Giovedì 21 gennaio 2o21 – Il grado di civiltà di un Paese andrebbe misurato anche in base alla qualità e all’idoneità dei luoghi in cui si esercita il diritto alla giustizia.
Partendo da questo presupposto, rilevo con amarezza le condizioni prossime all’inagibilità del Palazzo di Giustizia di Potenza. Qui, nei giorni di pioggia, l’acqua gocciola dal soffitto. Nell’aula della Corte d’appello, un giudice e il suo cancelliere sono stati costretti a farsi luce con i telefonini, perché l’impianto elettrico non funzionava. Giorno dopo giorno aumentano i disservizi che da qualche mese a questa parte stanno rendendo sempre più difficile il lavoro di giudici, magistrati, funzionari e avvocati.
Per questo ho formulato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro della Giustizia”.
Lo dice, in una nota, il senatore della Lega e vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, Pasquale Pepe.
“In tempi di pandemia – dice Pepe – la situazione si è peraltro aggravata. In diverse aule gli impianti di riscaldamento sono stati spenti, perché le raccomandazioni anti-contagio impediscono il funzionamento di sistemi che aspirano l’aria in ambienti comuni e favoriscono il ricircolo della stessa. Così tra i banchi è diventato sempre più comune vedere avvocati col cappotto e toghe gonfiate dai piumini indossati per proteggersi dal freddo o tanti cittadini chiamati a rendere testimonianza, che hanno dovuto sopportare rigide temperature”.
Molti dei problemi all’interno del Palazzo di Giustizia del capoluogo lucano sono, tuttavia, precedenti alla diffusione del Covid-19 e indipendenti dal rischio contagio. “Il caso più eclatante – aggiunge il senatore lucano – è quello del malfunzionamento degli ascensori, che in una struttura di cinque piani, più altri tre interrati, sono indispensabili per chi ha difficoltà di movimento. In alcuni casi, risultano fuori servizio, provocando notevoli disagi, in particolare per quei soggetti eventualmente portatori di disabilità che potrebbero non avere la possibilità di raggiungere le aule del Tribunale.
Chiedo, pertanto, – conclude il Senatore Pepe – di porre rimedio a questa situazione indecente, senza ulteriori indugi. Il diritto costituzionale alla giustizia deve essere garantito anche attraverso la piena agibilità dei luoghi in cui deve essere esercitato”