Sabato, 14 marzo – La gestione dell’emergenza Coronavirus in Basilicata potrebbe rendere necessario l’utilizzo di altri ospedali presenti sul territorio, tra i quali quello di Venosa.
A riguardo, il Gruppo Venosaduemilaventiquattro, in linea con la posizione espressa dalla amministrazione comunale, esprime perplessità.
“Riguardano – come si sostiene in una nota – la possibilità di voler utilizzare l’Ospedale di Venosa solo per posti letto dedicati alle persone che risulteranno positive al coronavirus ma che non potranno essere monitorate e trattate a domicilio, dunque casi che necessitano di una gestione più complessa, dunque casi che se dovessero peggiorare necessiterebbero di terapia intensiva.
Noi vogliamo essere solidali ma l’unità di crisi deve comprendere che ciò non ha alcun senso se non installando presso il nosocomio venosino posti letto che dispongano anche di rianimazione.
Un ulteriore dubbio – prosegue la nota – ci viene circa le reali intenzioni di chi fa parte della unità di crisi regionale. Non si comprende infatti il motivo per cui l’ospedale di Pescopagano viene escluso da queste logiche nonostante sarebbe già pronto, e quindi disponibile, senza l’aggravio di ulteriori spese e senza le difficoltà che si affronterebbero sotto l’aspetto burocratico che, se pur in emergenza, necessità di trasparenza.
Pescopagano ha, di fatto e già disponibili, 9 posti di terapia intensiva ed altri 27 di terapia pre e post-intensiva oltre ad un intero reparto già dotato di ossigenazione quindi quasi 70/80 posti già dedicati e pronti all’uso.
Ma forse ci sfugge qualcosa riguardo alle reali intenzioni. L’Assessore Leone – si chiedono i componenti il GruppoVenosaduemilaventiquattro – cosa ha lasciato intendere al consigliere regionale Leggieri e al consigliere comunale Squeglia? Quel temporaneo che significa? La disponibilità deve esserci solo per l’emergenza? E dopo che succede? Il nostro nosocomio tornerà ad essere quello di prima?
Davvero troppi sono gli interrogativi…Se nelle intenzioni reali è contemplata la possibilità che le postazioni rimangano (intendiamo quelle di terapia intensiva) significa che, nel piano sanitario redigendo, Venosa potrebbe ritornare ad essere Ospedale per Acuti ed in questo caso noi siamo pienamente d’accordo ma se dobbiamo svuotare oggi il P.O.D. di tutto quello che attualmente c’è per l’emergenza per poi farlo ritornare a quello che attualmente è ebbene in tal caso noi non siamo d’accordo.
Il nostro suggerimento – si legge ancora nella nota – è che il nosocomio Venosino potrebbe piuttosto fare da collettore per altri reparti che potrebbero essere trasferiti qui dai nosocomi che possono già ospitare i casi di Coronavirus (Potenza, Matera e Pescopagano) allo scopo di alleggerirne l’impegno.
Chi invece oggi, da dietro le quinte e in un momento così delicato, sta suggerendo alla unità di crisi cosa fare, pensando di trarne vantaggio sotto l’aspetto politico clientelare, dovrà assumersi tutte le responsabilità.
La comunità venosina – conclude la nota del Gruppo Venosaduemilaventiquattro -sente e comprende il momento drammatico della emergenza ma non ha l’anello al naso.
Venosa vuole esprimere la propria fattiva solidarietà e dare il proprio contributo ma non vuole essere presa in giro o strumentalizzata a favore di qualche aspirante scienziato che fa da consigliere a qualche consigliere regionale con responsabilità nella sanità”.