Lunedì 28 settembre 2020 – “Salve, per i morbosi pettegoli che non comprendono che esistono persone responsabili e corrette, che si autodenunciano, che seguono tutte le prescrizioni, che vengono ignorate dalla sanità romana e che per questo, al termine della quarantena invece di andarsene in giro a passeggio come permesso dalla legge, ritornano a Tito e si sottopongono SPONTANEAMENTE al tampone (perché in Basilicata è possibile e nel Lazio no) senza aver incontrato nessuno e scoprono di essere positivi esistono: una di questi sono io che non mi nascondo, che rispetto tutte le prescrizioni insieme con la mia famiglia costretta anch’essa alla quarantena e che vuole rassicurarvi: da Tito manco da settimane e anche quando ci sono frequento molto poco.
Per fortuna, anche le persone morbosamente pettegole sono poche.
Spero di aver soddisfatto le loro curiosità.
Grazie a chi invece ha compreso la correttezza dei miei comportamenti.
Tranquilli che non usciamo nè io nè i miei genitori e se qualche morboso vuole venire ad accertarsi della verità la porta è aperta”.
E’ il post di una ragazza che ha vissuto e sta vivendo sulla propria pelle la cattiveria di chi si prende gioco di lei invece di avere nei suoi confronti quel rispetto che è dovuto a chiunque, colpito dl Covid-19, lo vive nel massimo rispetto delle regole imposte dagli esperti. Rispetto che le ha avuto ed ha tuttora.
Anche quando – lei lo scrive ma noi vogliamo puntualizzarlo – ci sono regioni, il Lazio, dove uno studente fuori sede non può fare il tampone. Deve rientrare nella propria regione per sottoporsi ai controlli.
E’ quanto ha dovuto fare questa ragazza che, ben consapevole del suo stato di salute, ha evitato d’incontrare persone che non fossero i propri familiari che, come lei, sono ora in quarantena.
Ne prendano atto, ma con rispetto, i “morbosi pettegoli”.