Nella prima mattinata, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Venosa (PZ), è stata data esecuzione, con ausilio di personale del Comando Provinciale di Potenza, a 17 misure cautelari disposte dal GIP di Potenza.
Son stati attinti da misura cautelare:
Tommaso GAMMONE, sindaco sino al maggio 2019 del Comune di Venosa (arresti domiciliari);
Rosa CETRONE Rosa, assessore all’urbanistica sino al maggio 2019 del Comune di Venosa (arresti domiciliari);
Antonio CACOSSO, ingegnere e dirigente dell’ Ufficio Tecnico di Venosa (arresti domiciliari);
Antonio LICHINCHI, geometra e dipendente dell’Ufficio tecnico del Comune di Venosa (arresti domiciliari);
Nicola CALABRESE, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo della Regione Basilicata (arresti domiciliari);
Andrea Luciano CALABRESE, architetto in Melfi (arresti domiciliari);
Mario DE FEUDIS, Ingegnere in Venosa (arresti domiciliari);
Francesco ROSATI, assessore allo Sport, sino al maggio 2019, del Comune di Venosa (divieto di dimora);
Rocco DI TOMMASO Rocco, attualmente consigliere comunale di Venosa e candidato alla carica di sindaco alle elezioni comunali di Venosa del maggio 2019 (divieto di dimora);
Andrea DORIA, consigliere comunale cli Venosa sino al maggio 2019 (divieto di dimora);
ANTENORI Valerio, cl. 1960, candidato alla carica cli sindaco alle elezioni comunali di Venosa del maggio 2019 e già consigliere comunale cli Venosa (divieto di dimora);
Luigi RUSSO,già segretario della sezione cli Venosa del Partito Democratico (divieto cli dimora);
Lucia BRISCESE, già vicesegretario della sezione cli Venosa del Partito Democratico (divieto di di dimora);
Giuseppe GIAMBITTI, geometra in Venosa (divieto di dimora);
Biagio PAGLIALUNGA, architetto ed insegnante di Venosa (divieto cli dimora);
Pasquale ZINFOLLINO, dipendente dell’ufficio tecnico cli Venosa (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria);
Giuseppe BRUNO, geometra in Venosa (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria).
Le suddette misure cautelari sono state eseguite unitamente a complessive 28 perquisizioni personali e domiciliari, 5 perquisizioni presso uffici pubblici e 9 presso studi professionali ed uffici sedi cli imprese private; allo stato risultano indagati a vario titolo, per reati contro la Pubblica Amministrazione, 50 persone.
In particolare, le indagini hanno preso avvio nel marzo 2018 dall’arresto in flagranza del reato di Antonio Giuzio, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo di Melfi (PZ).
Sono durate circa un anno e hanno consentito di documentare – attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, acquisizioni documentali, sommarie informazioni testimoniali, consulenze tecniche – diffuse condotte illecite.
Due i principali filoni delle indagini, riguardanti la gestione del Comune cli Venosa sino al maggio 2019 e le condotte illecite poste in essere dal funzionario Nicola Calabrese e dai suoi correi nell’ambito delle attività amministrative espletate presso l’Ufficio Difesa del Suolo di Melfi.
I particolari sono stati forniti nel corso della conferenza stampa del Procuratore Capo Francesco Curcio (nella foto di copertina).
Le condotte illecite riguardanti la gestione del Comune di Venosa
L’ordinanza cautelare del GIP dà atto di quattro procedure ad evidenza pubblica per le quali sono stati ravvisati gravi indizi di colpevolezza, a vario titolo, a carico di alcuni indagati.
La vicenda c.d. “REGIT”
I fatti contestati attengono alle condotte prodromiche e concomitanti all’ assegnazione – in regime di concessione d’uso gratuito e novantanovennale di un’area di circa 4 ettari denominata” Bosco San Felice” – alla Regit s.r.l., società della quale Valerio Antenori è legale rappresentante.
Nel provvedimento del GIP si dà atto che la condotta tenuta in tale procedura da Gammone Tommaso, Cetrone Rosa, Giambitti Giuseppe, Russo Luigi, Cacosso Antonio, Antenori Valerio, Pagliuca Nicola (cl. ·1961, già deputato), Polanco De Mayaudon Maria Liliana (cl. 1968 di nazionalità boliviana) manifesta evidenti profili di illiceità penale in relazione a tutte le fasi di svolgimento dell’iteramministrativo, dalla delibera di indirizzo adottata dalla giunta comunale di Venosa nel luglio 2018, alla successiva delibera di dismissione e valorizzazione del bene (entrambe ‘tagliate su misura’ per la Regit), alla procedura per manifestazione di interesse, emanata soltanto per “mettere a posto le carte”, ovvero per garantire, solo su carta, il rispetto dei principi di trasparenza nell’ambito di una procedura gravemente viziata ab origine, perché la decisione di assegnare l’area gratuitamente alla Regit era stata assunta da principio.
In effetti, ai fine di assicurare ‘ad ogni costo’ alla Regit srl – società con capitale sociale minimo, priva di dipendenti e di beni strumentali, e avente sede in una stanza di un albergo delle periferia di Venosa – l’assegnazione in concessione gratuita dell’area c.d. “Boschetto San Felice”, veniva emanato in data 7.12.2018 un ‘avviso per manifestazione di interesse’, formalmente aperto ad ogni impresa interessata all’assegnazione della citata area demaniale, ma di fatto ‘ritagliato’ proprio per la Regit srl, posto che il suddetto avviso, tra l’altro, onerava le imprese interessate del deposito di elaborati progettuali, relazioni tecniche, relazioni di prefattibilità ambientale, piani di sicurezza, capitolato descrittivo e prestazionale, analisi di fattibilità economica e piano finanziario, ovvero di una complessa e articolata documentazione tecnica che nessuno avrebbe mai potuto predisporre entro la scadenza prevista dall’avviso se non appunto la Regit che, in virtù di un accordo con gli amministratori venosini, aveva già, e da tempo, pronta quella documentazione.
