Sabato 20 marzo 2020 – Molti di noi sono stati abituati ad un’educazione basata sul rispetto e su un principio semplice: avere il giusto, accontentarsi anche del poco. Questa quarantena, fatta di rinunce e di paure, rappresenta un naturale ritorno alle origini, a sé stessi, a quella condizione di vita familiare che tanto ha contribuito alla definizione delle persone che siamo. Capiamoci, non c’è nulla di buono in questo stato di ansia costante che stiamo vivendo, ma è evidente che questa fase servirà a resettare e a ripulire le mani e lo sguardo. E serve anche per capire molte cose. Chi in questi anni si è nutrito di odio ora cerca un nuovo odio. Cerca l’infetto, il parente, l’amico, la voce che dice, il messaggio di quello, il tipo che sui social fa pornografia del dolore per qualche pugno di like. Chi in questi anni si è cibato di complotti e improbabili letture ora cerca ipotesi, soluzioni al problema, ridimensiona il tutto, parla di manovre di controllo, di lotta al sistema, fino a quando il male non gli entra in casa. Chi in questi anni ha delegittimato le autorità ora esce di casa fottendosene della legge e del rispetto di chi sta lavorando, ogni giorno, sulle strade delle nostre città. Chi in questi anni ha gridato contro il sistema sanitario nazionale oggi cerca nuovi eroi e si incazza perché i nostri infermieri ed i nostri medici lavorano in condizioni disperate. Chi in questi anni ha chiesto porti e confini chiusi si ritrovato a raccogliere i cocci della propria propaganda disintegrata da un virus invisibile. Chi in questi anni ha sostenuto fantomatiche teorie contro i vaccini oggi pagherebbe per potersi proteggere dal Coronavirus e tornare alla vita di tutti i giorni. Chi in questi anni ha fatto politica su tutto ciò è oggi complice del degrado culturale e sociale a cui ancora assistiamo, nonostante il dolore, la paura la morte. Non so cosa saremo dopo questo periodo, che prima o poi finirà, ma una cosa è certa: prima che tutto ciò accadesse abbiamo mostrato il nostro lato peggiore, ci siamo corazzati di egoismo scagliando contro l’altro violentissime parole di odio. In questo momento non servono polemiche ma soldi per dotare i nostri medici di tutto l’occorrente per lavorare in massima sicurezza. E serve fiducia, nella scienza e in noi stessi. L’Europa ha ritrovato sé stessa, le proprie radici: la sospensione del Patto di Stabilità è una scelta necessaria e che risulterà determinante. Il Governo italiano sta facendo la sua parte, ma è chiaro che le prime misure adottate non sono ancora sufficienti, così come è auspicabile maggiore chiarezza e più leadership. Anche nei territori, nelle regioni come nelle città, pesa molto la leggerezza della politica della sola propaganda che siè schiantata contro la verità. La politica sarà chiamata a nuove e più difficili scelte. Le classi dirigenti selezionate con il principio dell’ “uno vale uno” che ha mortificato meriti e competenze, sono all’altezza? Per nostra fortuna non sono tutti uguali. Le imprese, le piccole aziende, i settori più vulnerabili della nostra economia, le partite Iva sono chiamati nuovamente ad affrontare una crisi mondiale, a mani nude. I lavoratori, i precari come me, e tutti gli anelli più deboli della catena lavorativa sono ancora una volta nella tempesta. Una terribile tempesta che può spazzare via sogni e ambizioni di vita e normalità. Oltre al Coronavirus, sta circolando in Italia il virus della propaganda cinese, che punta a riabilitare l’immagine di Pechino presentando il “caso Wuhan” come una storia di successo nella lotta al Covid-19 e, quindi, il suo sistema totalitario come un modello in contrapposizione all’inefficienza e alla confusione delle democrazie occidentali. La Cina all’inizio di questa storia non ha condiviso informazioni. Ed è un vulnus che pesa.
Andiamo a dormire con addosso la paura, ci svegliamo con il freddo del silenzio. Leggiamo numeri che sono vite, spezzate e spiazzate, piangiamo e non possiamo nemmeno abbracciare un volto amico, fraterno. Ci sentiamo privati della nostra vita e degli affetti, ai quali promettiamo ogni giorno che quando tutto sarà noi saremo lì più di prima. Abbiamo paura per la vita degli altri, per la nostra, per chi è più fragile e per chi è solo. Abbiamo iniziato a prendere confidenza con parole che sembravano lontane, più di un metro di distanza, ma che ora riempiono le nostre giornate di attese e tremori. Ci incazziamo per chi non osserva le regole, riscoprendo un senso civico quasi inedito, preghiamo affinché per ogni malato arrivi presto la guarigione, piangiamo per chi non ce la fa a resistere e per chi non può nemmeno piangere la morte. Ci vuole fiducia, coraggio, pazienza e visione, soprattutto in questa ora buia. Non c’è bisogno di cedere a derive autoritarie. Le armi vanno date agli scienziati, non ai militari per strada. E’ il tempo delle responsabilità, della serietà, della concretezza. E’ questo il momento di dimostrare al mondo che siamo l’Italia, un grande Paese. Il futuro dipende solo da noi ed è nelle nostre case, dove dobbiamo restare tutti. Tutti. Non cediamo al sensazionalismo, alle false notizie, alla caccia all’untore. Ora davvero basta con l’arroganza degli indifferenti, l’egoismo degli stupidi e l’ignoranza degli idioti. Piangiamo i nostri fratelli morti, facciamo sentire la nostra vicinanza a chi è malato, a chi è solo, ai nostri genitori, ai nostri amici. Restiamo umani. Solo così andrà tutto bene. Un giorno torneremo a scorrere, la vita tornerà a correre, e sarà più bello di prima amare, proteggere, vivere. L’alba sarà nuova, nuova.