Mercoledì 19 agosto 2020 – Mi capita spesso di rileggere uno dei brani più belli e intensi del Giulio Cesare di Shakespeare, in particolare una frase pronunciata da Antonio nel corso della sua orazione funebre: “Il male che l’uomo fa gli sopravvive; il bene, spesso, resta sepolto con le sue ossa”.
Ecco, se dovessi dire di mio suocero, Luigi Ciminelli detto Gino (nella foto di copertina), credo di poter affermare che il bene che ha fatto nella sua vita gli sopravviverà. Sopravviverà nel ricordo dei suoi tanti alunni, sopravviverà nel ricordo di coloro che lo hanno conosciuto, sopravviverà nel ricordo di quei compagni di Partito che non lo hanno dimenticato.
Gino Ciminelli, come prima di lui il padre (primo sindaco di Latronico nel dopoguerra), credo sia stato uomo che ha interpretato il ruolo di amministratore nell’interesse della polis, della sua comunità. Uno di quei politici che alla politica, nell’accezione buona del termine, hanno dato senza mai prendere né per sé né per i suoi familiari. Uomo di altri tempi, un De Nicola trapiantato nel sud di questa nostra Basilicata.
Socialista vero, uomo generoso e maestro, che a lungo verrà ricordato dai suoi colleghi e dai suoi alunni.
Un po’ Ciccinnato, un po’ Scotellaro. Di certo sempre vicino agli ultimi e con un innato senso della giustizia.
Spero che la sua Latronico, a cui ha dato tanto, sappia e voglia ricordarlo per ciò che è stato e per ciò che ha rappresentato. Un po’ sorrido, perché sono certo che se, come mi auguro, potrà leggere queste poche righe, in nome di un’umiltà che è una virtù diversamente dalla modestia, mi chiederebbe di cancellarle. Ma io voglio ricordarlo con i suoi brontolii, la sua capacità di commuoversi guardando un documentario sugli emigranti, il suo finto disincanto.
Perdonami, Gino, se in questo momento non “ho né l’acume, né la parola, né il talento, né il gesto, né l’eloquio che scalda il sangue di chi ascolta, io parlo come viene e dico cose che voi stessi sapete”.
Luigi detto Gino ci mancherà e mancherà di certo alla moglie compagna di una vita e ai suoi figli Maria Antonietta, Vincenzo e Ivan.
Maurizio Bolognetti