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Letto Covid e cibo, come cambiano le abitudini in tempi di pandemia
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Ufficio Stampa Basilicata > Blog > #Coronavirus > Covid e cibo, come cambiano le abitudini in tempi di pandemia
#CoronavirusFood e Beverage

Covid e cibo, come cambiano le abitudini in tempi di pandemia

USB - Ufficio Stampa Basilicata 15 Novembre 2020
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Domenica 15 novembre 2020 – Il rapporto dei lucani con il cibo, in tempi di pandemia, è profondamente cambiato. Fuori casa, già prima della chiusura dei ristoranti, l’atteggiamento prudente è prevalso sulla voglia di pranzo e cena in convivialità nel locale di affezione e gusto. A casa degli italiani – riferisce una ricerca dell’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market / Swg) realizzata in occasione del 16 novembre 2020, decennale della proclamazione della Dieta Mediterranea patrimonio immateriale Unesco – 4 su 10 hanno cambiato il loro stile alimentare e 6  su 10 dichiarano di privilegiare abitualmente un regime nutrizionale ispirato alla dieta mediterranea perché più salutare, con cibi freschi, molta frutta e verdura, legumi e proteine prevalentemente vegetali. Per chi non vuole rinunciare ai piatti dello chef il ricorso al pasto consegnato a casa è l’unico possibile.

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Tornando invece ai pasti a casa il 43,5% degli intervistati dall’Osservatorio ha dichiarato di aver acquistato più verdure fresche, il 43,1% degli intervistati di aver acquistato più frutta fresca e il 36,8% di aver acquistato più legumi. Il 60,3% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato più farina e lievito. Il 27% degli intervistati ha dichiarato di essere attento alle scelte di una alimentazione proteica per affrontare le difficoltà del 2020 fra la prima e la seconda ondata pandemica.

Una percentuale superiore, il 33%, guarda anche ai “comfort food” come dolci e cioccolata per smorzare l’ansia del periodo e ritrovare momenti di gratificazione. 

La dieta mediterranea è al centro di un’evoluzione più complessa negli stili di vita e di scelte alimentari: la lunga permanenza fra le mura domestiche, nel 2020 del covid-19, ha introdotto buone pratiche nella pianificazione dell’acquisto, gestione e fruizione del cibo, favorendo la prevenzione degli sprechi. 

Il 68% considera la dieta mediterranea determinante o utile per la prevenzione dello spreco alimentare. Un italiano su 2 (51,6%) dichiara di sprecare senz’altro di meno adesso, malgrado sia aumentato l’acquisto dei generi alimentari nel 58% dei casi. In particolare si è ridotto lo spreco di farina e lievito per il 43,2% dei cittadini, di avanzi dei pasti precedenti nel 45% dei casi, di carni rosse e bianche e di latte per 4 italiani su 10.

La maggiore disponibilità di tempo, favorita dallo smart working, permette agli italiani di dedicare più tempo alla cucina: lo dichiara il 58.6% degli intervistati. A sorpresa: il pesce (38%) attira più della carne, e di pari passo con l’attrazione per i fornelli cala l’interesse per i prodotti pronti di gastronomia (27%) e solo 1 italiano su 5 pratica talvolta il take away (21%). 

Nella ricerca emerge che ben sei italiani su 10 dichiarano di aver cambiato il modo di fare la spesa: il 25% anche in ragione di un diminuito potere d’acquisto, per sostenere i costi, ma il 18% dichiara di essere più selettivo nella qualità del cibo acquistato. Un italiano su 10 riscopre i negozi al dettaglio e il 9% si dedica all’e-commerce anche per l’acquisto di prodotti alimentari. Ancora: 1 italiano su 2 (il 47,2%) ha introdotto la lista della spesa e il 20% dichiara di averla sistematicamente adottata, mentre 1 consumatore su 10 ha riscoperto i negozi al dettaglio. Un italiano su 2 acquista più di prima prodotti a lunga conservazione e ingredienti per piatti da preparare in famiglia (dolci, focacce, ecc). 

Alimentarsi in modo sano e sostenibile costa 7,28€ in meno a persona a settimana, visto che forse a sorpresa, il carrello settimanale per la spesa della dieta mediterranea costa infatti 46,27€, a differenza di quello standard che ha un costo di 53,55€.

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