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Letto Sconcerto delle associazioni degli ammalati per l’accorpamento del reparto di Reumatologia del “San Carlo”
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Sanità

Sconcerto delle associazioni degli ammalati per l’accorpamento del reparto di Reumatologia del “San Carlo”

USB - Ufficio Stampa Basilicata 23 Ottobre 2020
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Venerdì 23 ottobre 2020 – “Le scriventi associazioni dei malati reumatici hanno appreso con sconcerto che la Direzione Strategica dell’ AOR “San Carlo” di Potenza, nell’ottica di affrontare l’emergenza sanitaria legata all’ infezione da coronavirus, ha di fatto “smantellato” l’ unità operativa di Reumatologia che da oltre 20 anni opera nel nostro territorio ed è diventata punto di riferimento non solo per tanti pazienti lucani ma anche per molti altri affetti da malattie reumatiche gravi e in tanti casi anche rare, che provengono da tutta Italia”.

E’ quanto scrivono in una nota i presidenti delle associazioni A.Ba.MAR (Associazione Basilicata Malati Reumatici) e A.Lu.MAR (Associazione Lucana Malati Reumatici Onlus), Isabella Urbano e Luigi Berardi alla notizia dell’accorpamento del reparto di Reumatologia con altri dell’ospedale San Carlo di Potenza

“Le attività di DH ed i trattamenti infusionali, infatti, sono svolte già da alcuni giorni presso alcuni locali della Medicina Interna mentre i ricoveri sono distribuiti in modo casuale tra i reparti di Geriatria e Medicina Interna.

Nell’ottica di affrontare l’emergenza sanitaria legata all’ infezione da coronavirus, la decisione di questa riorganizzazione sanitaria – affermano Urbano e Berardi – è veramente di difficile comprensione.
I malati reumatici, che in una buona parte dei casi sono in cura con immunosoppressori, rappresentano, tra le altre, una categoria considerata a rischio e per la quale da mesi lo Stato Italiano definendoli ‘malati fragili’, ha messo in atto tutta una serie di misure di tutela aggiuntive.

Presso il San Carlo, invece, è ritenuta plausibile la commistione di pazienti con problematiche e bisogni di salute completamente diversi, esponendoci così a rischi infettivi importanti. È prevedibile, inoltre, che questa “dispersione” dei pazienti tra i vari reparti comporterà – sostengono Urbano e Berardi – oggettive difficoltà assistenziali che temiamo possano influire negativamente nel percorso di diagnosi e cura e che, in una fase delicata come questa, diventi una scelta che non porrà il cittadino al centro di un’organica, funzionale ed efficiente programmazione.

Il malato reumatico, i malati affetti da patologie rare, sono malati cronici che seguono un percorso personale doloroso, difficile e lungo quanto la loro stessa vita e il reparto di reumatologia diretto dal Dott. Olivieri e dalla sua validissima equipe, era diventato un reparto riconosciuto come una eccellenza internazionale non solo per la qualità degli interventi sanitari messi in atto, ma anche per avere garantito l’accompagnamento del malato durante questo arco della sua vita, garantendo la centralità del paziente che ha trovato sempre, all’interno di questa realtà, possibilità di ascolto, di approccio empatico, di riconoscimento della dignità individuale, condizioni di accoglienza e di sensibilità, elementi necessari a volte più delle stesse cure, nell’ affrontare l’ iter della malattia e la condivisione e il mantenimento del patto terapeutico.

Pertanto – prosegue la nota di Urbano e Berardi – umanizzare le cure significa rendere i luoghi di assistenza più sicuri, accoglienti e senza dolore garantendo agli operatori, tra le altre cose, un ambiente di lavoro organizzato in modo logico. Significa curare il malato, non la malattia.
Credere che mantenere “posti letto” sia la soluzione al problema è troppo semplicistico. È possibile che dopo oltre 7 mesi dall’inizio dell’emergenza ci sia ancora bisogno di ricordare che non ci si ammala solo di Covid?
Anche la presidente nazionale di Anmar onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) Silvia Tonolo, denunciando la situazione di molte regioni ha sottolineato più volte, quando sono state sospese la continuità assistenziale e terapeutica, quanto i malati reumatici, siano in questa pandemia, diventati invisibili e dimenticati.

Di fronte ai numeri di un’eccellenza della sanità lucana, riconosciuta anche a livello internazionale, ci saremmo aspettati, – ribadiscono Urbano e Berardi – non solo come pazienti ma soprattutto come cittadini e contribuenti, una maggiore attenzione e ancor di più, se si considera che le attività di ricovero, sono svolte in Basilicata, solo presso l’Azienda San Carlo.
Nel corso degli ultimi anni, più volte abbiamo ascoltato le promesse dei dirigenti della sanità lucana riguardo l’imminente apertura dei nuovi locali destinati alla Reumatologia e finanziati con soldi pubblici e allora perché questo spostamento presso altre unità operative?
Quanto tempo è necessario nella nostra Regione per ristrutturare spazi già esistenti?
Gli annunci degli amministratori alla stampa dei lavori pronti in 100 gg che seguito hanno avuto?
Dove sono le risposte a queste promesse?

A margine della Conferenza stampa di presentazione delle attività dell’ U. O. di Reumatologia dello scorso anno- ricordano i presidenti delle due associazioni – il presidente Bardi e l’Assessore Leone hanno preso degli impegni, nei confronti delle associazioni.
L’ultimo report ci dice che, sul totale delle prestazioni ambulatoriali effettuate nello scorso anno dal Dipartimento di Reumatologia con le sue strutture dislocate sul territorio regionale (Ospedale San Carlo e Madonna delle Grazie) il 36% delle prestazioni ambulatoriali, ha riguardato pazienti provenienti da altre regioni e il dato extraregionale cresce fino al 58% se si considerano i pazienti ricoverati in regime ordinario principalmente per patologie complesse quali connettiviti e vasculiti.
Noi malati reumatici lucani non vogliamo tornare ad essere “emigranti” della sanità e andremo avanti con la forza di un movimento che anche a livello nazionale sta combattendo una dura battaglia.
Dietro la dicitura ‘ malattie reumatiche’ ci sono malattie croniche come l’artrite reumatoide, la sclerosi sistemica, le spondiloartriti, l’artrite psoriaca, la malattia di Behçet e ci sono la forza e la voce di circa 20.000 soci come Anmar e di migliaia di pazienti.
Quasi 20.000 prestazioni effettuate negli ambulatori di Potenza e Matera, 415 pazienti ricoverati in regime ordinario e Day Hospital solo nel 2018.

Chiediamo, pertanto, – concludono Urbano e Berardi – alla Dirigenza del San Carlo e alle competenti autorità politiche di ascoltare la voce di noi malati e di intervenire tempestivamente per riportare tutto allo status quo ante e per restituire quel sentimento di fiducia verso le istituzioni che da troppo tempo, ormai, è messo a dura prova”.


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Tag Abamar, alumar, ospedale san carlo
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