Si è svolta questa mattina presso la sede del Consiglio regionale di Basilicata una conferenza stampa dei consiglieri di opposizione di centro sinistra che, dopo aver analizzato i documenti relativi all’accordo raggiunto con Total in merito all’apertura dello stabilimento di tempa rossa, hanno fornito la loro “verità”, approfondendo tutti i punti dell’accordo.
Erano presenti i consiglieri Mario Polese (Italia Viva), Roberto Cifarelli (PD) e Luca Braia (Avanti Basilicata/Italia Viva). Secondo Braia “L’unico cambiamento è che è stato evitato il mandato del consiglio regionale democraticamente eletto, così come il coinvolgimento delle associazioni datoriali prima di chiudere l’intesa. Non ci piace l’impostazione che ha voluto dare il Presidente Bardi, enfatizzando questo accordo con Total a cui hanno dato priorità, sacrificando la tempistica di un accordo Eni in scadenza al 26 ottobre scorso e rinviandola successivamente.”
“Nella comunicazione del Presidente Bardi – prosegue Braia – sull’esito delle trattative con le compagnie petrolifere abbiamo ascoltato che, per il bene della Basilicata, si è riaperto un accordo che dal 2006 con Total sembrava blindato, si è ottenuto di più su tutto (risorse economiche, gas, sviluppo, tutela dell’ambiente), si portano più investimenti, più occupazione e più attenzione all’ambiente. Leggendo attentamente il testo dell’accordo, il gioco non sembra riuscito e, dopo sette mesi a trattare con Total, gli esiti non sono così positivi come vengono rappresentati.
Rispetto alle compensazioni, ad esempio, applicando la medesima percentuale del 12.2% sul prezzo medio del BRENT 2018 si ricaverebbe un valore da riconoscere alla Basilicata di euro 0.86 € /Barile e non di 0,80. Pertanto la Basilicata perde 0,6 euro, se vogliamo ben raccontarla.
Nell’accordo 2019 sparisce la parola “minimo” rispetto ai metri cubi di gas in eccedenza rispetto all’accordo e al netto di quello che le compagnie che estraggono utilizzano per l’autoconsumo. Rinunciamo quindi ufficialmente a tutto il gas eccedente, questo deve essere chiaro a tutti. Riepilogando: sino a 1200 milioni di metri cubi è della regione, da 1200 a 2400 milioni è dei contitolari shell/Mitsui e oltre 2400 milioni è della regione.
Nonostante il rialzo del prezzo del gas, rinunciamo a un importo annuale che potrebbe essere 9,76 milioni di euro annui e che quindi sui venti anni è potenzialmente di circa 195 milioni di euro.
Anche il confronto dei valori economici del contributo di scopo per lo sviluppo sostenibile diviene definito nell’importo in maniera standard e non più in funzione dei target di produzione dei barili raggiunti di anno in anno.
Si introducono elementi fuorvianti e ambigui per i cittadini e le cittadine lucane, quello di aver portato a casa niente di particolare anzi, approfondendo i contenuti dei due accordi, quello precedente del 2006 e questo del 2019, si scopre che abbiamo regalato quello che era nostro a Total.
Abbiamo, nella sostanza, 100 milioni di euro di gas e il resto sono investimenti che dovrà fare Total. Alla Basilicata forse rimarrà solamente un po’ di manodopera lavoro da collocare negli impianti e nell’indotto.
Il gas in eccedenza potrebbe infatti essere maggiore. Il programma di promozione dell’immagine, dell’ambiente e del territorio della Basilicata sarà attuato dalle reti Total Italia e Europa.
Nell’accordo 2019, in caso di interruzione/sospensione della produzione a seguito di provvedimento giudiziario e/o amministrativo e/o di polizia mineraria l’Accordo Quadro Integrato cesserà di produrre effetti solo a fronte di alcune circostanze, tra le quali le decisioni con sentenza di merito passata in giudicato nell’ambito del procedimento.
Praticamente, se questo è lo schema messo in pratica che poi deve essere ribaltato anche sulla trattativa successiva con ENI, ci piacerebbe comprendere cosa significa nei dettagli questo accordo.
Il Consiglio Regionale viene tenuto fuori dalla discussione con Total, sarà escluso anche da quella con ENI e, ci sembra di capire che invece di andare avanti, torniamo indietro, quindi parliamo di un cambiamento al contrario.
Il Governo regionale ha enfatizzato qualcosa che non esiste, la credibilità della classe politica viene meno, occorre dimostrare quello che si è fatto, mentre questo è un brutto segnale che potrebbe succedere poi anche con Eni.
Nel merito, abbiamo svenduto tutto il gas in eccedenza e il gas sappiamo quanto vale e quanto possa essere importante per il futuro. In realtà tutto il gas che potrà essere prodotto in più di quanto concordato sarà di Total e non sappiamo come e quando tutto questo sarà quantificato.
Si possono però fare delle stime, ed è quanto abbiamo voluto fare presentando i dati in questa conferenza stampa, e così quantificare. Per rappresentare ai cittadini e alle cittadine lucane che tutto questo, senza mettere u elemento cautelativo è oggettivamente un problema.
Così come per tutta la vicenda e ambientale di cui non si dice una parola, al di là della rete di monitoraggio e della manutenzione, non si parla di bonifica per i 300 pozzi già inutilizzati (decommissioning) e non ci sono ulteriori misure di cautela per il territorio, non si dice niente su quali siano le tipologie degli investimenti.
Rimangono criticità – conclude Braia – non affrontare nell’area della concessione di coltivazione idrocarburi Gorgoglione dove occorre, ad esempio, procedere a una bonifica dei siti dove sono stati stoccati i fanghi di perforazione del Pozzo Tempa Rossa 2 oppure affrontare la contaminazione della matrice ambientale acqua e terra emersa nel 2018 da controlli effettuati sulla rete piezometrica.
Intanto, ci si è venduto qualcosa che non c’è come le proroghe, non si può condizionare una intesa ad una accettazione di una proroga: significa prendersi anche il futuro della Basilicata ed è sicuramente una operazione non sostenibile.”
Di seguito l’intervista al consigliere Polese