VAL D’AGRI – «Eni dichiara di voler realizzare solo un deposito temporaneo dei rifiuti e non un impianto di trattamento. Alle rilevanti perplessità espresse dalle associazioni ambientaliste Eni però non risponde nel dettaglio glissando anche sulla richiesta di coinvolgere concretamente la popolazione con la modalità prevista dal Codice dell’Ambiente ossia l’Inchiesta Pubblica e neppure con un tavolo della trasparenza».
Così replicano a Eni le associazioni ambientaliste Mediterraneo no triv, Cova contro, Medici per l’ambiente, Mamme libere, Osservatorio popolare della Val d’Agri, Libera Basilicata, Presidio Val d’Agri.
Le associazioni sottolineano come «dopo aver incassato il diniego della competenza del Ministero dell’Ambiente, la società petrolifera non deve neppure chiedere alcuna autorizzazione sostenendo che “il progetto, in realtà, non ha la necessità di un’autorizzazione, basta una dichiarazione nell’ambito dell’Aia regionale”.
Eppure Eni, nella sua risposta alle associazioni, nulla dice rispetto al fatto che il deposito che intende realizzare è adiacente al Cova che è industria soggetta alla Seveso III e dove si è già verificato, per diretta classificazione del Ministero un “incidente rilevante”».
Nella foto in rosso la zona interessata dal progetto a ridosso del Cova
«A nostro parere il progetto di Eni è estremamente pericoloso anche in virtù delle attuali disposizioni di legge in vigore all’assetto del territorio, dell’urbanistica e degli impianti attigui a industrie soggette a rischio di incidente rilevante. Basti solo considerare che, sempre secondo la normativa in vigore, oltre al rischio insito all’attività industriale svolta nel Cova, vi sono stringenti limitazioni anche alla possibilità di realizzare impianti adiacenti che possono aumentare il rischio o le conseguenze di un incidente rilevante. E’ indubbio e per diretta ammissione di Eni, che nel deposito temporaneo dei rifiuti saranno stoccati, per un lasso di tempo non specificato, anche sostanze pericolose».
«Ne consegue che l’impianto, in quanto prevede lo stoccaggio di rifiuti del Cova ed essendo attiguo al Centro Olio e poi addirittura annesso all’impianto, per legge è classificabile tra quelli a rischio di incidente rilevante o tale da incrementarne, seppur potenzialmente, il pericolo non fosse altro per l’eventuale effetto cumulo. Per dovere e amore del territorio ricordiamo che è incidente rilevante o industria soggetta a rischio di incidente rilevante, “un evento quale un’ emissione, un incendio, o un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento e che dia luogo a un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento e in cui intervengano una o più sostanze pericolose”. Ci chiediamo anche, nel caso specifico, se gli enti territoriali competenti e quindi, il comune di Viggiano, hanno apportato le varianti ai piani territoriali di coordinamento provinciale e agli strumenti urbanistici dell’intera zona o quanto meno, di quella indicata da Eni Spa. Inoltre, non abbiamo neanche contezza del Piano di Caratterizzazione rispetto all’evento di dispersione di tonnellate di petrolio e di sostanze chimiche dai serbatoi del Cova e avvenuto nel lontano 2017. Non conosciamo esattamente neppure gli sviluppi di tale contaminazione in ordine alle zone impattate e a quelle in futuro oggetto della dispersione.
Altro aspetto di grande rilevanza sono le molteplici autorizzazioni rilasciate al Cova e in merito ad uno scenario che ora Eni intende modificare relativo appunto, alle zone esterne o interne al perimetro dell’industria, collocandoci ora un impianto di stoccaggio temporaneo di rifiuti anche pericolosi.
Come non pensare, allora, anche al Piano di Emergenza Esterno del Cova che non è rinnovato da anni circostanza già di per se rilevante e di assoluta gravità anche alla luce della previsione di un impianto potenzialmente pericolo e a ridosso del Centro Olio».
«Per nostro conto – concludono le associazioni – auspichiamo vigilanza da parte delle autorità preposte al controllo del territorio, della sua integrità, e alla salute e alla sicurezza dei cittadini, opponendosi al progetto di deposito temporaneo dei rifiuti presso il Centro Olio Val D’Agri. Ad ogni qual modo, sino ad oggi, Eni Spa non ha di certo ipotizzato di poter consentire la partecipazione dei cittadini e come la legge prevede con la modalità dell’Inchiesta Pubblica e dei Tavoli della Trasparenza. Quindi, se effettivamente il progetto non è potenzialmente pericoloso aspettiamo di vedere se sarà consentita l’Inchiesta Pubblica e se ci sarà consentito di partecipare al tavolo della trasparenza. In mancanza, dove non c’è trasparenza e partecipazione effettiva della collettività non è certo possibile poter essere sereni sulla sicurezza del progetto».