Giovedì 3 settembre 2020 – Si è insediato a Matera il nuovo consiglio regionale di Confcooperative Basilicata che, guidato dal confermato presidente Giuseppe Bruno, avrà il compito per il prossimo quadriennio di declinare il tema dell’Assemblea Regionale “Costruttori di bene comune – Insieme per le nostre comunità”
Un consiglio regionale rinnovato al 50% e con una qualificata presenza di donne e giovani cooperatori che ha eletto il Consiglio di Presidenza così composto:
I vice presidenti Andrea Badursi – presidente Fedagripesca, Andrea – coordinatore settore Credito, Lucia Surano – Presidente Cultura Trismo Sport, Donato Troia – coordinatore settore consumo.
I consiglieri Elena Muscela – Presidente Federsolidarietà, Michele Lapadula – Presidente Lavoro e Servizi, Carmen Olivieri – Presidente Commissione Donne, Antonio Candela – coordinatore Giovani, Rocco Fiorino – coordinatore habitat, Michele Cataldi – coordinatore Federazionesanità.
Confermata, inoltre, nel mandato di Segretario Generale Filomena Pugliese.
Secondo i dati Unioncamere, il sistema cooperativistico lucano – si afferma in una nota – ha registrato negli anni una notevole espansione, ritagliandosi uno spazio importante all’interno del tessuto imprenditoriale lucano: con le sue 1.406 imprese attive a fine 2019 rappresenta, infatti, l’1,8% delle cooperative italiane (78.736) con un’incidenza sul PIL regionale che si attesta all’8,5%, in linea con il dato di incidenza della cooperazione italiana sull’economia nazionale (dati Euricse).
Rispetto all’anno precedente lo stock di cooperative attive evidenzia un incremento pari al 1,4% (erano 1.279 le attive a fine 2018), in controtendenza rispetto alla dinamica nazionale (-1,8% rispetto al 2018).
Rispetto allo scenario regionale la cooperazione di Confcooperative rappresenta il 17% dell’intero sistema cooperativo lucano con le sue oltre 230 cooperative aderenti nonché il 66% della cooperazione aderente alle centrali cooperative.
Un’azione, quella di Confcooperative Basilicata, che come ha ribadito il Presidente Giuseppe Bruno, in questi anni è stata orientata al sostegno delle cooperative e in termini di azione politico-sindacale, di tutela ed anche di costruzione di prospettive attraverso strumenti e stimoli di pensiero.
“Abbiamo inoltre rafforzato la nostra reputazione, che è per noi un bene prezioso. Reputazione nella credibilità e nella sostenibilità delle proposte, nella serietà, nella costanza dell’impegno e nella coerenza.
In questi anni – ha aggiunto Bruno – Confcooperative di Basilicata si è rinsaldata sul principio per cui la cooperazione o è libera o non è, acquisendo l’autorevolezza che convince piuttosto che il potere che comanda. La Basilicata ha bisogno della cultura cooperativa, dei suoi valori, dei suoi modelli organizzativi, partecipativi e democratici.
E’ indispensabile, infine, una nuova politica territoriale, in grado di rispondere ai luoghi marginalizzati. Rigenerazione dei contesti urbani, promozione del patrimonio culturale quale strumento di connessione sociale; processi di innovazione sociale, la rigenerazione dei luoghi e lo scambio di buone prassi”.
Sulla scorta del dibattito aperto, Confcooperative lavorerà in questo quadriennio per costruire insieme un futuro cooperativo in una Basilicata cooperativa proiettandosi in un Mezzogiorno d’Europa e in una “idea di sud al 2030. Questo significa ricollegarsi a quelle che sono le cinque missioni definite dal Piano Sud
1) un sud rivolto ai giovani: l’investimento nel capitale umano è la priorità. Combattere in nesso fra povertà economica e povertà educativa minorile; restituire alla scuola il ruolo di motore di emancipazione personale, luogo di aggregazione sociale e presidio di cittadinanza; combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico;
2) un sud connesso ed inclusivo: dall’analisi dei divari emergono tre grandi priorità: velocizzando i servizi; migliorando la mobilità interna al Mezzogiorno, con particolare riferimento al Trasporto Pubblico Locale; sostenendo le filiere logistiche territoriali, valorizzare il contributo del Terzo settore per promuovere l’economia sociale.
3) un sud per la svolta ecologica: una transizione ecologica «giusta» ha una forte connotazione territoriale Investire nell’efficienza energetica, sostenere le iniziative di economia circolare, riqualificare i siti industriali dismessi.
4) un sud frontiera dell’innovazione. Per trattenere i nostri talenti servono occasioni di lavoro di qualità, generate da imprese in grado di competere, crescere e innovare. Avviare una politica specifica per il sistema produttivo orientata alla “frontiera” tecnologica intorno a due priorità. Sostenere la diffusione di ecosistemi dell’innovazione, attraverso la promozione dell’insediamento di startup e l’attrazione di nuove realtà imprenditoriali. Supportare il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa nell’ambito di una nuova strategia di politica industriale;
5) un sud aperto al mondo mediterraneo: L’export al Sud è cresciuto, ma l’economia resta poco internazionalizzata. Assumere l’opzione strategica mediterranea.