Venerdì 24 luglio 2020 – I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, con la collaborazione del G.I.C.O. di Bologna e dei colleghi di altri 14 Comandi Provinciali, hanno dato l’avvio ad una vasta operazione di polizia denominata “Darknet”.
Operazione alla quale fa riferimento in una nota Libera Basilicata per quanto emerso anche in Basilicata, regione nella quale sono emersi collegamenti con l’associazione criminale smascherata dalla Guardia di Finanza.
L’operazione – ricorda in una nota Libera Basilicata – è partita in Emilia Romagna ed in contemporanea nelle regioni Campania, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Basilicata e Piemonte, che ha disarticolato un’associazione criminale di matrice camorristica; con base nella Bassa Romagna – in particolare a Cattolica, ma con ramificazioni e interessi economici anche in altre province (Avellino, Napoli, Salerno, Potenza, Matera, Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena, Parma, Torino, Milano), con al vertice personaggi legati al clan dei Sarno e dei Casalesi.
Tra gli arrestati spiccano nomi noti di persone residenti in Basilicata, nella Val d’Agri e nel Metapontino, pluri-pregiudicati, gravati da condanne definitive per reati contro la persona e in materia di armi e per traffico di stupefacenti, appartenenti al “Clan dei Casalesi”.
Accanto a costoro, altri lucani residenti o domiciliati nella Val d’Agri e nel Metapontino, che avrebbero posto la propria attività al servizio del sodalizio nella consapevolezza della correlazione funzionale con gli obiettivi dello stesso.
Nell’operazione quattro ditte, due a Viggiano, una a Policoro e un’altra a Montalbano sono state sequestrate.
Tutti facevano parte di un disegno criminoso volto a:
– infiltrarsi nell’economia legale per controllare diverse attività economiche in diversificati settori imprenditoriali, come l’edilizia, la ristorazione e l’impiantistica industriale, drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti tra le società a loro riconducibili;
– asservire la funzione pubblica attraverso incaricati di pubblico servizio, agli scopi dell’organizzazione criminale, per l’acquisizione illegale di appalti pubblici;
– reinvestire e auto-riciclare in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, ingenti somme di denaro derivanti da attività delittuose;
– intestare a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali frutto di attività estorsive e dello spaccio di stupefacenti;
– affermare il proprio controllo egemonico sul territorio attraverso la repressione violenta dei contrasti interni.
Questa operazione, ancora una volta, – afferma Libera Basilicata – ci invita a riflettere su quello che sta succedendo nella Basilicata.
La presenza criminale, nella nostra regione, non è ai margini, ma è dentro le fessure della nostra società.
E non possiamo dimenticare che la forza, ad esempio, delle mafie si ritrova proprio in quell’impasto di complicità, a volte anche di ignoranza, di indifferenza che gli permettono di prosperare e diffondersi. Complicità e indifferenza che sacrificano al profitto la vita delle persone.
Continuiamo a dire che la lotta alla pandemia non faccia passare in secondo piano quella contro i virus che infestano il nostro Paese da decenni e che imperversano in modo serio la nostra regione: le mafie, la corruzione, le disuguaglianze sociali, la povertà, la distruzione e l’inquinamento ambientale.
Ma soprattutto dobbiamo dirci, che la lotta dovrà essere condotta anche contro chi rafforza, e rende possibile, la propagazione del malaffare, l’indifferenza, l’egoismo, la delega, la rassegnazione e l’omertà. È quindi l’impegno nel territorio diventa decisivo e insostituibile.
Le mafie – conclude Libera Basilicata – si approfittano delle fragilità. Le mafie e la corruzione si approfittano anche della vulnerabilità del contesto sociale: la fragilità dei servizi, delle opportunità, dei diritti.