Giovedì 28 maggio 2020 – Maurizio Bolognetti, segretario dei Radicali Lucani, nel lanciare la campagna “Sono anche affari nostri”, fa riferimento a quanto verificatosi il 24 maggio scorso: l’ambasciata cinese in Italia, attraverso il suo account Twitter, postò un sibillino e minaccioso messaggio in cui venivano rilanciate le parole del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Senza troppi giri di parole, il regime di Pechino ha ritenuto di dover avvertire la comunità internazionale che “le questioni relative ad Hong Kong” sono affari interni alla Cina, invocando la non-interferenza.
Un monito che di certo – afferma Bolognetti – non è rivolto al nostro Ministro degli Esteri e al Governo in carica, che nei confronti della Cina praticano da tempo una non-interferenza complice e omertosa.
Il Ministro Di Maio già a novembre dell’anno scorso si era portato avanti con il lavoro, anticipando sul tempo il suo omologo cinese.
Il titolare della Farnesina, gioverà ricordarlo, nel prendere la parola dalla tribuna del China International Import Expo, pronunciò parole che alle orecchie dei satrapi del PCC suonarono come una dolce melodia: “In questo momento non vogliamo interferire nelle questioni altrui, quindi per quanto ci riguarda, noi abbiamo un approccio di non ingerenza nelle questioni di altri Paesi”.
Insomma, realpolitik in salsa pentastellata. Mano tesa, cappello in mano, bocca cucita e occhi chiusi, per favorire gli affari sulla e della Via della Seta.
L’Associazione Radicali Lucani intende rispondere all’invito rivolto da Pechino lanciando la campagna “Sono anche affari nostri”.
Al Ministro Wang Yi e al comandante Xi Jinping diciamo – sostiene Bolognetti – che la violazione di elementari diritti umani è “affare” che ci riguarda e rispetto al quale non vogliamo chiudere gli occhi.
Al Ministro di Ma(i)o e al nostro Governo una volta di più chiediamo di rompere un silenzio che rende il nostro paese complice di un regime totalitario.
Nella Cina dove i peggiori incubi preconizzati da Orwell prendono corpo, la vita di chiunque osi ribellarsi al potere pervasivo del Partito-Stato vale meno di zero.
No, non intendiamo tacere, anche nella misura in cui intendiamo continuare a dar corpo a quel preambolo allo statuto del Partito Radicale che recita: “Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all’attiva difesa di due leggi fondamentali quali: La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo […] e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell’obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi”.
No, non intendo e non intendiamo tacere- ribadisce Bolognetti – di fronte all’arresto di dissidenti, ai gulag, alla violenza del regime di Pechino.
Non intendiamo assistere a un’altra Tienanmen. Non possiamo tacere di fronte al pugno di ferro in guanto di filo spinato che si abbatte su coloro che hanno l’unica colpa di rivendicare democrazia e libertà.
Citando Martin Luther King dico che “prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta”.
Ci auguriamo che i Ponzio Pilato delle cancellerie europee vogliano e sappiano far sentire la loro voce. Occorre abbandonare la maledetta realpolitik e avere il coraggio di sposare un po’ di sana realutopia. Un giorno il presente distopico cinese – conclude Bolognetti – potrebbe diventare il nostro futuro e forse in parte già lo è. Ripeto ciò che ho già più volte affermato: la sottile linea di confine tra democrazie reali e totalitarismi va sempre più assottigliandosi.