Le vicende relative al bando per l’assegnazione di n. 2 lotti di edilizia residenziale pubblica, di cui al deliberato dalla Giunta comunale di Venosa del 6.7.2018.
Dalle indagini è emerso che l’adozione del bando per l’assegnazione di n. 2 lotti di edilizia residenziale pubblica e, a monte, della delibera della Giunta comunale di Venosa del 6.7.2018 sono stati preceduti da una vera e propria “trattativa” con alcuni amministratori venosini e i referenti politici delle imprese locali interessate alla assegnazione dei lotti.
La predisposizione del bando è avvenuta all’esito di una lunga ‘contesa’ tra due cooperative concorrenti: la “Casa del Sole”, appoggiata da Giuseppe Giambitti e Rocco Di Tommaso e la cooperativa “Orazio Placco”, sponsorizzata, invece, da Giuseppe Bruno e dall’assessore Francesco Rosati, contesa avente ad oggetto la previsione, in bando, di un punteggio aggiuntivo per le imprese già assegnatarie di apposito contributo regionale, che avrebbe garantito alla Casa del Sole, come poi effettivamente avvenuto, un diritto di ‘prescelta’ del lotto economicamente più appetibile.
Il bando indicato è stato quindi predisposto sulla base dei desiderata di Giuseppe Gambitti e Di Rocco Tommaso e dunque degli interessi esclusivi della cooperativa da essi rappresentati, per effetto della complicità di esponenti dell’Amministrazione venosina (Rosa Cetrone, Andrea Doria, Antonio Cacosso,Tommaso Gammone) e di Luigi Russo, quest’ultimo in qualità di segretario all’epoca dei fatti del partito politico di maggioranza della giunta Gammone. E’ stato, tra l’altro, monitorato un apposito incontro presso il Comune di Venosa tra Cacosso, Cetrone ed un socio della cooperativa “Casa del Sole”, nel corso del quale si è materialmente proceduto, secondo le indicazioni dunque della cooperativa poi aggiudicataria del bando, alla redazione delle clausole idonee ad assicurare alla cooperativa la prima posizione in graduatoria.
Il bando di concorso per l’assegnazione in diritto di proprietà di n. 9 lotti in zona P.A.LP. nel Comune di Venosa.
Analoghe condotte delittuose sono state riscontrate con riferimento al bando indetto con determinazione dell’Area Servizi tecnici del Comune di Vensoa n. 494 del 14.11.2018, con responsabile del procedimento l’ing. Cacosso Antonio.
Anche in questa vicenda amministrativa, i criteri per la selezione e stessa la selezione sono stati oggetto di una sorta di programmazione “a tavolino”, sulla scorta delle caratteristiche di chi avrebbe dovuto partecipare alla procedura con aggiudicazione dei lotti e, anche in questo caso, con l’apporto collaborativo, alla stesura del bando, dei privati interessati al buon esito della pratica.
La_ procedura di evidenzia pubblica avente ad oggetto la gestione dello stadio comunale di Venosa “Michele Lorusso.
E’ stata riconosciuta la sussistenza del delitto di cui all’art 353bis cp anche con riferimento a tale procedura, aggiudicata all’ associazione ASD oraziana presieduta da Caggianelli Aurelio.
Anche in questa vicenda amministrativa è stato riscontrato “il solito schema” : un assessore (in tal caso l’assessore Pasquale Francabandiera si recava con l’aspirante alla aggiudicazione, Aurelio Caggianelli, dal funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Venosa Antonio Cacosso per addivenire ad una redazione concordata (pubblico- privato aggiudicatario potenziale) del bando,, con la previsione, tra i criteri di assegnazione di punteggio, di un requisito “tagliato su misura” per l’associazione del Caggianelli, ovvero assegnazione di priorità ai richiedenti che risultavano partecipare al campionato federale di categoria superiore, requisito in possesso della sola associazione del Caggianelli che militava in promozione a differenza delle altre Squadre locali.
Il secondo filone di indagine riguarda le condotte delittuose poste in essere da Nicola Calabrese, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo, distaccamento di Melfi, e i correi Andrea Luciano Calabrese, Mario De Feudis, Emanuele Lichinchi, Biagio Paglialunga.
Dalle indagini sono emersi numerosi episodi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, poste in essere con riferimento alla trattazione di varie pratiche edilizie pendenti sia presso l’Ufficio Difesa del Suolo di Melfi, ove operava il Calabrese, sia presso l’Ufficio tecnico del Comune di Venosa, ove presta la propria attività Lichinchi Emanuele.
In sostanza emergeva, come fattispecie ricorrente, che il buon esito delle pratiche edilizie era subordinato all’accordo fra PPUU e privati nel quale, come controprestazione delle autorizzazioni e nulla osta rese dalla PA, era previsto sistematicamente l’affidamento a determinati tecnici della progettazione e direzione dei lavori delle opere da realizzarsi anche a prescindere dalla sussistenza dei requisiti tecnici necessari per assentire le pratiche.