POTENZA – Preparatevi a percorrere l’impervio terreno delle cosiddette “cose all’italiana”. Vi accompagneremo nella misteriosa e cervellotica “terra della burocrazia” con le sue lungaggini ed i suoi difetti.
È notizia di qualche giorno fa che quest’anno, l’associazione culturale “Portatori del Santo”, non organizzerà più l’evento “E’WivaLaVilla”, per il mancato intervento di manutenzione della Villa del Prefetto.
Piccola digressione
L’associazione, nata nel 1997, è riuscita a ridare lustro alle festività del Santo protettore di Potenza. Questi cittadini – con proprie risorse – sono riusciti nel tempo ad organizzare, a latere della consueta Parata dei turchi, anche concerti e feste di vario genere riportando entusiasmo e rendendo ancora più attrattiva la festa di “San Gerardo”, con meriti riconosciuti trasversalmente.
Da 4 anni a questa parte, l’associazione aveva ampliato il panorama di eventi riuscendo ad organizzare nella Villa del Prefetto, situata nel cuore del centro storico di Potenza, concerti, dj set e spettacoli di vario genere arricchiti dall’installazione di stand enogastronomici, il tutto, si specifica, superando alcuni limiti strutturali del luogo che da anni versa in condizioni precarie.
Addirittura l’associazione, per garantire la riuscita in sicurezza, aveva anche stipulato, a proprie spese, delle polizze assicurative assumendosi l’esclusiva responsabilità di eventuali problemi.
Quest’anno però “E’WivaLaVilla” non sarà più organizzato perché, “alcune aree tra le più caratteristiche (come ad esempio “la balconata del Prefetto”), sono state interdette al pubblico perché pericolanti e nessun intervento di manutenzione sembra essere programmato al fine di poter consentire il normale svolgimento degli eventi che già si erano iniziati a programmare per il prossimo mese di maggio”.
Ma perché? Come si è giunti in una simile situazione? Di chi è la responsabilità?
Da questo momento in poi ci addentreremo, come si anticipava, tra i tentacoli della burocrazia italiana. Senza l’ambizione di emanare sentenze ma limitandoci ad una ricostruzione dei fatti, lasciando poi ad ognuno la libertà di formare il proprio convincimento.
Prestate attenzione e restate concentrati!
In un mondo ideale, utopico ed anche troppo semplicistico, per riqualificare una villa comunale basterebbe che l’ente, a proprie spese, provvedesse ad effettuare i lavori necessari. Ma un ragionamento del genere significherebbe sottovalutare l’intelligenza dei lettori in quanto, nel caso di specie, la villa del Prefetto, che è situata nel Comune di Potenza (1’), è però di proprietà della Provincia di Potenza(2’), anche se insiste nella corte del palazzo della Prefettura (ma questo è solo un inciso per complicare ulteriormente il tutto).
Dunque il Comune, non essendone proprietario, non può agire direttamente su questo bene.
Inoltre per le note condizioni finanziarie in cui verteva l’amministrazione della città capoluogo di regione, anche volendo l’ente non avrebbe potuto disporre dei fondi necessari per effettuare questi lavori sicché si rendeva necessario l’intervento di un altro soggetto istituzionale quale, la Regione Basilicata(3’).
Considerato però che anche la Regione non disponeva di finanze gloriose, per trovare le risorse, a sua volta, richiedeva l’intervento di un nuovo protagonista della nostra storia ovvero l’Unione Europea(4’).
Infatti, nell’ottobre del 2015 la Commissione europea approvava il PO FESR (programma operativo Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) nell’ambito dell’obiettivo “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione”.
Con delibera della Giunta regionale dell’agosto 2017 si approvava il documento strategico dell’Investimento Integrato territoriale (ITI) secondo cui venivano finanziate alcune opere approvate in un accordo tra Regione e Comune di Potenza.
Nello specifico tra le attività in materia di investimento territoriale integrato, erano stati destinati dei fondi per la “Riqualificazione della Villa del prefetto” e per la “Riqualificazione della Torre Guevara”, specificati quali: “interventi per la tutela, valorizzazione e la messa in rete del patrimonio culturale, materiale e immateriale nelle aree di attrazione e di rilevanza strategica tale da consolidare e promuovere processi di sviluppo”.
Per la realizzazione di queste opere le somme venivano destinate alla Provincia di Potenza che, quale proprietaria del terreno dove sono situate sia la torre Guevara sia la Villa, risultava soggetto beneficiario.
