo 2021 -” L’ inizio dei soli lavori di restauro di una delle chiese più antiche e di pregio architettonico della città, ha suscitato polemiche e sermoni rancorosi, quasi che la Chiesa della Trinità debba subire la pena di restare a vita transennata, puntellata, chiusa ed abbandonata, come se i muri, gli altari, le statue ed i candelabri debbano subire la condanna di un processo social-mediatico della damnatio memoriae, e non debbano essere i processi a condannare le singole persone alle loro responsabilità”.
E’ quanto sostiene Liliana Guarino del Masci (Movimento Adulti Scout) – Comunità Attilio Torre Potenza – intervenendo nel dibattito sulla riapertura della Chiesa della Trinità con l’inizio dei lavori annunciato dal Vescovo, Mons. Ligorio.
“La chiesa della Trinità – prosegue la nota – è un luogo di cui le persone hanno una memoria, ed anche una memoria bella legata a ricordi importanti, passaggi di vita, dovremmo cercare di umanizzare i concetti, possibilmente senza il rancore che irrigidisce il cuore e alimenta le distanze.
Inizio raccontando il mio ricordo: era l’anno 2009, il mese di dicembre … come Masci, Movimento Adulti Scout, è nelle nostre consuetudini la distribuzione della luce della Pace da Betlemme prima del Natale; quell’anno decidemmo di portarla nella chiesa della Ss. Trinità perché, era il luogo ultimo dove era stata vista Elisa prima di scomparire, i suoi resti ancora non erano stati ritrovati e ci sembrò giusto, in nome della pace e della verità, portare lì un segnale di distensione, ricordo la bellezza e l’essenzialità di quella cerimonia molto sentita.
A me – prosegue Guarino – piacerebbe poter tornare in quella chiesa ove anche altri avranno ricordi delle loro vite. Non sarà difficile alzare lo sguardo pensando ad Elisa, aprire il cuore alle tante croci che mettono alla prova la nostra fede. Ciascuno potrà tornarvi in quella chiesa se lo ritiene, e potrà trovare una ragione in più per pregare e per riflettere su come il bene e il male sono sempre presenti nelle nostre miserabili storie umane.
Sono passati anni, manca ancora la verità, il tempo passa, gli uomini con le loro miserie passano, ma i luoghi non hanno colpe, ed accanendosi contro un luogo, come si sta facendo da parte di alcuni, si contribuisce a perpetuare una storia di dolore e di rabbia. Forse ora è tempo di quaresima vera per praticare misericordia.
È necessario – afferma Guarino – sensibilizzare i cattolici ad un dialogo di pace nel segno di Elisa, per sapendo che questo percorso di pace può avvenire attraverso la gestione di un conflitto che è insito nei diversi punti di vista ed anche pregiudizi di cui la città sta mostrando segni che stanno diventando ferite. Bisogna neutralizzare la parola contro e sostituirla con la parola insieme.
I no creano muri e barriere, i “perché no” possono aprire porte di una chiesa severamente rimasta chiusa per troppo tempo, oltre che aprire le porte del dialogo.
Si può pensare – propone Liliana Guarino – di riaprire la chiesa con una celebrazione penitenziale e di consacrazione dell’ altare, ricordando il dolore di Elisa, potrebbe essere un esempio di virtù cristiana da indicare come modello di fede, per dare pace ad un luogo e pace alle anime.
Se invece tutto resta cosi, si accetta che il dolore si trasformi in perenne rancore ed un luogo versi in stato di abbandono per vederlo poi crollare sotto i nostri occhi e le nostre passive responsabilità. I luoghi non hanno colpe”.