Domenica 14 febbraio 2021 – La Cassazione, per la seconda volta, ha annullato la sentenza di condanna di Giuseppe Caggiano, ritenuto responsabile dell’omicidio di Giancarlo Tetta, avvenuto il 2 aprile del 2008, all’interno nell’ambito della guerra di mafia che provocò in Basilicata una lunga serie di omicidi.
La seconda sezione della Corte di Cassazione, presieduta dal dott. Gallo e che ha visto come relatrice la dott.ssa Pacilli, nonostante il Procuratore Generale dott. Pedicini avesse chiesto di dichiarare inammissibile il nuovo ricorso proposto, ha accolto in pieno gli argomenti di diritto sostenuti con forza dal penalista Dario Vannetiello, difensore di Caggiano, che ricorda le varie fasi processuali del delitto.
L’esecutore materiale – afferma l’avvocato Vannetiello – fu Saverio Loconsolo, poi pentitosi.
Proprio la collaborazione con la giustizia di costui consentì alla Autorità Giudiziaria di individuare il complice, Giuseppe Caggiano, figlio del capo clan dell’area del Vulture-melfese Massimo Cassotta, gruppo criminale questo ultimo in stretto collegamento con la criminalità violenta della città di Foggia.
Il giudizio di primo grado, definito con il rito abbreviato, si concluse il 3 novembre del 2017 con la condanna ad anni 20 di reclusione emessa dal Gup presso il Tribunale di Potenza, dott.ssa Rosa Maria Verrastro.
In particolare, – ricorda l’avvocato Vannetiello – furono ritenuti attendibili i pentiti Saverio Loconsolo e Adriano Cacalano nonché convergenti le loro dichiarazioni.
L’impianto accusatorio resse anche in secondo grado atteso che in data 20 giugno 2018 la Corte d’ assise di appello di Potenza confermò la condanna.
Proposto ricorso, la Corte di Cassazione annullò la sentenza di condanna ritenendo necessario esaminare in aula il pentito Cacalano per meglio verificare la sua attendibilità, sia acquisire le trascrizioni integrali dei verbali di interrogatorio resi dai due sopracitati pentiti .
Il nuovo processo di appello si svolse innanzi alla Corte di assise di appello di Salerno, presieduta dal dott. Palumbo, con a latere il dott. Siano.
All’esito della acquisizione delle nuove prove, l’Ufficio della Procura Generale, rappresentato dal dott. Elia Taddeo, chiese di confermare la sentenza di condanna, richiesta questa che con sentenza emessa il 13.07.2020 fu condivisa dal Collegio Giudicante.
La incessante difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, invocò di nuovo e con determinazione, l’intervento della Suprema Corte, con ben due distinti ricorsi contenenti un numero impressionante di censure.
Dopo un intenso confronto dialettico, la seconda sezione della Corte di Cassazione, presieduta dal dott. Gallo e che ha visto come relatrice la dott.ssa Pacilli, nonostante il Procuratore Generale dott. Pedicini avesse chiesto di dichiarare inammissibile il nuovo ricorso proposto, ha accolto in pieno gli argomenti di diritto sostenuti con forza dal penalista Dario Vannetiello, oramai dedito esclusivamente al patrocinio innanzi alla Suprema Corte.
Va rilevato – precisa il difensore di Caggiano – che sono rarissimi i casi nei quali la condanna per un delitto di omicidio venga per ben due volte annullata in Cassazione.
Ora si è in attesa di conoscere quali sono stati i cavilli giuridici che hanno portato al clamoroso annullamento.
Il nuovo giudizio di rinvio si svolgerà presso la Corte di Assise di Appello di Napoli, atteso che sia presso il palazzo di Giustizia di Potenza sia presso il palazzo di Giustizia di Salerno vi è un’unica sezione di Assise di Appello, con il conseguenziale effetto che le medesime Corti distrettuali di Potenza e di Salerno non possono più nuovamente giudicare Giuseppe Caggiano per tale vicenda omicidiaria.
L’ulteriore effetto del secondo clamoroso annullamento deciso dalla Cassazione – precisa l’avv. Vannetiello – potrebbe essere quello di determinare la remissione in libertà dell’accusato per scadenza dei termini di custodia cautelare.