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Letto Bolognetti a Mattarella: resti con noi Presidente e difenda il dettato costituzionale
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Politica

Bolognetti a Mattarella: resti con noi Presidente e difenda il dettato costituzionale

USB - Ufficio Stampa Basilicata 17 Maggio 2020
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Lunedì 18 maggio 2020 – “Dopo un lungo letargo, il Presidente della Repubblica si è svegliato. A quanto pare, o almeno così riferiscono autorevoli testate, il Quirinale- scrive Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali Lucani – avrebbe suggerito al nostro Presidente del Consiglio di abbandonare la via dei DPCM per abbracciare pratiche un pochino più rispettose della Costituzione e dello stesso ruolo del Parlamento.

Meglio tardi che mai, verrebbe da commentare. Finalmente il nostro Presidente ha deciso di dismettere i panni dell’uomo assist e di indossare quelli di garante del dettato costituzionale”.

La lettera di Bolognetti al Presidente Mattarella

“Grazie Presidente, non possiamo che esprimerle tutta la nostra gratitudine per aver finalmente posto un freno a quanto si è consumato in questi mesi.

Se possibile adesso provi a ricordare al nostro Parlamento che l’Italia è uno Stato criminale sul piano tecnico-giuridico. Osi, Presidente, osi. Si avvalga delle facoltà che la Costituzione le concede.

La peste, Presidente, quella descritta da Camus, non muore mai.

Il Presidente del Consiglio Conte, con la complicità del Governo della Repubblica, per oltre tre mesi ha operato al di fuori del solco tracciato dalla Costituzione.

Non solo uno dei momenti più drammatici della storia della Repubblica è stato gestito nella totale mancanza di rispetto di una Costituzione scritta da tempo sostituita dalla Costituzione materiale, ma una delle più importanti istituzioni della Repubblica è stata trasformata in una succursale della casa del Grande Fratello.

Alcune delle massime cariche della Repubblica, come emerge con chiarezza da quello che potremmo definire il vocabolario della crisi, hanno confuso e confondono ciò che è diritto con le “concessioni” che in regime di monarchia assoluta si fanno al popolo.

Il nostro Ministro degli Esteri ha spesso e volentieri svestito i panni di Ministro della Repubblica per indossare quelli di plenipotenziario di un regime totalitario.

Per l’ennesima volta in questo nostro Paese si è consumato un patente attentato contro i diritti politici del cittadino.

La Costituzione, ad iniziare dagli articoli 27 e 111, è sempre più ridotta a carta straccia.

Il popolo ha fame e lor signori hanno utilizzato un’emergenza sanitaria per alimentare una propaganda dai tratti goebbelsiani e orwelliani. Il popolo ha fame e il Presidente del consiglio ha regalato a piene mani conferenze stampa a reti unificate in cui venivano preannunciati provvedimenti non ancora assunti.

Ministri e sottosegretari, anziché riferire in Parlamento hanno a ripetizione anticipato e illustrato provvedimenti a mezzo social e a mezzo stampa, trattando il Parlamento come una fastidiosa appendice della quale volentieri farebbero a meno.

L’art. 32 della Costituzione, signor Presidente, è stato di fatto abolito o quasi. Errori e sottovalutazioni clamorose vengono cancellati e assistiamo attoniti a ricostruzioni che nulla hanno da invidiare al “processo di riscrittura della storia dell’epidemia” operato in Cina.

Don Sturzo, la cui storia di certo le appartiene, il 18 luglio del 1958, nell’esprimere preoccupazione per lo svilimento del ruolo del Parlamento, parlava di sovrastruttura partitocratica, paragonandola a “una piovra che a poco a poco soffoca e stronca”.

Signor Presidente, di tutta evidenza l’emergenza sanitaria, con corollario di crisi economico-sociale, ha determinato, come temevo, un aggravamento della già preesistente emergenza democratica. Dal 1958 ad oggi l’opera di soffocamento delle nostre istituzioni è proseguita, ahimé, ininterrotta.

Non vorrei abusare della sua attenzione, ma devo necessariamente provare a segnalarle di nuovo alcuni fatti e devo farlo nel momento in cui, di nuovo, esplode una indignazione un po’ farisaica e un po’ ipocrita su una lottizzazione del CSM, che va avanti da tempo immemorabile e che inevitabilmente produce storie come quelle che, in questi giorni, tengono banco sulla stampa nazionale. Con un pizzico di ironia verrebbe da dire che non c’è Rosa senza Spina e che i muri del Ministro Bonafede sono crollati da tempo anche grazie al contributo pentastellare.

Signor Presidente, mi rivolgo di nuovo e ancora a lei anche in veste di Presidente del CSM per ricordarle che da anni denuncio la patente situazione di incompatibilità ambientale in cui si trovano alcuni magistrati che operano in Basilicata e per ricordarle che di recente ho raccontato una vicenda, quella del “magistrato ignoto” che avrebbe dovuto ricoprire la carica di assessore se il movimento 5 stelle avesse vinto le elezioni regionali in Basilicata.

Ancora oggi non ho ricevuto risposta alcuna dal supremo organo di autogoverno della magistratura.  

Signor Presidente, avvertendo la prepotente urgenza di difendere tutto ciò che le ho brevemente illustrato, ho dato vita il 7 maggio a una azione di disobbedienza civile in quel di Potenza. Era, dal mio punto di vista, uno stato di necessità.

Mi son fatto carico di violare DPCM e divieti per difendere diritti, democrazia, diritti umani e la nostra Costituzione.

Resti con noi, Presidente. In questi mesi abbiamo avvertito la sua mancanza e la sua assenza.

Cordialmente!”   

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