Il “vuoto d’aria” del turismo mondiale
Il turismo, in Basilicata, in Italia e nel mondo, è in un momento di stasi pressoché totale. Una situazione che ci ha colti tutti impreparati perché totalmente inattesa e inedita: dopo la sorpresa e lo sgomento iniziali, gli operatori stanno cercando di reagire nelle condizioni surreali di quasi-eremiti, dividendosi tra videoconferenze, webinar, smart working.
Nel recuperare i danni subiti ci toccherà attraversare un periodo di moto turbolento e il turismo entrerà in una fase simile a quella di un aereo la cui traiettoria e stabilità dipendono dalla bravura del pilota. Prima di tornare a una situazione di stabile fluidità ci vorrà tempo, e questo tempo sarà più breve per i territori (i) con un’offerta differenziata e dinamica, (ii) con maggiore propensione all’innovazione, adattamento e resilienza del prodotto, (iii) con una maggiore capacità di individuazione (e penetrazione) nei mercati a domanda di rapido innesco. È fondamentale intervenire oggi per salvare il tessuto produttivo e il prodotto turistico. Oggi più che in passato, ad essere prioritaria non è la risorsa (il patrimonio storico, ad esempio) ma il prodotto nella sua interezza, ovvero l’insieme di cose che rendono fruibile il patrimonio, consentendo di creare benessere e ricchezza. Ed è fondamentale sintonizzare le strategie di marketing alla variabilità del momento, in modo adattivo, lavorando con competenza all’anticipazione di quello che avverrà nei mercati.
Come muoversi, stando fermi
Bisogna tener vivo il sistema dell’offerta, quindi, anche e soprattutto nelle regioni come la Basilicata dove è forte la presenza di imprese piccole, spesso giovani ed esposte, e dove l’offerta, pur se di qualità, è maggiormente frammentata. È quello che si sta cercando di fare con gli strumenti nazionali di sostegno all’economia. Tuttavia sarebbe auspicabile un’attenzione specifica per i settori del turismo e della cultura, che insieme hanno un effetto moltiplicatore straordinario sull’economia nazionale, sia in modo diretto che con l’indotto e con l’effetto di trascinamento che insieme possono avere in un momento in cui identità e fiducia sono fattori chiave per far ripartire la nazione. Le Regioni, in primis la Basilicata sotto la guida del Presidente Bardi, stanno mettendo in campo strumenti diversificati, introducendo flessibilità e deroghe nelle operazioni di investimento cofinanziate dal pubblico.
Sul piano del marketing, nel momento attuale vanno tenuti vivi i canali di comunicazione del prodotto, ed è quello che come APT Basilicata stiamo facendo, senza comunicazioni falsamente rassicuranti visto che siamo ancora nella fase acuta dell’emergenza, ma cercando di veicolare messaggi positivi e continui, in costante sintonia e raccordo con ENIT. Una delle scelte che abbiamo adottato da subito, ad esempio, è stata riproporre al pubblico dei canali social il nostro materiale editoriale. I numeri ci confermano che questa scelta è stata apprezzata, e in particolare sono stati richiesti i prodotti destinati al pubblico minore, che incontrano evidentemente anche una necessità contingente delle famiglie chiuse nelle mura domestiche
Ci perpariamo alla riapertura dei mercati anche con l’osservazione attenta e costante di ciò che accade altrove; è utile vedere come la paura sociale e la necessità di contenere il rischio di recrudescenze dell’epidemia stanno trasformando i modi di vivere e di fruire i luoghi pubblici e della filiera del turismo. Misure di distanziamento sociale, riduzione del numero di visitatori in attrattori un tempo congestionati, sistemi di controllo biometrici agli ingressi di intere aree urbane, sono solo alcuni degli accorgimenti che da qui possiamo osservare per immaginare un prodotto territoriale rinnovato in un’ottica “covid-free”: un prodotto potenzialmente attrattivo rispetto a un nuovo criterio di scelta del viaggiatore, e quindi un fattore competitivo cruciale per i territori turistici in un periodo storico che senz’altro rimarrà traumatizzato dalla violenza della pandemia. Quasi certamente saremo tenuti a ri-progettare i nostri siti turistici (e la loro comunicazione) in modo da poter accogliere volumi minori di ospiti, per aree turistiche meno affollate e magari per segmenti di domanda a maggiore valore aggiunto e redditività, soprattutto se ci preoccupiamo di voler mantenere in piedi in modo soddisfacente anche l’indotto.
Cosa ci aspetta al di là del guado
D’altra parte secondo molti commentatori è una crisi epocale che coinvolge nel profondo la civiltà dell’uomo. Se fino a ieri la tecnologia ci consentiva di fruire di servizi “aggiuntivi” in quella che veniva definita realtà “aumentata”, paradossalmente oggi ci aiuta a fruire di servizi essenziali in una condizione di realtà “ridotta”. Pur se attraverso gli schermi dei social network, dalla nostra quarantena emerge forte il valore della cultura, vero strumento di identità e coesione nazionale. Dunque, dopo il guado della palude, è proprio da lì che dovremo ripartire: l’Italia, oggi come nel ‘500, può essere il faro dell’Occidente.
In questi giorni la riflessione si avvale dell’ascolto e del confronto in particolare con gli operatori del settore. La partecipazione a webinar, riunioni online, scambi di mail, consente di comprendere esigenze e immaginare scenari che solo con la necessaria condivisione potranno rivelarsi efficaci. Per ripartire, toccherà a noi per primi essere viaggiatori in Italia, e come scrisse Gadda Conti nel 1947, “conoscere il nostro paese è il miglior modo di amarlo […]. Sta in noi, nella forza del nostro carattere e delle nostre risorse interiori, di far nascere il bene dal male e di uscire da questa prova con dignità”. Ne usciremo e torneremo a viaggiare, cominciando dal Bel Paese e dalla Basilicata, nei suoi paesaggi vasti, nei suoi boschi e sul suo mare, attraverso borghi dalle tradizioni autentiche e dalla cultura antica.