A mamma
Metà pomeriggio, quasi sera se consideriamo il cielo d’inverno che inizia ad imbrunire troppo presto. Lui e la madre uscirono di casa per fare la spesa. Era una domenica pomeriggio, quel tempo abbastanza incerto da sembrare inutile per ogni cosa. Solo l’apertura dei negozi riesce a dare un senso a questa dimensione così impalpabile da non essere ancora lunedì ma da non essere più weekend. Non uscivano mai insieme loro due, solitamente per queste faccende la madre si organizzava con il padre, ma un raffreddore molto forte lo teneva chiuso in casa a leggere giornali online e vedere vecchi film su improbabili canali satellitari. Uscirono e trovarono una luce brumosa e sospesa. Quattro passi ed entrarono in macchina. “Forse pioverà” disse lui; “Dobbiamo fare presto, ho i panni stesi fuori ad asciugare”, rispose la madre.
La città si apriva nuda e deserta, silenziosa ed ovattata, in macchina risuonavano le note di “Walk on By” cantata da Dionne Warwick. Una curva, poi l’altra, poi una discesa, un paio di stop, un semaforo, una nuova discesa e via sul rettilineo del commercio che costeggiava l’antico fiume della città. Lo stop, la freccia a sinistra, la prima ed un filo di acceleratore per dare la giusta energia alla ripartenza. Arrivarono in un parcheggio grande, suddiviso in spazi delimitati da linee geometriche precise e bianche. A dispetto della narrazione, non c’era ancora molta gente, così non ebbero difficoltà a parcheggiarsi a pochi passi dall’ingresso del supermercato.
Il contrasto tra la luce bigia del pomeriggio e quella luminescente del supermercato provocarono in lui un piccolo smarrimento, colpa dei suoi occhi chiari e deboli. La madre, di esperienza, si muoveva sicura tra scaffali e corridoi, inforcando gli occhiali ad ogni sosta per confrontare prezzi, date di scadenza e qualità.
Mentre camminava osservava stupito l’ordine maniacale con cui erano stati sistemati i prodotti, messi in bella vista per catturare l’occhio stanco del cliente e quello esperto di chi in questi luoghi ci torna almeno una volta a settimana. La meraviglia era proprio nella disposizione cromatica, un inno all’estetica delle dispense di casa che rendeva tutto così familiare al punto tale da far venire la voglia di acquistare qualsiasi cosa. Lui lo avrebbe fatto, la madre no. Lui avrebbe riempito il carrello di biscotti, bibite gassate, inutili dolciumi e i primi pacchi di pasta a portata di mano. La madre, invece, sezionava con minuziosa attenzione ogni prodotto, andando a pescare negli angoli più remoti della scaffalatura il pacco mancante nella dispensa di casa. Nei supermercati è possibile incrociare un po’ tutti. Sono luoghi in cui la democrazia si manifesta nella sua compiutezza, dove è il bisogno a determinare il ritmo e l’esperienza a riempire i carrelli. C’era una commessa molto carina che si aggirava tra gli scaffali, lui la guardava con interesse e proprio mentre le stava chiedendo dove fossero le fette biscottate integrali, che mai avrebbero mangiato ma che lo avrebbero reso magari più interessante agli occhi della ragazza del supermercato, il suo telefono iniziò a squillare. Era la sua compagna, ovviamente. Succede sempre così, ci avete mai fatto caso? Proprio mentre stai per compiere una piccola leggerezza, una divagazione sul tema principale, suona sempre l’allarme. Dopo quattro squilli rispose, la ragazza del supermercato si allontanò lasciandosi dietro una nuvola di profumo francese e mille interrogativi che mai avrebbero trovati risposta.
«Ah…Amore! »
«Che fai? »
«No…niente, sono al supermercato con mamma…perché? »
«Così. Perché, non posso chiederti dove sei? »
«No…no.. »
«E allora cosa? »
«Ma no…niente. E tu dove sei? »
«Dove mi hai lasciata ieri, a casa mia. »
«Ah vero. Senti ma ci vediamo più tardi? »
«Che vuoi fare? »
«Ma…non so…»
«Non sai mai niente tu! »
«Insomma..che hai oggi? »
«Niente! »
Ecco, questo è esattamente l’attimo in cui una banale domenica pomeriggio può trasformarsi in una tragedia. In casi come questi bisogna essere davvero bravi. Soprattutto in questo caso, ciò che conta è il tono, il ritmo, la profondità della risposta. Non una risposta secca , ma nemmeno troppo lunga come a voler cercare altre strade. Altra regola: non rivoltare mai la frittata. La domanda l’ha fatta lei, la risposta lo dovete dare voi. Ovviamente lui non aveva una risposta sicura e rassicurante, ma solo mille domande come: che vuol dire niente?; dai, non fare così!; amore io non ti capisco. Ora, considerate anche il coefficiente di difficoltà dettato dal fatto che mentre parlava al telefono con lei cercava con lo sguardo la ragazza del supermercato. E poi dice che gli uomini non sanno fare due cose contemporaneamente! Furono secondi di smarrimento e labirintite, ma poi, d’improvviso, l’illuminazione. Una piccola corsa di una decina di metri e riprese il fiato e la conversazione.
«Amore mi senti? Qui non prende molto bene. »
«Ma dove sei? »
«Te l’ho detto: al supermercato. »
«Questo l’ho capito, ma di preciso dove ti trovi? »
«Come? »
«In quale punto del supermercato sei? »
«Sono al banco della salumeria»
«E per forza non mi senti: lì non prende»
«Come? »
«Lì non prende! »
«Ehm. »
«Chiamami quando esci di lì, ok? »
«Come? »
«Vabbè, ciao. A dopo! »
«Ok, a dopo! »
Tirò un sospiro di sollievo, il sangue tornava a circolare con regolarità ed il cuore decelerava il suo battito. Si ricordò all’improvviso di essere in compagnia della madre e si mise a cercarla tra corridoi lunghissimi e scaffali di pelati e saponi. La trovò che era già in fila alla cassa, pronta per pagare. Lui la chiamò, lei si voltò e gli diede uno sguardo obliquo come solo una madre che conosce il proprio figlio sa fare. Imbustarono la spesa, uscirono dalla porta a vetri con apertura elettronica e se ne andarono in macchina. La madre stette zitta per tutto il tragitto, dieci lunghissimi minuti che sembravano davvero interminabili. Poi, una volta a casa, lo guardò con ironia e gli disse:”Carina la commessa del cameriere, non trovi? E’ la nuova fidanzata di tuo fratello. Lui non l’ha detto a nessuno ma io me ne sono accorta perché spesso viene a prenderlo sotto casa e vanno a correre insieme. Ecco, ora che lo sai, non fare il cretino. Ora fai una cosa, a mamma. Richiama Flavia ed invitala fuori a cena, stasera. E non dirle che è stata una mia idea, ok?”
«Va bene, mamma. Ho capito. », le rispose senza nemmeno guardarla. Chinò la testa, si girò e se andò mesto nella camera.
La stessa che ormai occupava da quasi quarant’anni.