Potenza, 14 gennaio 2021 – “Sulla scuola bisogna andare oltre le logiche delle singole chiusure o aperture, che mandano in confusione e creano un forte stress psichico nei docenti, negli studenti e nelle famiglie. La pandemia ha reso più evidenti le contraddizioni del nostro sistema di istruzione, sia a livello regionale che nazionale. Occorre intervenire su un’idea complessiva del ruolo della scuola e dell’istruzione nel nostro paese e in Basilicata”.
È quanto affermano il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa e segretario generale della Flc Cgil di Basilicata, Paolo Fanti.
“È chiaro – continuano – che occorre ricomporre un quadro omogeneo ed equilibrato del sistema, che veda anche un maggiore coinvolgimento dei sindacati a livello territoriale. La situazione è difficile e complessa, l’andamento della pandemia non è prevedibile, tuttavia riteniamo che occorra fare di tutto per coniugare il diritto all’istruzione e alla sicurezza per tutta la comunità scolastica. In questo senso poco è stato fatto, per responsabilità sia del governo nazionale che di quello regionale, e troppe cose ancora mancano e non sono state definite. Chiediamo la rapida istituzione di una corsia preferenziale per tamponi e tracciabilità che coinvolga personale e studenti e riteniamo inoltre che sia necessario, una volta terminata questa prima tranche rivolta agli operatori sanitari e alle popolazioni più fragili, collocare i lavoratori della scuola ai primi posti nella campagna vaccinale. Occorre inoltre cominciare ad affrontare seriamente il nodo chiave del trasporto scolastico extraurbano: oggi paghiamo lo scotto di mancati interventi che avrebbero dovuto essere stati programmati la scorsa estate.
Infine, ma non da ultimo – affermano i due segretari – occorrerebbe una revisione complessiva dell’organizzazione scolastica, ma per fare questo serve più personale per garantire l’articolazione dell’orario scolastico in sicurezza, con la contemporanea riduzione del numero degli alunni per classe e intervenendo anche sui meccanismi di reclutamento e di stabilizzazione dei precari. Dal 2008 in poi interventi pesantissimi hanno aumentato in maniera intollerabile il numero di alunni per classe, generando un peggioramento della qualità della scuola. Anche rispetto all’edilizia scolastica siamo molto indietro: le classi sono da tempo spesso inadatte a ospitare adeguatamente i ragazzi, figuriamoci ora in una situazione di emergenza sanitaria che richiede più spazio per il distanziamento.
Insomma: la pandemia ha accelerato e messo in evidenza tutto quello che non si è fatto negli ultimi 15 anni. È questo il contesto in cui si inserisce la Dad – aggiungono Summa e Fanti – che in alcuni contesti territoriali e sociali è stata inaccessibile (per insufficienze nella copertura di rete) e che comunque rappresenta uno strumento emergenziale che non è e non può essere sostitutiva della scuola in presenza. C’è un tema di “restituzione” di cui tutti gli attori responsabili devono farsi carico, altrimenti rischiamo di ritrovarci con un’intera generazione deprivata sia rispetto ai processi di inclusione sia rispetto al livello degli apprendimenti.
L’utilizzo delle risorse del Recovery Plan – concludono – sarà un banco di prova e chiediamo con forza che una parte consistente di quelle risorse sia utilizzata per riqualificare il sistema dell’istruzione e della formazione, fondamentali non solo per affrontare le sfide della cittadinanza democratica, ma anche per tutte le partite legate allo sviluppo e al lavoro. In un mercato del lavoro che con la digitalizzazione e la green economy cambia radicalmente obiettivi e modelli produttivi e organizzativi, la formazione di cittadini critici e con un grado di istruzione articolato e adeguato alla complessità del mondo presente sarà sempre più centrale, rendendo anche esigibile il diritto all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita”.