L’emergenza Covid-19 ha messo a dura prova tantissime attività. Tra queste, la ristorazione, è sicuramente una categoria che ha risentito maggioramene degli effetti economici della pandemia. E all’interno di questa categoria, i bar, che hanno sempre fatto dello “stare insieme” lo scopo secondario della loro attività, sono stati sicuramente i più colpiti e penalizzati. Le restrizioni imposte dall’ultimo dpcm, poi, hanno dato la mazzata finale. Tanto che, più di qualcuno, avrebbe preferito addirittura abbassare le serrande. Ma ci sono tanti imprenditori, invece, che anche in questa situazione paradossale, si sono rimboccati le maniche e hanno reinventato il loro modo di gestire e soddisfare la clientela. Certo, il caffè “da asporto”, bevuto all’esterno dei locali, distanti e spesso soli, ha sicuramente un altro sapore. Ma noi consumatori, noi clienti, dobbiamo farcelo piacere. Anche così. Anche per non vanificare gli sforzi e i sacrifici che tanti imprenditori stanno facendo in questo momento particolare.
A Napoli è usanza antica quella del “caffè sospeso”: chi entra in un bar lascia pagato un caffè al prossimo cliente. Un dono a beneficio di uno sconosciuto, ad una persona bisognosa, ad un amico che passerà da lì. Non sarebbe una cattiva idea se questa filantropica abitudine si divulgasse anche da noi, in Basilicata, soprattutto in questo periodo. Potrebbe essere un piccolo segnale di vicinanza ai tanti bar delle nostre città. Un gesto solidale, simbolico ma anche concreto, che potrebbe persino farci sentire… più vicini. Che ne pensate?