E’ partita all’alba di questa mattina dal ghetto La Felandina di Metaponto la mobilitazione del Forum delle Terre di Dignità per tutelare i lavoratori migranti ospitati nei capannoni allestiti in questa area del territorio di Bernalda.
L’iniziativa è stata organizzata da Altragricoltura, Associazione NoCap e Comitato Braccianti della Felandina.
Terra, lavoro e diritti: una vita degna per tutti ripartire dal lavoro per rilanciare l’agricoltura del Sud. Rispetto della dignità del lavoro, semplificazione dei tempi di regolarizzazione, applicazione delle norme sui flussi di manodopera in agricoltura, sistemazione logistica adeguata dopo l’annunciato sgombero del sito precario della “Felandina”.
I partecipanti si sono trasferiti con trattori, bus e auto in località Pizzica per far partire la “Marcia della dignità” lungo le terre agricole del Metapontino a piedi lungo la Via di collegamento fra la Basentana e la S.P. 175 (Pizzica) fino al Casello del Consorzio di Bonifica.
Il gruppo si è quindi trasferito con i mezzi percorrendo la S.P. 175 dal Casello del Consorzio di Bonifica alla Piazzetta di Serramarina, dove si è svolta la manifestazione pubblica, conclusa con l’approvazione del documento e della risoluzione unitaria con le richieste e l’agenda delle ulteriori iniziative.
All’assemblea sono intervenuti due rappresentanti del Comitato Braccianti della Felandina, il sudanese Mohammed Sadad e il nigeriano Samuel Jacobs, il presidente di Altragricoltura, Gianni Fabbris, il presidente dell’Associazione NoCap, Yvan Sagnet, Vito D’Aprile per il Movimento Riscatto e alcuni rappresentanti di Associazioni laiche e cattoliche componenti il Forum Terre di Dignità.
All’iniziativa hanno partecipato sindaci, movimenti, associazioni, sindacati, parroci, forze sociali, braccianti e agricoltori, forze politiche.
La manifestazione si è svolta senza insegne politiche con uno striscione unitario e i cartelli preparati dai migranti ospiti nell’ex Felandina di Metaponto.
Di seguito il testo integrale del documento approvato dal Forum delle terre di dignità.
Siamo un gruppo di associazioni laiche e cattoliche, sindacati e movimenti attivi nel territorio, diversi per
storia e obiettivi ma tutti da sempre impegnati a sostenere e difendere le ragioni degli uomini e delle donne del Metapontino e della nostra Regione. Ci siamo ritrovati, conservando le nostre diversità, nell’impegno per provare a lenire in questi giorni le sofferenze dei ragazzi, degli uomini e delle donne che hanno vissuto fin qui accampati alla Felandina, arrivati per lavorare nei nostri campi raccogliendo la frutta e gli ortaggi.
L’incendio della Felandina, in cui il 7 agosto 2019 è morta fra le fiamme Eris Petty Stone è l’ennesima, annunciata, vergogna italiana come lo sono tutti i ghetti in cui sono costretti i braccianti che si spostano per lavorare nei campi in tutta Europa. “Agglomerati urbani di fortuna”, baracche prive di acqua, luce e servizi igienici, luoghi indegni per chi contribuisce a mantenere vitale il nostro sistema produttivo. Tutto questo nella indifferenza e disinteresse dello Stato, della Regione, dei Comuni, incapaci fin qui di garantire il rispetto dei diritti umani e di assolvere alla funzione di programmazione e supporto che competono loro.
Noi abbiamo deciso di non voltare la testa nell’ipocrisia di chi fa finta di non vedere che da almeno quindici anni, centinaia di braccianti (migliaia se consideriamo gli spostamenti interregionali) arrivano ogni anno da fuori del nostro territorio per integrare l’offerta di manodopera locale insufficiente, senza trovare le condizioni adeguate per poter lavorare: servizi, abitazioni, trasporti. Così come non possiamo fare finta di non sapere che se i pomodori vengono pagati 9 centesimi o le albicocche 5 centesimi si produce inevitabilmente sfruttamento che colpisce gli agricoltori, i braccianti, i consumatori e tutto il territorio. Serve una grande alleanza di società fra chi lavora la terra (braccianti e agricoltori) e cittadini perché non potranno essere gli agricoltori a farsi carico da soli di risolvere problemi che, evidentemente, richiedono la piena responsabilità delle istituzioni.
I cittadini non possono essere lasciati soli ad affrontare le emergenze!
Con la manifestazione del 26 agosto i manifestanti chiedono che:
1) la Regione renda immediatamente disponibili per la Provincia di Matera i soldi messi a disposizione dell’UE per l’accoglienza (e fermi a Potenza) in modo da dare una prima risposta civile
2) la Prefettura di Matera indichi con chiarezza quale è la proposta per evacuare la barbarie della Felandina (anche ascoltando le persone che vi vivono riunite in comitato) prima di effettuare lo sgombero, nei tempi per cui i braccianti che vi vivono possano ottenere il salario che spetta loro per le attività in corso e che abbiano un’alternativa dignitosa anche temporanea per evitare che si riformino inevitabilmente accampamenti di fortuna e garantendo il diritto alla salute, all’informazione e alla cittadinanza
3) si componga presso la Regione un Tavolo permanente con il pieno coinvolgimento dei Comuni, delle forze sociali e sindacali e del volontariato civile impegnato per affrontare il tema del superamento dei ghetti
4) si realizzi un piano organico per gestire le campagne di raccolta
5) vengano realizzate misure regionali per garantire, con l’attuazione delle norme sui diritti del lavoro e contro il caporalato, il pieno diritto delle imprese agricole a realizzare reddito assicurando servizi e il rispetto del prezzo minimo al campo intervenendo sulla speculazione commerciale e finanziaria.
Fonte e foto: Sassi Live