“Una mancanza perfetta” è il titolo del nuovo libro di Sergio Ragone, il suo primo romanzo. Nel libro si raccontano dieci anni di vita di due ragazzi Laura e Luca, alle prese con la precarietà del lavoro e dei sentimenti. Nelle pieghe delle lettere dei due protagonisti vive un sentimento di appartenenza reciproco, fatto di ricordi, illusioni e un bisogno di tenere salde le proprie origini come ferme radici di alberi scossi dal vento. La mancanza perfetta è l’attesa, dice Ragone, un tempo sospeso in cui tutto è possibile e che i due protagonisti scelgono per non spegnere la luce calda del loro amore, fino a quando Luca non deciderà di dare una svolta alla sua vita e a quella di Laura. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Nel tuo primo romanzo parli mettendo al centro della storia due vite. Queste, si misurano inevitabilmente con il tempo. Gli strumenti che usano per raggiungersi sono diversi. Cosa, nel cambiare è rimasto uguale?
Restano le paure, le ansie, i passi incerti verso il futuro. Laura e Luca sono due ragazzi cresciuti con un’idea indefinita del proprio tempo e del proprio mondo. La loro geografia è spalmata su più luoghi, la loro storia è imprecisa così come il loro ruolo nella società. Sanno che ogni cosa è destinata a finire, a consumarsi presto, hanno rinunciato al per sempre ed al mai come categorie del pensiero e dell’azione. Ma il loro sentimento, seppure percepito e nascosto nelle pieghe delle email che i due si mandano, è l’unico gancio che li tiene ancora, l’unica ragione che li determina. Laura e Luca sono due ragazzi cresciuti senza fretta e diventati improvvisamente adulti, due come noi che non abbiamo ancora 40 anni ma nemmeno più 20.
Quanto conta l’introspezione? La messa in discussione, se vogliamo l’andare verso un dolore
Conta molto, ma non è condizione necessaria e sufficiente. Conta la consapevolezza di sé stessi, l’aver misura del proprio Io, conoscendone limiti e potenzialità. Che sia la gioia o il dolore a far venire fuori tutto ciò conta poco, ognuno compie un proprio percorso. Per quanto mi riguarda la scrittura nasce da un’assenza, da una distanza, da un bisogno incolmabile.
Come ti ricevi? Da uomo di quasi 40, cosa hai conservato e portato con te di tutto il bagaglio di questi personaggi
Come in tutte le opere prime anche per me, in questo romanzo di formazione, c’è molto del mio vissuto, delle mie esperienze, dei miei fallimenti, sentimentali e lavorativi, e delle mie rinascite. Il percorso dei due protagonisti appartiene alla vita di molti, forse per questa ragione “Una mancanza perfetta” piace tanto.
Cosa secondo te arriva di questi mondi raccontati ai ragazzi nati dopo il 2000? Le corde sono le stesse e cambia solo il cielo sulle cose che scorrono?
Non so, dovremmo chiederglielo, e spero di poterlo fare nelle varie presentazioni che farò in giro per l’Italia. Questo romanzo inizia con uno squillo al cellulare, vecchia pratica di noi Millenials, e si chiude con Whatsapp ed Instagram. Cambiano le tecnologia, ma il cuore che batte resta sempre. Ed è quello che più interessa: l’umanità dei sentimenti, la loro più autentica verità.