Sabato 31 ottobre 2020 – Ormai è diventato un caso sul quale sono intervenuti anche esponenti politici, alcuni dei quali – Pittella e Cifarelli – chiedono che Bardi relazioni in Consiglio regionale.
Quello che è accaduto tra l’assessore regionale Francesco Cupparo e la regista Vania Cauzillo nel corso di un incontro in Regione è oggetto di valutazioni da parte di entrambi.
L’assessore Cupparo ha pubblicato una circostanziata nota su Basilicatanet, Cauzillo con un post sulla sua pagina Fecebook ha chiarito quella che è la sua versione dei fatti che, ci pare di capire, saranno oggetto di valutazione da qualche magistrato.
Ma restiamo alle dichiarazioni su quanto accaduto.
Assessore Cupparo
“Dopo aver letto ieri sui giornali il copione della “sceneggiata napoletana” scritto dalla regista Vania Cauzillo, credo che -affrma – l’unico palcoscenico utile sia un’aula giudiziaria.
Mi vedo costretto a presentare querela per diffamazione contro di lei e contro quanti hanno costruito o dato credito alla trama della “sceneggiata napoletana” trascrivendola sulla stampa, per difendere la mia onorabilità e quella dell’istituzione regionale che rappresento.
E prima di replicare ho voluto attendere, per il rispetto dovuto alla Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi, che ha convocato un incontro oggi con la signora Cauzillo, come lei stessa ha spiegato, per “consentire a entrambi di chiarire le rispettive posizioni in un’ottica di auspicata conciliazione e distensione dei rapporti”. Ma la regista ha preferito disertarlo e pertanto mi sembrano doverose alcune precisazioni.
Il racconto della Cauzillo, a cui va il riconoscimento di artista fantasiosa, contiene grossolane falsità che testimoni, non solo personale della mia segreteria, ma una dirigente della Regione, sono in grado di smentire. Devo piuttosto pensare che è stata organizzata un’autentica provocazione nei miei confronti esplicitata con gravi offese personali. Per ricostruire i fatti è necessario precisare che io non ho la delega alla cultura che appartiene, come del resto dovrebbero sapere gli stessi uomini e donne dello spettacolo, al Presidente Bardi.
Partiamo da un antefatto che, a mio parere, ha determinato poi l’intera vicenda.
Una settimana fa ho incontrato, su loro iniziativa, e per puro senso delle istituzioni, una delegazione di operatori dello spettacolo dal vivo che lamentavano la mancata erogazione delle risorse destinate allo spettacolo per l’anno 2019 e la mancata copertura di quel fondo per un milione di euro rispetto ai 2,5 milioni previsti.
In seguito, al fine di verificare quanto detto e per cercare una soluzione mi sono recato nell’ufficio della dr.ssa Minardi, dirigente del settore, dove ho ritrovato le stesse persone che poco prima avevo incontrato.
Nella interlocuzione con la dirigente si è parlato di Film Commission e della possibilità eventuale dopo averlo concordato con il Presidente Bardi di reperire un milione di euro nei fondi ad essi assegnati e non spesi ed eventualmente utilizzarli per far fronte alla carenza di cassa del capitolo del fondo per lo spettacolo nell’anno 2019.
Ritengo che solo ed esclusivamente per l’ipotesi avanzata di utilizzare fondi non spesi da Film Commission, alcune personalità del mondo del cinema, mai rivoltesi ai miei uffici nell’arco di 18 mesi, si siano rivolti al consigliere Quarto che mi ha telefonato chiedendomi di riceverli.
Cosa che ho fatto nonostante avessi sottolineato, per primo al consigliere, di non essere titolare della delega in questione. Comunque, come avevo fatto in precedenza con gli operatori dello spettacolo, anche questa volta, senza conoscere nemmeno i nominativi e nonostante una giornata molto piena di impegni istituzionali, ho accettato di scambiare opinioni con chi, soltanto ieri ho scoperto che rispondono ai nominativi Cauzillo, Toma e Calandriello e che sono in stretto contatto con Film Commission.
E a dimostrazione della mia volontà di contribuire alla soluzione di problemi che mi sono stati esposti perché, a mio giudizio, le imprese della cultura, dello spettacolo e dell’arte hanno la stessa dignità delle altre imprese di comparti produttivi, a condizione che non ci siano situazioni di privilegio, ho voluto esporre la situazione rappresentata dall’Ufficio diretto dalla dottoressa Patrizia Minardi che è la responsabile dell’Ufficio Sistemi Culturali per la Presidenza della Giunta. Infatti ho esposto il fatto della disponibilità in bilancio di 1,5 milioni rispetto ai 2,5 milioni destinati per il 2019 al settore, con la possibilità, ancora da verificare in tutti gli aspetti tecnici, di utilizzare 1 milione di euro non speso da Film Commission Basilicata.
Mentre si discuteva di questa ipotesi e mentre mi spostavo nella stanza per vedere se fosse iniziata una videoconferenza, la regista Cauzillo si lasciava sfuggire una frase, rivolta ad un altro operatore dello spettacolo che l’accompagnava, praticamente un vero e proprio insulto: “ che parli a fare con lui. Non vedi che è….”.
Per questo motivo, dopo aver dato ampia prova di disponibilità, li ho invitati ad uscire dal mio ufficio e credo che anche questa sia la motivazione della scelta di interpretare il ruolo teatrale di vittima.
