Giovedì 22 ottobre 2020 – Oggi, ai cancelli del centro oli di Viggiano si è tenuto lo sciopero di 8 ore dei lavoratori dell’azienda D’Andrea che ha avuto un grandissimo sostegno da parte dei lavoratori delle aziende dell’indotto.
I lavoratori protestano perché da marzo scorso stanno subendo gli ammortizzatori sociali a causa delle scelte unilaterali di ENI e dell’azienda D’Andrea che hanno creato una forte precarietà occupazionale tradendo l’essenza del Patto di Sito.
In questo caso, come in altri casi, le attività sono trasmigrate verso altre aziende e oggi questi lavoratori vivono di stenti, vivono nel deterioramento delle proprie professionalità ed è ingiusto che lavoratori che hanno aperto il Centro Oli di Viggiano vivano una tale condizione.
Non è servita la pazienza, il senso di responsabilità, non solo dei lavoratori ma anche delle Organizzazioni Sindacali che hanno cercato in tutti i modi in questi mesi, di trovare una soluzione che potesse garantire loro il ripristino delle proprie attività; abbiamo accettato la modifica dell’orario di lavoro, con l’impegno che ciò avrebbe portato all’ azzeramento
dell’ammortizzatore sociale.
Oggi si lavora, a differenza del periodo pre-Covid, su due turni di lavoro – primo e secondo – con il 50% di ammortizzatore sociale e senza un riconoscimento economico da parte della stessa azienda per i propri lavoratori, a seguito della modifica dell’orario di lavoro; senza un pullman, con l’ammortizzatore sociale e senza soldi i lavoratori hanno peggiorato di gran lunga la loro condizione pre Covid e nonostante le varie denunce e comunicati sindacali, il mondo datoriale a partire da Confindustria, da ENI e Officine D’Andrea, continua in un vergognoso rimbalzo di responsabilità.
In questa situazione le attività che questi Lavoratori svolgevano sono oggetto di un nuovo contratto e di un cambio di appalto tra RAM e Termomeccanica, a nostro avviso sottodimensionato nei numeri reali, e che sta determinando la sofferenza e
l’ammortizzatore sociale per i Lavoratori di Officine D’Andrea.
Le attività oggetto del cambio di appalto sono anche quelle svolte strutturalmente negli anni dai lavoratori che oggi manifestano.
Non ci inventiamo nulla, quello che riportiamo è stato comunicato dalla stessa azienda D’Andrea con un alto dettaglio di informazione durante una riunione ufficiale con le RSU e le OO.SS.; non solo, ma ciò è attestabile mediante gli ordini di lavoro che
quotidianamente ENI rilascia alle aziende terziste e da quanto riportato dal vissuto dei Lavoratori.
In tal senso il comunicato ultimo di Confindustria relativo alla presunta chiusura del cambio di appalto RAM – Termomeccanica è una palese inversione della realtà ed una violazione perpetrata ai danni del patto di sito e dei Lavoratori.
o spirito di quel patto era e resta creare un legame tra le attività ed i Lavoratori che le svolgono; assistiamo invece ad un continuo attacco nel senso della tenuta di queste intenzioni. Questo determina la frammentazione del Lavoro, il dumping contrattuale e
l’incertezza per il futuro…proprio quello che si voleva evitare.
Per entrare nel merito del cambio di appalto citato questo è iniziato a settembre del 2019 e vedeva coinvolta come vincitrice una società, la Revisud, scomparsa nel corso della lunga trattativa e sostituita dalla Termomeccanica che, in assenza della procedura di cambio appalto, opera da gennaio 2020 all’interno del centro oli di Viggiano senza aver assunto i lavoratori titolari di quelle attività.
In buona sostanza i lavoratori in cassa integrazione delle officine D’Andrea ed i loro colleghi della RAM sono attualmente sostituiti da lavoratori trasfertisti provenienti da fuori regione.
La cosa più grave che nell’ultimo incontro per il suddetto cambio di appalto si era convenuto tra le parti che si rendeva necessario non solo un ulteriore approfondimento aprendo un tavolo di confronto a cui partecipasse, oltre alla Termomeccanica, anche
l’azienda Dandrea, ma che si terminasse la discussione riguardo all’armonizzazione salariale visto che la bozza di proposta non garantiva parità di condizioni.
A tutto ciò non c’è stata risposta tranne una convocazione “Ultimativa” di Confindustria Basilicata, emessa il giorno prima dello sciopero, che ha redatto il comunicato di chiusura unilaterale della procedura di cambio di appalto non risparmiando ulteriori minacce velate ai Lavoratori coinvolti.
Nel rinviare al mittente le suddette, FIM FIOM UILM continueranno le proprie azioni sindacali nell’assoluta consapevolezza di dover ottenere il rispetto delle regole condivise che riguardano oltre che la singola vertenza le condizioni ed il futuro di tutte le Lavoratrici e di tutti i Lavoratori dell’indotto ENI di Viggiano.
In assenza di proposte risolutive, nelle prossime ore FIM FIOM UILM Basilicata metteranno in campo ulteriori azioni che saranno estese a tutti i Lavoratori dell’indotto.