Domenica 15 novembre 2020 – Lunedì 16 Novembre, a partire dalle ore 06:00, davanti i cancelli della Garramone, azienda dell’Indotto Eni di Viggiano, avrà inizio lo sciopero della fame di 7 lavoratori, posti ingiustamente in Cassa Integrazione a zero ore ( F.I.S.) con assemblea permanente.
I lavoratori ne hanno avuto notizia a mezzo raccomandata inoltrata agli stessi da parte delle Direzione Aziendale.
Una lunga storia, una vera e propria Odissea di confronti sindacali, iniziata – ricorda Giovanni Galgano, coordinatore della zona di Viggiano della Uil – lo scorso Marzo quando Eni ha deciso prima di ridurre drasticamente le attività esplicate dai lavoratori, poi assegnarle, con fare scellerato, ad un’altra azienda, raggirando il Patto di Sito, permettendo così a quest’ultima azienda di entrare nel Centro Oli di Viggiano con l’assegnazione di una diversa commessa ormai dismessa da due anni … Quando si dice che “si entra dalla finestra e magicamente si esce dal portone”, ove il portone rappresenta un ventaglio di opportunità.
Oggi – prosegue Galgano – siamo giunti al capolinea, dopo 7 lunghi mesi di andirivieni, tra responsabilità, pazienza e attese, viste le tante richieste di incontro inoltrate a Confindustria, in merito alla situazione interna alla Garramone, richieste rimaste tutte ovviamente inevase .
Nel frattempo Eni ha ridotto ulteriormente le attività, eliminando postazioni di lavoro che si tramutano in miseria e cassa integrazione. Più volte, è stata richiesta una cassa integrazione equa, eppure questi 7 lavoratori devono pagare per tutti, sia per le scelte che per i raggiri delle regole da parte della commitente.
Invitiamo le istituzioni regionali, prefettizie e quelle comunali, – prosegue Galgano – ad adoperarsi affinché la questione petrolio sia discussa e soprattutto risolta una volta per tutte.
Chiediamo alla classe politica nella sua interezza a scusarsi per non essere riusciti, a suo tempo, a fare del giacimento lucano il trampolino di lancio per l’economia e in Basilicata; per non aver mostrato lungimiranza nel fare dell’Indotto di Viggiano, il fulcro del rilancio a 360 gradi della terra lucana.
Ora, è giunto il tempo – conclude Galgano – di riparare agli errori commessi negli anni, non ne tollereremo altri, è tempo di salvaguardare i livelli occupazionali raggiunti, le condizioni economiche cui i lavoratori hanno diritto e non da ultimo la dignità dei lavoratori e del lavoro.Bisogna riportare in Val D’Agri il senso di giustizia e di rispetto delle regole”.