Mercoledì 10 marzo – Si è conclusa con la condanna di sette persone il processo Petrogate sul traffico illecito di rifiuti tossici, accusa contestata all’Eni che gestisce il Centro Olio di Viggiano, in Val d’Agri e ad altri imputati.
La sentenza del Tribunale di Potenza è stata emessa in serata dal Presidente Rosario Baglioni.
A due anni di reclusione sono stati condannati Ruggero Gheller (es responsabile del Distretto Meridionale dell’Eni), Nicola Allegro (responsabile operativo del Centro oli di Viggiano)e Luca Bagatti (responsabile della produzione del distretto meridionale di Eni).
Ad un anno e quattro mesi di reclusione Enrico Trovato (ex responsabile del Distretto Meridionale dell’Eni), Roberta Angelini (responsabile dell’Unità di Sicurezza, Salute e Ambiente del Distretto Meridionale Eni) e Vincenzo Lisandrelli (coordinatore ambiente del reparto sicurezza e salute all’Eni di Viggiano).
Un anno e e sei mesi di reclusione è la condanna inflitta all’ex dipendente della Regione Basilicata, Salvatore Lambiase.
Per gli imputati interdizione per una anno dai pubblici uffici (pena sospesa).
Il Tribunale ha condannato i sette imputati e l’Eni al risarcimento dei danni, patrimoniali e non, da liquidare a 278 parti civili.
L’Eni è stata condannata anche al pagamento di una sanzione amministrativa di 700mila euro e alla confisca di 44,2 milioni di euro. Da questa cifra il Tribunale ha disposto che vengano sottratti i costi sostenuti per l’adeguamento degli impianti.
Ventisette le assoluzioni.
Il Tribunale ha anche escluso per 27 società che ci possa essere stato illecito amministrativo.
Nel corso dell’inchiesta, a seguito dell’esigenza di effettuare verifiche tecniche ed accertamenti disposti dalla Procura, il Centro Olio di Viggiano nel 2016 fu messo sotto sequestro per quattro mesi.
LA POSIZIONE DELL’ENI
Con un comunicato, l’Eni precisa che “durante il corso dell’istruttoria dibattimentale ritiene di aver dimostrato la rispondenza del COVA alle Best Available Technologies e alle Best Practice internazionali e che i propri dipendenti abbiano sempre agito in ottemperanza a quanto prescritto dalle numerose Autorizzazioni emesse nel tempo da tutti gli Enti competenti, improntando la propria condotta ai principi di legittimità e correttezza.
Pertanto, la Società, pur accogliendo favorevolmente la pronuncia di assoluzione parziale emessa oggi dal Tribunale rispetto all’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico, al contempo non condivide il riconoscimento di responsabilità per la grave ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti.
Eni rimane convinta che l’operato del COVA e dei propri dipendenti sia stato svolto nell’assoluto rispetto della normativa vigente e, in attesa di leggere le motivazioni della odierna sentenza, si prepara a presentare al più presto appello”.