Voglio ulteriormente precisare, come ho detto agli operatori che ho ricevuto, che le risorse regionali e comunitarie hanno procedure che valgono per ogni tipo di impresa. Lo sanno bene gli artigiani, i commercianti, gli operatori del turismo che si sono visti, purtroppo, negare gli aiuti degli Avvisi Pubblici del Dipartimento, dopo i controlli eseguiti per irregolarità riscontrate. Invece ho riscontrato tra gli operatori dello spettacolo un atteggiamento di ostilità alla semplice pronuncia della parola “controllo” considerata una minaccia. Quanto alle valutazioni sull’affidamento da parte del Presidente della delega alla cultura, sono certo che Bardi non abbia bisogno di suggerimenti e saprà bene cosa fare.
Posso ritenere che nel mondo dello spettacolo ci sia necessità di capire esattamente cosa si intende per posti di lavoro, di discernere tra posto di lavoro e assunzione temporanea, di versamenti di contributi Inps, perché se davvero ci trovassimo di fronte a una occupazione di 6000 unità lavorative nel triennio, oggi da quanto leggo sui giornali diventati 16mila, ci troveremmo ad avere una seconda FCA e di tanto non potremmo che esserne soddisfatti.
I fatti veri sono che, tornando al Piano triennale dello spettacolo e all’annualità 2019, scopriamo che del milione e mezzo stanziato soltanto un milione è stato liquidato e il resto rimane non liquidabile perchè ancora in attesa di rendicontazione. Gli operatori dello spettacolo farebbero bene a ricordarsi di giustificare e rendicontare le spese che sono ammissibili per il finanziamento assentito prima di chiedere altri fondi . Farebbero bene a non farsi venire i capelli dritti quando un assessore regionale espone la volontà di verificare gli spettacoli fatti, il numero di spettatori, l’assunzione degli operatori culturali, i biglietti staccati risultanti alla SIAE. Sono soldi pubblici che la gente pretende che siano spesi con modalità legittime e che apportino benefici materiali e immateriali alla comunità. Io sono stato eletto per fare questo, per programmare la spesa, per verificarne le ricadute sociali ed economiche, per garantire procedimenti legittimi per la spesa pubblica.
Voglio rassicurare la Comunità lucana che – conclude l’assessore Cupparo – il mio operato sarà quello di garantire tutto quanto innanzi descritto, sia dalla postazione di assessore che, eventualmente da altra che il Presidente vorrà o non vorrà delegarmi.
Invito pertanto il mondo dello spettacolo e della cultura a non confondere il “caso Cauzillo” con la mia sensibilità e il mio riconoscimento per tutti quanti – imprese, associazioni, operatori, artisti, figure professionali e lavoratori – si occupano di cultura nella nostra regione.
Infine al consigliere Luca Braia dico che prima di dare credito al racconto della regista, per il suo ruolo istituzionale, avrebbe fatto meglio ad informarsi e ad ascoltare la mia versione dei fatti. Ma il suo comportamento non mi meraviglia perché ogni occasione è quella buona per puntare allo scredito personale e alla polemica. Nel merito a lui e al direttivo del Cluster Basilicata Creativa dedicherò una replica circostanziata”.
Vania Cauzillo
“Da un paio di giorni – scrive Vania Cauzillo sul suo profilo Facebook – sono balzata, mio malgrado, agli onori della cronaca.
Una riunione di lavoro si è trasformata in qualcosa a cui non avrei mai voluto nemmeno assistere, figuriamoci subire.
La storia è ormai purtroppo nota, sebbene io mi sia premurata di muovermi solo ed esclusivamente per vie istituzionali.
Ho inviato, infatti, il racconto dell’accaduto solo al Presidente della Regione Vito Bardi per chiederne l’intervento e per conoscenza alla Commissione Regionale Pari Opportunità e alla Consigliera regionale di Parità, quali organismi deputati alla tutela dei diritti delle donne affinché ne avessero contezza. A nessun altro.
Rimane per me un mistero -afferma – come questa lettera sia potuta arrivare alla stampa, ma se c’è una responsabilità non può essere addebitata alla sottoscritta. (Cosa confermata dalla stessa testata “La Nuova del Sud”, nell’edizione di oggi – ieri per chi legge –).
Vista la piega presa dall’accaduto, però, a questo punto un paio di cose sento il bisogno di spiegarle. Confermo e ribadisco quanto comunicato al Presidente Bardi, relativamente alla dinamica dei fatti accaduti. Devo però ulteriormente stigmatizzare le parole dell’Assessore Cupparo espresse nel comunicato stampa rilasciato oggi.
Di nuovo un rappresentante istituzionale si premura pubblicamente di offendermi, scegliendo parole denigratorie e stereotipate, colpendo la mia professionalità e usandola strumentalmente rispetto alle istanze presentate dall’intero settore. Far passare tutto per «farsa» e «sceneggiata napoletana» è perfettamente in linea con quanto verificatosi, al netto dell’aggressione che ho subito.
Rispetto alla mia scelta di non partecipare all’incontro conciliativo con la Consigliera di Parità – e no, non ho disertato – ho provveduto a spiegare le ragioni direttamente alla Consigliera con una mail cordiale e ufficiale.
La mia istanza al Presidente Bardi riguardava una circostanza istituzionale e politica che non credo vada risolta in sede conciliativa, così come predisposto per i rapporti datore-dipendete.
Le cose prenderanno il loro corso, per quanto mi riguarda continuerò a tutelarmi nelle sedi opportune, evitando i clamori ai quali sono stata costretta al di là dalla mia volontà. Grazie a tutti quelli che hanno manifestato il loro supporto. In questo momento in cui avremmo bisogno di sentirci sicuri nel dialogo con chi ci governa, percepire il sostegno delle persone e poter contare sulla loro capacità di usare le parole adeguate a questo tempo restituisce fiducia”.