Venerdì 25 dicembre 2020 – “Ogni scartato e figlio di Dio”: lo sottolinea Papa Francesco nella Messa della Notte di Natale chiedendo di rivolgere lo sguardo a chi è più in difficoltà. Guardando al Dio che si è fatto bambino, il Pontefice sottolinea: “Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre.
Dio prende dimora vicino a noi, povero e bisognoso, per dirci che servendo i poveri ameremo Lui”. “Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, dal suo amore instancabile, dal suo amore concreto. Quante volte invece – ha detto ancora il Papa nell’omelia -, affamati di divertimento, successo e mondanità, alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto dentro!”. E’ una Messa della Notte, quella nella basilica vaticana, che è stata anticipata per rispettare le norme anti-Covid. Pochi i fedeli presenti a San Pietro per il rispetto del distanziamento: circa 200 persone in una basilica che ne può contenere 7mila. Anche domani la tradizionale benedizione Urbi et Orbi non si terrà dalla Loggia con la presenza dei fedeli ma nell’Aula delle benedizioni da dove il messaggio del Papa sarà diffuso in streaming in tutto il mondo. E nell’attesa del messaggio del giorno di Natale, che tradizionalmente è l’occasione per puntare i riflettori sulle aree più martoriate del pianeta, oggi il Papa ha voluto mandare il suo messaggio a due Paesi particolarmente in sofferenza: il Libano e il Sud Sudan. Ha parlato del “dolore” con il quale segue gli eventi del Paese dei cedri ed ha assicurato che intende visitare il Libano “appena possibile”. Quindi ha lanciato un nuovo appello alla comunità internazionale: “Aiutiamo il Libano a rimanere fuori dai conflitti e dalle tensioni regionali. Aiutiamolo a uscire dalla grave crisi e a riprendersi”. Ai politici del Sud Sudan, in una lettera scritta insieme all’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al Moderatore della Chiesa di Scozia, il rev. Martin Fair, chiede di fare progressi nel processo di pace, avviato nel 2019 con l’incontro in Vaticano. Qualche passo è stato fatto “ma sappiate che non è sufficiente per il vostro popolo”, ammoniscono i leader religiosi che rinnovano l’impegno a visitare il Paese africano quando la situazione lo permetterà.