Venerdì 26 giugno 2020 – “I dati diffusi dall’Ispettorato nazionale del lavoro nella “Relazione annuale sulle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri” definiscono una realtà ancora una volta molto preoccupante per ciò che attiene alla condizione femminile in Italia. Oltre il 73 per cento delle 51 mila domande convalidate dall’Ispettorato riguarda, infatti, le donne: 37 mila a fronte di 14 mila uomini”.
Lo dichiara la Segretaria Regionale CGIL BASILICATA, Anna Russelli.
“La motivazione principalmente addotta in sede di colloquio con l’Ispettorato è stata la difficoltà a conciliare il lavoro di cura della prole con l’attività di lavoro. In particolare: l’assenza di supporto di una rete familiare o il costo eccessivo dei servizi di asilo nido o baby sitter.
Si tratta, purtroppo, di un dato non nuovo per il nostro Paese, ancora più preoccupante se letto in prospettiva e considerati quelli che sono i gravi danni economici creati dalla emergenza epidemiologica. L’Italia si conferma un Paese in cui essere donna, ancora troppo spesso, significa doversi barcamenare tra mille difficoltà a causa di stereotipi ancora duri a morire che si riflettono nella difficoltà concreta a raggiungere una condizione paritaria ancora in troppi campi.
I dati sul mondo del lavoro confermano come sia sempre la donna a dover subire le conseguenze di una organizzazione dei carichi di cura familiare non paritaria. La conseguenza è che, nel 2019, oltre 37mila donne hanno dovuto lasciare il lavoro.
Nel periodo del lockdown, è stato ancora più evidente come il centro dell’organizzazione familiare continua a pesare ancora troppo sulla componente femminile della famiglia: le lavoratrici donne e madri hanno sostenuto ritmi massacranti tra smart working, gestione della formazione a distanza dei figli piccoli e cura della casa.
È per questo che vanno messi in campo strumenti che, oltre a sostenere il settore dei servizi all’infanzia, rendendolo più esteso e più accessibile, aiutino a riequilibrare il rapporto tra i generi e promuovano la partecipazione femminile a tutti i livelli. Una società che si priva del lavoro di una componente tanto estesa quanto quella femminile è destinato a rimanere indietro; bene ha fatto la CGIL nazionale a chiedere l’immediata convocazione di un tavolo sul tema”, conclude Russelli.