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Letto Tempa Rossa parte? Dubbi e perplessità del Comitato "La voce di Corleto"
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Tempa Rossa parte? Dubbi e perplessità del Comitato "La voce di Corleto"

USB - Ufficio Stampa Basilicata 4 Ottobre 2019
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Esprtimono “stupore” i componenti del Comitato “La Voce di Corleto” nell’apprendere dalla Gazzetta del Mezzogiorno del prossimo avvio delle prove di produzione del Centro Oli “Tempa Rossa”.
Stupore che si associa alle perplessità consideando – come scrivono in una nota – che “solo lo scorso 30 settembre i membri del comitato sono stati convocati presso la Direzione Generale del Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata ed hanno in quel contesto consegnato al Dr Busciolano una diffida a concedere autorizzazioni alla messa in produzione senza prima aver risolto definitivamente ogni aspetto attinente alla questione ambientale”.

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Qual’è il problema o i problemi sui quali pongono in particolare l’attenzione? Sono problemi ambientali. E precisano.
“In particolare l’attenzione del Comitato è rivolta alla questione concernente la metodologia di trattamento e smaltimento delle acque di produzione ed a quella relativa all’ampliamento della piattaforma per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti speciali, ovvero i fanghi di produzione.

Durante l’incontro i funzionari regionali hanno fornito agli esponenti del Comitato risposte deputate non convincenti soprattutto per quanto concerne la questione dello smaltimento delle acque che sembrerebbe per i primi cinque anni di attività dell’impianto non verranno riversate direttamente nel Sauro ma saranno reimmesse nel ciclo produttivo previo trattamento mentre la parte eccedente dovrebbe essere trattata alla stregua di un rifiuto e smaltita altrove mediante trasporto con autocisterne.

Stante la quantità di greggio che quotidianamente Total ha dichiarato estrarra’, si ritiene impraticabile anche questa seconda possibilità anche perché tale e tanta sarebbe l’acqua da smaltire che l’andirivieni delle autocisterne potrebbe determinare altri e non meno importanti disagi per le popolazioni interessate.

Queste spiegazioni dunque non scalfiscono lo scetticismo dei membri del Comitato che restano fermamente convinti che per quanto riguarda la questione smaltimento acque di produzione si sia perpetrata una violazione della normativa in tema di valutazione di impatto ambientale, innanzitutto perché si ritiene che, essendo l’impianto assoggettato alla normativa di cui alla direttiva Seveso III, le autorizzazioni del caso debbano necessariamente essere di competenza ministeriale e poi perché anche laddove queste dovessero reputarsi di competenza regionale occorre rammentare come la valutazione deve necessariamente ispirarsi ai principi di prevenzione e precauzione, prendendo in considerazione gli effetti più significativi che un simile progetto può determinare sulla popolazione, sulla salute umana e sulle biodiversità.

Nessuna compiuta risposta è stata invece fornita circa l’ampliamento della discarica Semataf nonché rispetto alla questione della competenza al rilascio delle autorizzazioni del caso che secondo il Comitato dovrebbe essere  ministeriale e non già regionale.

Appare palese – sostengono i componenti del Comitato – come ad oggi i nodi cruciali relativi all’aspetto della tutela ambientale non sono stati assolutamente risolti e sembra strano leggere di un imminente avvio considerato come secondo le stesse dichiarazioni dei funzionari regionali vi sono delle procedure autorizzative ad oggi non ancora definite.

Ricapitolando: come può annunciarsi l’avvio del Centro Oli “Tempa Rossa” dal momento che sono in essere ancora iter autorizzativi relativi all’impianto? E come può annunciarsi una simile notizia allorquando Total sembrerebbe non disporre al momento né di una discarica per depositare i fanghi di estrazione né tantomeno ha chiarito esaustivamente i limiti rilevati rispetto al metodo di trattamento e smaltimento delle acque di produzione?

Per chiarire definitivamente la questione il Comitato ha deciso di investire della questione il Ministro dell’Ambiente ed le competenti autorità comunitarie nella speranza di fare chiarezza e mettere finalmente la parola fine ad uno dei capitoli più oscuri della storia lucana.

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