Lunedì 16 novembre 2020 – “Sono un lucano che 26 anni fa ha lasciato la propria terra per andare a studiare in un’altra regione, in Emilia Romagna, e li sono rimasto trovando lavoro e famiglia. La Lucania però è e sarà sempre la mia terra, della mia famiglia e del mio cuore finché vivrò”.
Inizia così la lettera che Francesco Fanelli ha inviato al presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.
“Nella regione in cui vivo – aggiunge Francesco – il COVID ha picchiato duro seminando purtroppo tanti morti e tanti danni sociali ed economici. Eppure la lungimiranza e la lucidità di chi ci governa non si è lasciata condizionare ed ha sempre avuto un caposaldo: quello di garantire le scuole primarie sempre in presenza. Sono stati fatti, e si stanno facendo, sforzi immani per farlo solo e sempre con una consapevolezza di fondo: non può essere l’anello più debole e innocente della società a pagare il prezzo più alto.
I bambini stanno pagando un prezzo altissimo senza avere un minimo di responsabilità anzi sono vittime della nostra incapacità di programmare, prevedere e esercitare quelli che sono i principi cardine del buon governo e della democrazia.
Privare i bambini della scuola vuol dire loro privare della fiducia e riacquistare la loro fiducia è una missione lunga e non sempre di facile successo.
Le responsabilità sono altrove e molto lontano dalle scuole. Sono dove si è permesso per mesi una socialità senza limiti, chiudendo un occhio e sperando che andasse tutto bene. Sono dove non è programmato per tempo un piano di continuità anche in presenza di un aumento dei contagi.
Troppo facile chiudere le scuole, luogo tra l’altro ampiamente dimostrato in grado di garantire sicurezza e un’incidenza dei contagi ampiamente sotto la media.
Un atteggiamento del genere forse farà dormire sonni tranquilli a qualche politico ma come insegna l’economia (di cui un po’ ne so), la logica del breve termine è destinata miseramente a fallire.
Presidente Bardi da lucano, figlio e nipote di insegnante (che esercita il suo ruolo con orgoglio da anni) e da zio di un nipote che ama la sua scuola, la invito a ripensarci. Piuttosto sia più severo con chi le regole non le rispetta ma le scuole le tenga aperte“, conclude Francesco.