Prima di procedere a nuovi interventi anche di sola manutenzione e sopratutto prima di semplicemente ipotizzare modifiche di progetti precedenti “bocce ferme” e un nuovo ed aggiornato studio scientifico sulla questione delicata delle vecchie e nuove barriere contro l’erosione costiera del Metapontino.
E’ la sollecitazione del Centro Studi Turistici Thalia che pur riconoscendo utili le indicazioni emerse negli incontri in Regione, che rilanciano l’attenzione sulla questione di fondamentale importanza per il presente e il futuro del turismo balneare sullo Jonio, intende mettere in guardia su ”soluzioni tecniche affrettate” e sul rischio di disperdere circa 3 milioni di euro residui dell’investimento di 9 milioni di euro destinato alla realizzazione di barriere lungo la costa del Metapontino.
Secondo il C.S. Thalia bisogna innanzitutto fare una lucida valutazione dell’esperienza realizzata e quindi dei risultati ottenuti dall’attuazione del progetto originario partito in un modo negli anni 2015-16-17 e modificato in corso prima della realizzazione delle prime barriere. La realizzazione delle barriere in teoria prevede un progetto che analizza le correnti, le mareggiate, i venti prevalenti. Per questa ragione è prioritario pensare ad un progetto vero e ad un impegno vero, per non andare dietro all’amico operatore programmando interventi “tampone” in vari punti della costa che si sono già rilevati inconcludenti. Tra gli aspetti negativi del progetto iniziale – sottolinea la nota – le modifiche del posizionamento individuato inizialmente delle barriere; la realizzazione di barriere più corte. Forse la vicenda più significativa degli errori commessi è quella dei “pennelli”, vale a dire piccole barriere perpendicolari, una specie di piccolo molo, che di fatto in alcuni punti della costa (fiume Bradano-Pineta) hanno sensibilmente ridotto l’arenile. Questo è accaduto perchè gli interventi sono avvenuti senza uno studio scientifico sull’effetto maree.
Ripetere quanto di negativo è stato realizzato negli anni passati – a giudizio del C.S. Thalia – nuocerebbe prima di tutto agli operatori balneari con ripercussioni negative sul turismo marino. Si è dunque ancora in tempo disponendo di capacità scientifiche, in primo luogo l’Unibas, di strumenti e tecniche che in altre aree costiere del Paese e d’Europa hanno prodotto i risultati da tutti auspicati. In particolare concordiamo con la posizione espressa dall’Ordine dei Geologi di Basilicata e con le parole del presidente Dino Colangelo: “Quello che manca è un monitoraggio sull’efficacia degli interventi eseguiti in maniera tale da mettere in atto tutte le azioni finalizzate a migliorare quanto realizzato con interventi futuri mirati ed efficaci. Fin’ora per studiare ed arginare il fenomeno sono entrati in campo il mondo accademico, della ricerca e della pubblica amministrazione. Sicuramente vi è bisogno di una maggiore sinergia tra le varie componenti in gioco con il mondo professionale che individua nel geologo la figura fondamentale per la comprensione del fenomeno dell’erosione costiera, delle dinamiche dell’evoluzione naturale della costa, della idrogeomorfologia delle spiagge emerse e sommerse e il complesso equilibrio tra “mare e terra”.