Martedì 19 maggio 2020 – La procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, dopo aver coordinato e diretto complesse investigazioni riguardanti delitti in materia di reati contro la pubblica amministrazione, contro il patrimonio, contro la fede pubblica e contro l’amministrazione della Giustizia, nella mattinata odierna, delegando il Nucleo di Polizia Economico Finanziario di Potenza, la Sezione di P.G. aliquota Guardia di Finanza di Potenza e la Squadra Mobile della Questura di Potenza, che avevano svolto con professionalità le indagini delegate, ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di Capristo Carlo Maria, Procuratore della Repubblica di Taranto, Scivittaro Michele, Ispettore della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Taranto distaccato presso gli uffici della locale Procura, di Mancazzo Giuseppe, Mancazzo Cosimo e Mancazzo Gaetano, imprenditori operanti nella provincia di Bari.
Gli indagati sono stati tutti ritenuti dal Giudice delle indagini preliminari di Potenza gravemente indiziati del delitto di cui agli articoli 110, 56-319 quater cp.
Dalle indagini emerge che i predetti indagati, in concorso e previo accordo fra loro, il Capristo in qualità di Procuratore della repubblica di Taranto, lo Scivittaro quale Ispettore della polizia di stato utilizzato dal Capristo per la materiale esecuzione del reato, i Mancazzo quali imprenditori pugliesi legati al Capristo mandanti dell’azione delittuosa, compivano atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre un giovane Sostituto Procuratore della Repubblica in servizio nella Procura di Trani a perseguire in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e di diritto, la persona che loro stessi avevano infondamente denunciato per usura in loro danno, in modo da ottenere indebitamente i vantaggi economici e i benefici di legge conseguenti allo status di soggetti usurati. Il reato non si perfezionava in ragione della ferma opposizione del giovane magistrato di Trani avvicinato per “aggiustare” indebitamente il processo.
Nei confronti dei cinque soggetti è stata applicata la misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.