Potenza, lunedì 15 febbraio 2021 – Riportiamo di seguito la lettera che il signor Raffaele Olita, papà di Flavio, 18enne affetto da Distrofia Muscolare di Duchenne, ha inviato nei giorni scorsi (senza avere ad oggi ricevuto alcuna risposta) al presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, all’assessore alla sanità, Rocco Luigi Leone, e al direttore del Dipartimento salute dellaRegione Basilicata, Ernesto Esposito.
Sig. Presidente Bardi, sig. Assessore Leone, Dott. Esposito, buongiorno.
Mi chiamo Raffaele Olita e sono il papà di Flavio, un ragazzo di diciotto anni affetto da una grave patologia neurodegenerativa che immagino conoscerete bene, parliamo della Distrofia Muscolare di Duchenne.
Come tutte le persone di coscienza, poche o tante che siano, dal 4 marzo del 2020 la mia famiglia si è fermata, rimasta sospesa come in una bolla, fuori dal mondo e dal tempo.
Scrivo perché come è desiderio di tutti, vorremmo tornare a riprenderci la nostra vita, e fin qui niente di nuovo, se non fosse per il fatto che ancora una volta per la società risultiamo invisibili, nemmeno più tristemente ultimi.
Dopo un intero anno di costrizioni e rinunce, con un livello massimo di attenzione a svolgere quei piccoli gesti quotidiani al fine di salvaguardare la fragilità di mio figlio, che non vede da tempo immemorabile il volto di un parente o di un amico dal vivo, relegato tra le mura domestiche, l’unica speranza riposta nella ripresa sembra debba essere questo tanto agognato vaccino, ma che a quanto pare resterà ancora per chissà quanto tempo una chimera, almeno per noi.
Sterile ed infruttuoso sarebbe sottolineare come il sistema sia fallaceo, nei cui meandri, cosi come appreso dalla recente cronaca, pare si destreggino come navigati esploratori tutti quei cosiddetti “furbetti del quartierino”, a loro volta spalleggiati da compiacenti operatori del sistema, ma è pur sempre opportuno ricordarlo che sin qui pare non siano state poche le persone alle quali è stato somministrato il vaccino anti covid, pur non avendone diritto, almeno sino ad ora.
Questo per dire cosa, che se da una parte la macchina organizzativa si preoccupa di stabilire quali siano le categorie alle quali dare la priorità per la somministrazione del vaccino e dall’altra parte c’è chi pur non avendone diritto lo fa e basta, in mezzo ci siamo noi, o per meglio dire le persone fragili, ed in particolare mi riferisco alle persone diversamente abili.
Non è il caso di disquisire sulle diverse fragilità o sulle diverse abilità di chi purtroppo convive con le stesse, è invece necessario che queste persone e chi si prende cura di loro, i cosiddetti “caregiver”, vengano protette più di altre o almeno trattate alla stregua di altre persone per le quali già vi è stata considerazione.
Pare assurdo ed incomprensibile come nonostante le parole del Commissario Arcuri dessero una chiara indicazione su come gestire la fase due, e cioè quella di inserire nella campagna vaccinale le persone diversamente abili in compagnia degli ultra ottantenni, ma nulla ancora è stato detto a tale proposito di così preciso e puntuale da avere certezze sul da farsi.
L’auspicio è che in tempi rapidissimi il buon senso e la ragionevolezza prevalgano su tutto il resto.
Sarei ben lieto di ricevere un cenno di risposta alla presente, e perché no, disponibile anche ad un incontro chiarificatore.
Cordialità
Olita Raffaele