Mercoledì 29 luglio 2020 – Il Forum delle Associazioni Familiari della Regione Basilicata e le associazioni ad esso aderenti che lavorano nel mondo della disabilità e della scuola sono profondamente preoccupati in riferimento al ritorno a scuola a settembre.
Se ne fa portavoce il Presidente del Forum, Gianfranco Apostolo il quale, nel ricordare che secondo le linee guida occorre mantenere la distanza di almeno un metro tra i ragazzi,
denuncia la situazione esistente in considerazione del fato che “gli spazi molte volte sono insufficienti e la presenza di molteplici istituti vecchi in tutta la Regione impegna i singoli comuni a trovare ulteriori spazi.
Necessita pertanto – prosegue Apostolo – il supporto non solo dell’ufficio scolastico regionale, ma ancor di più degli Enti locali, che devono attivarsi facendo accordi con teatri, cinema, sale parrocchiali, palestre od altro per permettere le lezioni in presenza che consideriamo prioritarie e indifferibili, soprattutto per garantire una formazione di qualità a tutti gli studenti, il cui diritto all’istruzione, prioritario e costituzionalmente garantito, implica, accanto alla crescita culturale, anche quella educazione alla socialità che, in ambito scolastico, è assicurata dalla presenza dei coetanei e del personale scolastico.
Occorrono, pertanto, – afferma Apostolo – ulteriori investimenti regionali perché i nostri ragazzi possano rientrare nelle aule scolastiche e riprendere un percorso fondamentale per la loro crescita individuale e sociale.
Molti istituti scolastici si stanno organizzando per un’alternanza tra presenza e didattica a distanza se la pandemia si mantiene su valori bassi.
Ma a nessuno può sfuggire che, per i ragazzi con disabilità, le difficoltà aumentano di molto.
I dati durante la Didattica a distanza dello scorso lockdown hanno evidenziato come 2 ragazzi su tre non hanno partecipato, facendo ricadere tutto il peso sui nuclei familiari.
Le famiglie sono state fondamentali, in realtà, per la buona riuscita delle attività per coloro che partecipavano.
Ciò non è sostenibile, perché provoca inevitabilmente disuguaglianze tra quegli studenti che possono contare sulla presenza dei genitori e chi, invece, anche per motivi di lavoro della mamma o del papà, è costretto ad organizzarsi autonomamente. A maggior ragione ciò vale per i ragazzi con disabilità.
Per i ragazzi con disabilità, infatti, questa modalità non è assolutamente pensabile, anche se il tasso di diffusione della pandemia si dovesse mantenere basso. Ai ragazzi con disabilità deve in tutti i modi essere garantito il rientro a scuola in totale e piena sicurezza.
Pertanto, occorre un fondo dedicato che permetta di intensificare il trasporto scolastico a partire da subito, così come vanno attivate l’assistenza scolastica specialistica e la nomina degli insegnanti di sostegno, che hanno il ruolo fondamentale di favorire le relazioni all’interno della classe.
Su tutto questo – ribadisce Apostolo – la Regione deve controllare e, dove occorre, intervenire anche con il commissariamento degli ambiti territoriali o aziende speciali se inadempienti.
Nel caso in cui ciò non fosse possibile, bisognerebbe organizzare la presenza degli insegnanti di sostegno a casa dei ragazzi con disabilità, prendendo le adeguate misure di sicurezza.
Per questo stesso scopo la Regione dovrebbe stanziare un fondo dedicato per eventuali incentivi da dare agli insegnanti e ricorrere, se necessita, ad assunzioni temporanee di ulteriori docenti di sostegno. Per questa possibilità occorre la formazione di una task force regionale di insegnanti altamente specializzati che possano essere punto di riferimento e tutor per i nuovi.
Tale equipe regionale occorre. Non c’è alternativa.
Nel caso in cui i ragazzi con disabilità rimangano a casa, bisognerebbe necessariamente organizzare una equipe regionale, o anche per ambiti territoriali, di insegnanti altamente specializzati per aiutare gli insegnanti di sostegno a dare una giusta e personalizzata formazione a questi ragazzi.
Inoltre,sempre nel caso della didattica a distanza, Apostolo ritiene che bisogna provvedere che l’insegnante di sostegno, nella sua specifica funzione e non in quelle strettamente legate al ruolo di docente, ossia didattica e inclusione, si possa recare a casa del ragazzo, con le opportune strumentazioni di sicurezza. Il tutto deve essere sempre concordato e verificato con la famiglia, senza alcuna responsabilità per gli insegnanti.
Non possiamo assolutamente permettere – conclude il Presidente Apostolo – che le famiglie vengano lasciate sole, che tutto il peso ricada sui genitori, eventualmente già impegnati nel loro lavoro”.