Dunque il 30 ottobre 2018, l’ex presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, l’ex sindaco del Comune di Potenza, Dario De Luca, e l’ex presidente della Provincia di Potenza, Nicola Valluzzi, in via Verrastro, sottoscrivevano un accordo attuativo secondo il quale, tra le altre cose, si destinava un milione di euro per la riqualificazione della villa del Prefetto ed un milione e quattrocentomila euro per la riqualificazione della torre Guevara.
È stata dura, penseranno alcuni, ma alla fine si è giunti ad una definizione della questione. Ennesimo errore da ostinati ottimisti.
I lavori infatti non rientrano nel novero delle attività di semplice rilievo edilizio bensì, visto il carattere storico dei luoghi, tra quelli di rilievo storico.
Ed ecco allora comparire un ennesimo protagonista, la Sovraintendenza dei Beni Culturali(5’), in persona dell’allora soprintendente Francesco Canestrini.
Di fatto ogni minimo lavoro sulla Villa doveva passare al vaglio della Sovrintendenza. Pertanto una già non agilissima macchina (per usare un eufemismo) ha incontrato quelli che gli addetti ai lavori definiscono gli “elefantiaci” tempi della Sovrintendenza.
Siamo arrivati nel frattempo al 2019 senza che alcunché si sia mosso o, quanto meno, poco si è fatto.
Nel frattempo a rallentare i tempi ci son stati giusto “un paio” di cambi ai vertici politici locali. Vito Bardi diventava il nuovo presidente della Regione, Mario Guarente il nuovo primo cittadino di Potenza, Rocco Guarino il nuovo presidente della Provincia e, dulcis in fundo, Salvatore Buonomo il nuovo soprintendente ai beni culturali.
Oggi a che punto sono i lavori?
Conclusosi (lo si spera) l’accavallarsi di competenze, ad un anno di distanza dalla firma dell’accordo attuativo che definiva nel dettaglio i rispettivi compiti tra enti, oggi a che punto sono i lavori?
“Si sta procedendo ad un’attività di rilievo per definire il progetto definitivo”, ci ha detto telefonicamente il responsabile del procedimento, il dottor Enrico Spera della Provincia di Potenza. “I tempi – ha continuato – sono stati condizionati delle autorizzazioni che dovevano arrivare dalla Sovrintendenza prima di dover procedere ad ogni minimo rilievo”.
Oggi pare che grazie ai diversi avvicendamenti avvenuti, le attività potrebbero procedere in maniera più spedita anche perché – come previsto dall’accordo attuativo – comunque il 15% dei fondi son stati già rilasciati dalla Regione, fondi che, serviranno per questa attività di rilevo e progettazione.
Nel mentre, si sarebbe potuto procedere quantomeno alla messa in sicurezza provvisoria dell’area per consentire il regolare svolgimento delle attività in occasione della festa di San Gerardo?
Risposte certe a questa domanda non riusciamo a darle. Un paio di certezze ci sono però in questa storia. Che tutti i soggetti istituzionali coinvolti hanno agito in maniera lecita e nel rispetto dei propri ruoli.
Alla luce di ciò, però, si osa se si afferma che nella ciclopica macchina burocratica attivata, tra autorizzazioni, concessioni, firme e richieste, non si sia lavorato alacremente?
Non ci si riferisce al completamento dei lavori di riqualificazione della Villa che, si specifica nuovamente, non potevano materialmente essere terminati. Ma con uno sguardo romantico e realista, difronte a dei privati cittadini che con assoluta partecipazione, in nome della passione che li lega alla propria città agiscono, investono, “si sbattono”, per andare a colmare quel vuoto di eventi che caratterizzava una festa sentita dalla comunità potentina, si sarebbe potuto fare qualcosa di più?
Di fronte a sforzi e sacrifici che hanno fatto si che le festività in occasione del Santo patrono di Potenza non fossero identificate con la sola Parata dei Turchi ma in un vero e proprio evento in grado di attirare turisti anche da fuori regione, si sarebbe potuto fare qualcosa di più?
La riposta, se mai uscirà, entrerà nel circuito burocratico sopra descritto e, seguendo un percorso a ritroso, si perderà tra le maglie delle differenti responsabilità. Quello che interessava era solo descrivere come funziona e come si alimenta la bestia amministrativa che, nel frattempo, ha però ingurgitato anche un’occasione di rilancio turistico e sociale.
Niente “E’WivaLaVilla” per questo 2020, quindi.
Sono certo che lo spirito che ha portato i “Portatori del Santo” a realizzare quello che hanno fatto per Potenza fino ad oggi, non sarà certo avvilito da una mancata autorizzazione. Non sono tanto loro che andranno a perderci quanto la città di Potenza che aveva riscoperto la bellezza di un luogo per troppi anni dimenticato e che, si spera, non torni nel dimenticatoio avvolta tra le scartoffie.